Piano Italia 4.0, Renzi «Ora i soldi ci sono alle imprese venete chiedo coraggio»
Mercoledi 28 Settembre 2016 alle 09:37 | 0 commenti
Non è più il Matteo Renzi che invita gli imprenditori veneti a sognare con lui, anche se non rinuncia a rivendicare i meriti del suo governo («tre anni fa il Paese era in stallo, ora siamo ripartiti») e le tante riforme imbastite («ma non sono il punto d'arrivo, semmai l'Abc»). Non è più il Renzi che li loda per come hanno contribuito a tenere a galla il paese, grazie soprattutto alle loro esportazioni, in un lungo periodo di crisi. «Non sono qua a ripetervi che siete bravi, già lo sapete».
A quelli seduti in platea (con qualche posto vuoto) nell'auditorium della multinazionale Glaxo Smithkline, nella zona industriale di Verona, il presidente del consiglio chiede più che altro di agire, mettendo mano al portafogli, e subito. «Gli investimenti devono vedersi già nei primi mesi del 2017». Perché solo così il Piano Industria 4.0, con cui il governo punta a traghettare il Paese da protagonista nella quarta rivoluzione industriale, può funzionare. «Su questo piano forse siamo arrivati un po' in ritardo - ammette Renzi - ma abbiamo avuto modo di imparare dagli errori altrui». E alla Francia che ha messo nel mirino l'Italia per scalzarla dal secondo posto di campione europeo del manufatturiero, Renzi ribatte, alzando ancora l'asticella: «Peccato per loro perché noi vogliamo quello della Germania». Ovvero, il primato.
Quello che Renzi propone agli imprenditori veronesi - e per loro interposta persona, a quelli di tutta Italia - è «un patto di fiducia» che si fonda sul concetto di «responsabilità ». Da una parte il governo, che fissa le regole («poche e chiare») e mette sul piatto le risorse («entro il 20 ottobre le misure saranno formalmente ratificate»), dall'altro le imprese che «devono giocarsela» in totale autonomia, senza paure né tentennamenti. «Si possono commettere errori, ma meglio rischiare che stare fermi, su questo vi sfidiamo - sprona Renzi - Noi scommettiamo sul vostro coraggio e sul vostro entusiasmo».
L'illustrazione del piano nei dettagli Renzi l'affida al ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda, che si trova sempre molto a suo agio in una platea confindustriale, che poi è il mondo da cui proviene. «Abbiamo fatto questo piano come lo avreste fatto voi in azienda, voi siete i nostri clienti», spiega. Calenda sostiene che il mondo che verrà , dal punto di vista industriale, sarà terreno fertile per le piccole e medie imprese, che costituiscono l'architrave del sistema produttivo veneto e italiano. «I fattori di costo non saranno legati alla scala, i piccoli sapranno muoversi più velocemente dei grandi», ha detto. Il punto è saper cavalcare l'innovazione. Si agirà in un quadro di «neutralità tecnologica» nel senso che il governo non privilegerà una tecnologia su un'altra (ad esempio le stampanti 3d o i robot), così come non si concentrerà su un settore o un altro, ma lascerà le aziende scegliere su cosa investire. Un pacchetto di incentivi fiscali da 13 miliardi sarà concepito proprio per stimolare gli investimenti in innovazione, tra le altre cose l'assorbimento delle perdite delle start-up da parte di società sponsor. «Basta con gli incentivi a bando, che arrivavano quando ormai la tecnologia era diventata desueta, i soldi arriveranno subito», ha proclamato Calenda. Poi, il governo stanzierà 10 miliardi in tre anni e se ne aspetta 32 di impegno privato per sviluppare la banda ultra larga, per costituire un fondo centrale di garanzia, per la promozione del made in Italy. A tal proposito, Calenda sottolinea che occorre fare di più soprattutto sul fronte dell'e-commerce, sulla scorta dell'accordo (siglato in occasione dell'ultimo Vinitaly) con il colosso cinese Ali Baba.
Un ruolo importante spetterà ai «competence center», che dovranno favorire lo sviluppo delle nuove tecnologie e la loro trasmissione alle imprese. Saranno organizzati non su base territoriale ma in base alle diverse competenze. Il Veneto, grazie all'azione comune delle sue quattro università (Padova, Verona, Venezia e Iuav) ne ospiterà uno. «Ringrazio le università venete per questo sforzo comune», ha detto Renzi davanti ai quattro rettori, accomodati in platea.
Ora si dovrà passare dalle parole ai fatti. Di certo, come spiega il presidente uscente degli industriali di Verona Giulio Pedrollo, adesso nella squadra del presidente nazionale di Confindustria Boccia, «questo piano ci piace, non solo perché abbiamo contribuito a crearlo, e non solo perché ci sono gli incentivi, ma soprattutto perché si intravede una chiara prospettiva di crescita».
di Alessio Corazza, dal Corriere del Veneto
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