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Poche idee e molto cemento

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 14 Maggio 2011 alle 10:20 | 0 commenti

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Da una prima analisi tecnica effettuata sulle tavole del Pat emergono le criticità del progetto conosciuto come nuovo Pp10-Laghetto. Lo sostengono Irene Rui e Guido Zentile in un documento che VicenzaPiù pubblica in anteprima

Un altro pezzo di città è destinato ad ampliarsi e a prendersi una vasta porzione di territorio agricolo coltivato di primaria importanza, un territorio peraltro a ridosso di un contesto urbano particolare. Sono questi i tratti salienti che emergono dopo una prima valutazione analitica del cosiddetto piano Pp10 previsto in zona Laghetto.

Un piano in cui si stenta a dare linfa vitale all'idea di una campagna che entra in città. Un dialogo che non viene cercato a scapito dell'interesse economico. Col nuovo Pp10 si dà via libera quindi alla cementificazione ed alla impermeabilizzazione del territorio, a scapito di un settore quale l'agricoltura che rappresenta un patrimonio di valore inestimabile dal quale dipendono direttamente la nostra alimentazione e la nostra salute.

Numeri importanti
Da una verifica cartografica sulla tavola numero 4 del PAT vigente (con il benefit dellapprossimazione, essendo la stessa in scala 1:10000), la superficie complessiva interessata dall'intervento è di circa 280.000 metri quadri. Comprende l'area di completamento limitrofa alle tre palazzine esistenti e a via Bartolomeo da Breganze (area la cui possibile edificazione è in ogni caso possibile mediante piano attuativo), individuata nel vigente PAT come "zona" di urbanizzazione consolidata, e la futura area di espansione, il cuore dellex PP10, individuata e denominata dagli attuali strumenti urbanistici regionali nell'ambito delle LPA, cioè le linee preferenziali di sviluppo insediativo, graficamente distinguibili con freccette che ne orientano lo sviluppo, e con linee di demarcazione che ne definiscono la massima espansione.

Passato e futuro identici
All'interno di questa vasta superficie, il PAT, de facto il nuovo piano regolatore generale adottato dall'amministrazione comunale vicentina, prevede anche un'area «compartimentata» da destinarsi ad azioni di «Interesse Pubblico Strategico», per l'inserimento di una struttura per l'assistenza sociale (IPS n. 5).

Nell'ambito delle aree di possibile nuova urbanizzazione tra il PP10 (revocato dall'attuale Giunta Comunale a dicembre 2009), e il PAT, in termini di impatto sul territorio, non c'è alcuna differenza sostanziale. Cambiano le terminologie, ma le superfici da urbanizzare e gli sviluppi edificatori, rimangono. Anzi il PAT sembra appesantire ancor di più il carico sul territorio, in quanto rimarca come aree di urbanizzazione consolidata le aree già in zona "R" e le aree per le quali è già stato approvato il piano attuativo. Il resto è futuro sviluppo insediativo che rispetto alla variante tecnica al PRG, strumento operativo vigente, contenente il PP10 (con funzioni prioritarie di Piano degli Interventi, o PI, per le azioni compatibili con il PAT), si è allargato fino ad occupare l'area a servizi («ex zona F») sulla porzione est, in direzione del quartiere di Laghetto.

Corridoi ecologici
Tale impatto viene comunque addolcito da due «corridoi ecologici», o strisce di verde, che tagliano sia la fascia di completamento a sud, sia la nuova fascia di espansione a nord. Quantità volumetriche a parte, circa il carico urbanistico derivante dalle edificazioni, la compatibilità PAT-PRG (PI) mantiene, quindi, una costante linearità, con una spiccata priorità alla geometria solida.

L'insediamento previsto
L'attuale insediamento, almeno così previsto, costituito da tre palazzine popolari al termine di via Bartolomeo da Breganze costituisce un agglomerato isolato, che non comunica né con il quartiere di Laghetto, né con la zona di via San Antonino, alla quale è collegato da un percorso ciclo-pedonale.

Il tutto appare di conseguenza come un dormitorio privo di vita sociale, che necessita di una simbiosi all'interno di un percorso civico e cittadino e non inserito in un "non luogo" di cemento statico ed amorfo. Un "non luogo", pieno di vuoti, di vuoti urbani poiché non appare vissuto dai propri abitanti. Questo è ciò che rischia di nascere dal piano conosciuto come ex o nuovo Pp10, qualunque sia il rapporto tra insediamenti privati e strutture pubbliche. Basterebbe creare una serie di adeguate «spine di collegamento funzionale» al resto del quartiere, limitandosi ad edificare il previsto ERP, già licenziato, per dare vitalità a questa propaggine estrema del quartiere di Laghetto.

Valutazioni conclusive
La logica del modello PP10 non ci convince: quanto meglio sarebbe per ambiente e salute mantenere l'area "a campagna"? Invece si continua ad urbanizzare ed a impermeabilizzare il territorio, e come nel caso di Laghetto e delle zone limitrofe, un territorio dal punto di vista idrogeologico già compromesso dal vicino e costruendo insediamento militare all'ex aeroporto Dal Molin; sembra che gli eventi del novembre scorso non ci abbiano insegnato nulla.

Sarebbe positivo e salutare per il territorio (non solo l'area in questione, ma le acque e la terra, che sono parte integrante del nostro patrimonio) pianificare partendo dall'esistente e su quello che già si ha, o, al massimo, su quello che è già stato prefissato e autorizzato, onde, in particolare per quest'ultimo aspetto, creare il minor impatto possibile sull'ecosistema, fino a renderlo completamente assente. E questa è una scuola, una scuola di pensiero, che anche i più grandi e noti architetti dovrebbero armonicamente adottare. La logica (se così si vuole chiamare) imprenditoriale del costruire non porta certo a creare un territorio dignitosamente abitabile.

Il quartiere di Laghetto ha una sua particolare struttura e configurazione, ormai ritenuta storica. Ed è da qui che si deve partire per rafforzare l'integrazione e lo stato sociale, che rischia di snaturare, in quanto la tendenza negativa è di allontanare la persona come elemento centrale dell'urbanistica partecipata. Il tutto a vantaggio dell'impresa che invece è portatrice di una idea di urbanistica contrattata.

Guido Zentile - ricercatore dei sistemi urbani
Irene Rui - sociologa urbana

Da VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino n. 213 in distribuzione e scaricabile in pdf http://www.vicenzapiu.com/in-edicola#archive


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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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