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Devono trasformarsi in Spa anche Bpvi e Veneto Banca. Che diventano contendibili

Di Rassegna Stampa Martedi 20 Gennaio 2015 alle 20:50 | 0 commenti

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Popolari: il governo cala l'asso, devono trasformarsi in Spa. Le grandi (quindi anche Banco, Bpvi e Veneto Banca) hanno 18 mesi per cambiare gli statuti e diventare società per azioni. Una rivoluzione che in aula non avrà vita facile

di Davide Pyriochos*
A quanto pare in finanza due indizi fanno una prova. Se i rialzi di ieri potevano sembrare un eccesso di fiducia verso Matteo Renzi da parte degli investitori, quando anche oggi le Borse continuavano a comprare in modo massiccio le popolari (il Banco ha chiuso a +5,67%), è diventato evidente che il governo non bluffava.

Così l'Investment Compact (sempre che superi indenne le forti resistenze parlamentari che anche oggi si sono manifestate) nelle intenzioni del governo si presenta come l'arma "fine di mondo" non delle piccole banche popolari, ma di quelle grandi. Come ha spiegato Renzi, «non c'è nessun intervento sulle Bcc». «Non si tratta - ha spiegato il premier - di danneggiare la storia dei piccoli istituti, ma di far sì che le nostre grandi banche si adeguino alle nuove sfide europee. Abbiamo troppi banchieri - ha chiosato - e facciamo poco credito». Morale: Banco Popolare, Bpvi e Veneto Banca (più le altre grandi popolari italiane, compresa la Pop Etruria che a livello di ipotesi resta una delle possibili prede di Vicenza) hanno 18 mesi di tempo per trasformarsi in spa.

Questo vuole il governo e questo prevede il decreto: chi ha attivi superiori agli 8 miliardi di euro (e nel caso di Vicenza e Montebelluna parliamo di circa 30 miliardi ciascuna, nel caso di Verona di circa 100) ha 18 mesi di tempo per modificare i propri statuti e trasformarsi in società per azioni. Addio insomma al voto capitario, alle assemblee fiume, ai cda che raccolgono i diversi elementi delle comunità locali dei territori di riferimento. Tutte le banche diventeranno contendibili, scalabili anche da investitori stranieri, e saranno perciò stimolate ad aggregarsi ad altre banche italiane per accrescere le dimensioni e diventare prede meno facili per i colossi del settore.

Ma al netto dell'incertezza su una rivoluzione che oggi è soltanto uscita dal consiglio dei ministri, e che ora deve affrontare la prova di un parlamento dove il dissenso sarà acceso, se alla fine la misura andrà in porto, diventerà legge, e avrà la meglio su eventuali pecche tecniche e ricorsi, l'impatto del cambiamento sulle banche venete non sarà identico. Il Banco Popolare, infatti, potrà avere un cda meno sicuro di mantenere la propria presa sull'istituto, andrà forse ad aggregarsi con altre realtà, magari perderà pure il quartier generale che oggi è a Verona, ma per i soci i rischi si fermano qui, perché si tratta già di una quotata le cui azioni vengono scambiate ogni giorno in Borsa e che d'ora in avanti dovrebbero guadagnare valore.

Totalmente diverso il caso di Bpvi e Veneto Banca, istituti che sino ad oggi hanno stabilito il prezzo delle azioni in assemblea, salvo poi avere qualche problema a trovare euro sonanti per i clienti desiderosi di vendere. Qui l'impatto con gli indici di Borsa potrebbe essere pesante, perché si tratta di istituti che dal crac Lehman non hanno mai svalutato, limitandosi a non alzare troppo il valore dei titoli, quando nel mare magnum della finanza globale le banche quotate precipitavano in un burrone che ne ha sovente decimato le dimensioni. Se il decreto diventerà legge, la valutazione delle azioni a criteri di mercato rischia di stravolgerne il profilo.

Secondo il ministro Pier Carlo Padoan le popolari trasformate in spa «saranno più forti e più efficienti». Il decreto perciò favorisce «un processo di consolidamento di mercato dopo la crisi e il passaggio al regime regolatorio di supervisione europeo». «È una misura strutturale - aggiunge il ministro - che comincia a cambiare la struttura del sistema bancario italiano che ne uscirà rafforzato e che rafforza l'economia italiana. È un importante passo avanti che va nell'interesse del sistema bancario italiano e dell'economia italiana». In realtà tanti illustri economisti sono scettici, ricordano che non esistono evidenze sulla superiorità delle società per azioni, che anzi nel mondo hanno creato parecchi guai. S'insinua inoltre che la misura vada a cambiare i connotati a tante grandi popolari, quando in realtà torna utile solo per risolvere le due crisi maggiori, quelle di Mps e Carige. Ad ogni modo il dado è tratto e non resta che seguire la battaglia parlamentare. Nella consapevolezza che il governo non ha agito motu proprio, ma sotto la vigile supervisione di via Nazionale e soprattutto di Francoforte.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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