Pfas, esposto in Procura chiede d'indagare i vertici regionali e provinciali per omissione d'atti d'ufficio
Mercoledi 11 Gennaio 2017 alle 08:34 | 0 commenti
Una relazione del 21 ottobre scorso della commissione tecnica Pfas della Regione Veneto è alla base di due nuovi esposti alle procure di Verona e Vicenza da parte delle associazioni che si battono contro le conseguenze dell’inquinamento da sostanze perfluoro-alchiliche in 21 comuni delle province di Vicenza, Padova e Verona. Secondo i vertici della Regione, quel documento non contiene informazioni nuove rispetto a quanto già divulgato in passato. In particolare, che l’esposizione ai Pfas, pur non avendo comportato un aumento di tumori nelle aree contaminate, potrebbe essere responsabile dell’incremento di altre patologie, anche gravi, legate all’alterazione del metabolismo.Â
Fa tuttavia un certo effetto leggere le conclusioni di uno studio del Registro Nascita, Coordinamento malattie rare Regione del Veneto del 29 settembre 2016 sugli «esiti materni e neonatali in relazione alla contaminazione da Pfas», citate nella relazione. «Emerge - è scritto - come siano stati evidenziati in particolare l’incremento della pre-eclampsia, del diabete gestazionale, dei nati con peso molto basso alla nascita, dei nati piccoli per età gestazionale e di alcune malformazioni maggiori, tra cui anomalie del sistema nervoso, del sistema circolatorio e cromosomiche». Conclusioni solo in parte mitigate dall’osservazione che «le malformazioni sono eventi rari che necessitano di un arco temporale di valutazione più esteso per giungere a più sicure affermazioni». Viene poi citata l’analisi del Servizio Epidemiologico Regionale del 23 giugno 2016 che ha riscontrato, nei 21 comuni interessati, un «moderato ma significativo eccesso di mortalità » per una serie di patologie «possibilmente associate a Pfas», e in particolare cardiopatie ischemiche (+21% negli uomini, +11% nelle donne), malattie cerebrovascolari (+19% negli uomini), diabete mellito (+25% nelle donne) e Alzheimer/demenza (+14% nelle donne). Viene anche rilevato anche un «eccesso statisticamente significativo» di casi di ipotiroidismo anche se «gli studi sin qui condotti non evidenziano una maggiore incidenza di tumori». Nel firmare la relazione, il direttore generale dell’Area Sanità e Sociale della Regione Domenico Mantoan, chiede «ai soggetti istituzionalmente competenti la tempestiva adozione di tutti i provvedimenti urgenti a tutela della salute della popolazione volti alla rimozione della fonte della contaminazione», in particolare con l’ipotesi di spostamento della Miteni di Trissino, la ditta responsabile degli sversamenti di Pfas. L’assessore regionale alla Sanità  Luca Coletto spiega di non aver letto la relazione in questione, che pure è sul suo tavolo. «Ma noi - spiega - fin da subito ci siamo attivati con grandissima determinazione per far fronte alla questione Pfas, nonostante il governo centrale non abbia ancora fissato dei parametri». Il primo atto, ricorda Coletto, «è stato mettere in sicurezza l’acqua ad uso alimentare, senza pensarci un attimo, con filtri al carbonio molto costosi pagati a nostre spese. Poi ci siamo mossi a 360 gradi, senza mai fermarci: stiamo monitorando dal punto di vista biologico le popolazioni interessate, gli alimenti, gli allevamenti zootecnici, i pozzi». L’assessore tiene poi a sottolineare un fatto: «Siamo l’unica realtà che si è attivata su questo problema, quando sull’asta del fiume Po si può verificare una presenza significativa di Pfas». Secondo l’associazione «Terra dei Pfas», che ieri ha presentato un esposto alla procura di Vicenza che si aggiunge a quello di Legambiente a Verona, non risulta invece che sia stata presa «alcuna iniziativa» in seguito alla relazione firmata da Mantoan. Per questo, oltre al «sequestro penale preventivo» dei siti produttivi Miteni a Trissino, si chiede di indagare Coletto, i colleghi assessori Giampaolo Bottacin all’Ambiente e Giuseppe Pan all’Agricoltura, il presidente della Provincia di Vicenza Achille Variati e la Segretaria Generale della Programmazione Generale Ilaria Bramezza per omissione d’atti d’ufficio. I dati della relazione «non erano noti e, in ogni caso, non sono mai stati ufficialmente comunicati a noi consiglieri», sottolinea una nota del Partito democratico in Regione, guidato da Stefano Fracasso, che chiede vengano convocate «quanto prima» la Seconda e Quinta commissione «in modo che venga fatta assoluta chiarezza».
Di Alessio Corazza, da Corriere del Veneto
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