Piano industriale BPVi, Iorio: "Vantaggi per vecchi soci, ma in ogni caso la banca è salva". Le mosse del supermanager
Mercoledi 30 Settembre 2015 alle 21:33 | 0 commenti
Una conferenza stampa gremita di giornalisti e gestita con la freddezza e la precisione della tecnica, quella della presentazione del piano industriale 2015-2020 della Popolare Vicentina. Non ci sono molte mezze misure nelle parole dell'amministratore delegato Francesco Iorio: ritorno all'utile già per il prossimo anno (ma quello "significativo" 215 milioni di netto nel 2018 e 330 nel 2020) e ricapitalizzazione il giorno dopo la quotazione.
Quello che appare chiaro è però la necessità di aumentare il capitale (1,5 miliardi di euro) pescando sia da vecchi che da nuovi soci, anche istituzionali, per mettere al sicuro la banca. Che poi è la sua missione.
"È ciò che mi auspico - ha chiosato Iorio - ma nella peggiore delle ipotesi la banca è comunque salva con l'appoggio di Unicredit che non ha nessun interesse ad acquistare la proprietà di questa banca, ma è una garanzia importante che ci mette in sicurezza. Nella peggiore delle ipotesi, appunto. Perché lo scopo dell'amministratore delegato è quello di rendere appetibile l'investimento sulla sottoscrizione dell'aumento di capitale di 1,5 miliardi di euro previsto per aprile. "Qualsiasi sia il prezzo delle azioni per l'aumento di capitale, vale la pena investire - ha aggiunto - mi auguro che proprio per questo i vecchi soci esercitano il diritto di prelazione, a loro dico che avranno un incentivo nella sottoscrizione di capitale e la loro convenienza sarà nel rendimento che avrà il titolo per effetto di una buona gestione".Â
Beninteso che non faranno i vecchi soci lo faranno i nuovi, istituzionali o no, anche se saranno gli istituzionali a garantire la liquidità . Da qui la sua voglia di precisare che la Popolare è una "banca fortemente radicata, senza problemi di liquidità e che dopo la ricapitalizzazione sarà una delle più patrimonializzate del sistema bancario italiano, una banca che rimarrà pluri - regionale, radicata in Veneto e Friuli ma anche in Toscana, Sicilia, Lazio e Lombardia, aree storiche di riferimento".Â
Dopo il malcontento dei soci, sfociato anche in esposti che hanno contribuito all'intervento della Guardia di Finanza con le perquisizioni in via Btg. Framarin della scorsa settimana, appare difficile la possibilità di un loro ulteriore impegno. Con quel migliaio di soci, secondo le promesse di Iorio, ci sarà comunque un dialogo ma sui finanziamenti non si scherza. "Stiamo cercando un accordo per regolarizzare i finanziamenti". In ogni caso, chi ha sottoscritto un finanziamento in cambio di azioni, sarà valutato in base alla rispondenza ai parametri bancari per verificare se non debba essere chiamato al rientro. Sul valore delle azioni, invece, Iorio ha confermato l'ovvio: "Sarà più basso ma non so di quanto, è chiaro che se il book dei soci sarà più alto rispetto all'offerta della banca il valore andrà su".
Gli aspetti più tecnici, chiariti alla fine della presentazione del piano industriale hanno riguardato diversi punti. Il payout-ratio (rapporto tra gli utili distribuiti e gli utili conseguiti), secondo le previsioni sarà pari all'80% a partire dall'esercizio 2017, soggetto ai requisiti regolamentari e "dipenderà dall'utile e dalle decisioni prese come organi di vigilanza - ha dichiarato Iorio- sia i privati già soci o non soci possono svolgere azioni di investimento prima di aprile". Entro aprile, invece il Total Capital Ratio, indicatore di adeguatezza del capitale di vigilanza, sarà portato sopra l'otto percento grazie ai lancio, avvenuto nei scorsi giorni di un bond subordinato Tier2 da 200 milioni di euro all'11%. "L'intenzione era quella di piazzarlo tra il 6 e l'8% ma l'ispezione della Guardia di Finanza è un "giochetto" che ci è costato tre punti percentuali". Sottinteso che il vero "giochetto" è stato quello della gestione precedente.
Altro aspetto importante del piano industriale è quello dei previsti tagli alle partecipazioni e ai business non strategici. "Esclusa la Cattolica che per noi è strategica", ha aggiunto il manager. Per quanto riguarda invece il capitolo fusione, la strategia dell'amministratore delegato non lascia spazi a dubbi: fino all'aumento di capitale niente aggregazione "poi valuteremo una operazione senza fretta con banche che abbiano la nostra stessa dimensione". E non è mancata una veloce analisi di Veneto banca: "Non la conosco - ha precisato Iorio - io so che ci sono 7 punti percentuali di differenza di copertura dei crediti tra noi e loro, ma non è un dato polemico: noi faremo il nostro percorso , loro il loro, la quotazione è fondamentale".
Forse la Banca Popolare di Vicenza non aveva mai visto un manager così preciso e risoluto, ma la sua missione era quella di salvare la Popolare Vicentina e presentare un piano industriale che non lasciasse dubbi per traghettarla verso la quotazione in borsa. Nessuna risposta sulle dimissioni o meno del presidente Gianni Zonin, e solo dei commenti "tecnici" sulle perquisizioni della Guardia di Finanza, a rassicurare che nel futuro della BPVi non si vedranno più operazioni sospette. Nel 2016, a giugno, è poi previsto anche il cambio della governance, ma questi sono aspetti sui quali Iorio preferisce non mettere becco "Io ho sotto la struttura operativa della banca, per quanto riguarda la governance, non sono io ad averla sotto, è lei che ha sotto me".
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.