Popolare di Vicenza, addio a Zonin: attese per oggi le dimissioni del presidente. Fine di un'era con una coda ancora lunga...
Lunedi 23 Novembre 2015 alle 16:06 | 0 commenti
Il giorno del cambiamento potrebbe essere proprio oggi, lunedì 23 novembre, nel pomeriggio. Le dimissioni del presidente della Banca Popolare di Vicenza, secondo fonti finanziarie, sono infatti previste sul tavolo dei consiglieri dell'istituto nella riunione odierna del Cda, anticipato di un giorno rispetto al consueto appuntamento del martedì. Al suo posto, Stefano Dolcetta, 66 anni, amministratore delegato della FIAMM di Montecchio Maggiore. Ma la "rivoluzione" è solo di cronaca: dimissioni già previste e attese. Per la Banca, le sfide rimangono le stesse.
In primo luogo il percorso che sta portando avanti l'amministratore delegato Francesco Iorio. E cioè la trasformazione in Spa della Banca prevista alla fine dell'inverno, entro marzo 2016, seguita dall'aumento di capitale da 1 miliardo e mezzo di euro, in contemporanea con la quotazione in Borsa. E poi, sopratutto, l'opera di ristrutturazione della BPVi, con i tagli di personale, le chiusure di filiali, la razionalizzazione dei costi e, impresa non facile, l'azione di convincimento dei soci a sottoscrivere le quote dopo la bufera del deprezzamento delle azioni.
Per quanto riguarda Gianni Zonin, che quindici giorni fa, secondo alcuni fonti, avrebbe già avuto il primo incontro con il suo successore - il patron della Fiamm Stefano Dolcetta - c'è un'eredità bancaria lunga vent'anni il cui peso è ancora tutto da valutare. Inoltre, nonostante un ventilato "pranzo d'addio" con i vertici della banca, il commiato non è ancora ufficiale. Nell'ordine del giorno del Cda non appaiono infatti le dimissioni, anche se la notizia ha un peso di ufficialità , evidenziato dalla stampa e dagli ambienti finanziari.Â
Di sicuro, se l'occasione di oggi è quella buona, per lui restano le indagini della procura sull'ipotesi di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza. Ma il presidente sembra aver scampato il timore di diventare un "capro espiatorio" e la Popolare di Vicenza si trova ora ad affrontare la sua sfida più importante: recuperare una credibilità che negli ultimi anni è vacillata non di poco.
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