Polemiche sull'HIT Show 2017: il Comitato Direttiva 477 difende diritti e intenti dei detentori legali di armi
Sabato 18 Febbraio 2017 alle 22:14 | 1 commenti
 
				
		"Sorprendono sempre di più le periodiche e sterili polemiche da parte delle associazioni disarmiste, animaliste e della Curia di Vicenza, che ormai ogni anno accompagnano la manifestazione HIT Show di Vicenza, la quale al contrario riscuote sempre più successo con un pubblico in continua crescita", scrive il Comitato Direttiva 477, associazione per la tutela dei diritti e dei legittimi interessi dei detentori legali di armi, in un comunicato, che di seguito pubblichiamo, a firma di Giulio Magnani e relativo alle polemiche sulla manifestazione HIT Show 2017. Quest'anno, come già l'anno scorso - prosegue la nota -, la scusa è stata la presenza dei bambini e la possibilità che essi possano maneggiare armi. Nulla di strano per chi, al contrario, frequenta o conosce l'ambiente: già dai dieci anni è possibile iscriversi ad una sezione del TSN, non si capisce come mai non si potrebbe visitare una fiera in cui sono esposti gli strumenti che già si possono utilizzare nelle strutture dello Stato.
Tralasciando poi le scontate misure di sicurezza in cui le armi sono  esposte, volte ad evitare che chiunque possa sottrarle o utilizzarle  impropriamente, non si può non sottolineare come coloro che per passione  praticano sport con armi sono indubbiamente cittadini il cui stato di  salute e la cui condotta morale sono certificati dall'Autorità di P.S.,  al contrario di quanto è consentito ritenere degli attivisti che  puntualmente criticano la manifestazione o si presentano a manifestare  davanti agli ingressi con fare tutt'altro che pacifico, spesso  minacciando ed augurando la morte ai visitatori e perfino ai loro figli;  in tal proposito quindi non si può non notare che gli unici aspetti  violenti connessi alla manifestazione sono proprio i contributi di chi  accusa la manifestazione stessa di propagandare idee violente.
Accuse  che meriterebbero un approfondimento o per lo meno una maggior  definizione: le associazioni contestatrici, che in maniera volutamente  confusa associano la diffusione della violenza e la limitazione dei  diritti umani alla pratica legale e controllata di sport con le armi ed  al possesso legale e controllato di queste per fini anche di difesa,  intendono forse dire che gli organizzatori dell'evento ed i visitatori  sono persone violente o che propagandano la diffusione della violenza e  la repressione dei diritti umani? Lo dicessero chiaramente ed in maniera  meno vile, onde poi assumersene la responsabilità.
Già dal Comitato  D-477 è stato più o meno detto questo nel comunicato congiunto, essendo  stato esplicitamente associato l'incontro da noi organizzato sulla  procedura di modifica della direttiva 91/477 a una fantomatica  "operazione ideologico-culturale e, stando agli ultimi sviluppi, persino  politica", riferendosi con quest'ultima espressione all'apprezzatissimo  intervento dell'On. Stefano Maullu del  Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani).
Spiace anche per l'intervento  semplicistico della Curia di Vicenza, la quale, unendosi e dando  visibilità alle associazioni già menzionate, ha contestato duramente  l'evento arrivando a sostenere, tramite il commento dello psicologo e  psicoterapeuta Claudio Riva su "La voce dei Berici", che l'uso delle  armi sarebbe in stretta connessione con la sfera dell'aggressività e che  sarebbe attestato che la completa maturazione in proposito giungerebbe  intorno ai 25 anni! Sempre da "La voce dei Berici" giungerebbe l'invito  ad approfondire "quali e quanti danni provocano nel mondo le armi", come  se si potesse correlare la detenzione e l'uso legali delle armi per  attività precisamente regolamentate ai più disparati contesti bellici o  criminali...
E' evidente quindi che l'unica vera operazione  ideologica e culturale riscontrabile nella vicenda è quella portata  avanti da chi, dietro una autoreferenziale superiorità morale, lancia  accuse infamanti su un intero settore e su una quota significativa dei  cittadini italiani utilizzando scientemente accostamenti ben più che  impropri.
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