Pfas, Cristina Guarda (AMP): "la regione, dopo la fissazione dei limiti, intervenga per rivedere il modello produttivo veneto"
Lunedi 25 Settembre 2017 alle 16:18 | 0 commenti
La consigliera regionale Cristina Guarda (AMP) interviene sulla vicenda della fissazione dei limiti alle sostanze perfluoro-alchiliche da parte della regione Veneto aggiungendo: "La vicenda legata ai Pfas non si esaurisce stabilendo i limiti dell'acqua potabile, benché questo sia un passaggio positivo e lungamente atteso: questa vicenda è l'ennesimo richiamo a rivedere completamente il modello produttivo veneto."
"Un'esigenza denunciata - continua la nota - anche in Consiglio regionale e ben prima della battaglia che sto conducendo in questa legislatura: da decenni infatti si continua a mettere in secondo piano la tutela dell'ambiente per dare priorità agli interessi economici. Richieste e battaglie di lungo corso affrontate nella consapevolezza che è dannosissimo autorizzare le aziende a produrre o usare sostanze chimiche pericolose o emergenti, di cui non si conoscono gli effetti su ambiente e salute, in zone fragili. Principalmente in zone di ricarica della falda o in zone di corsi d'acqua con poca portata".
“Siamo in tanti a dire - prosegue la consigliera -, da molti da anni, che realtà come Miteni (che produce Pfas e Benzotrifloruri), o come le aziende galvaniche e le concerie (che rilasciano cromo esavalente), o come le aziende che usano solventi clorurati come la trialina, devono essere spostate in zone che non mettono a rischio la nostra acqua, che usiamo per bere o per coltivare. Non possiamo pensare - prosegue l’esponente - che i soli consorzi di depurazione siano sufficienti per risolvere questa emergenza generale: occorre rivedere luoghi e modi della produzione, incentivando la gestione differenziata delle acque reflue dei processi produttivi e, magari, arrivando a produzioni a ciclo chiusoâ€.
Ed in conclusione Guarda sottolinea come: “la regione può intervenire sui modelli produttivi, inserendo nei piani regolatori limiti che tutelino veramente le zone di ricarica e non solo in caso di inquinamenti accertati. Bisogna inoltre regolare le autorizzazioni a produrre sostanze chimiche emergenti, preferendo le zone a valle, così come avviene per le discariche. La regione Veneto, dunque, deve e può fare molto per cambiare questo modello produttivo. Dando priorità alla nostra salute e al nostro ambiente. Si tratta solo di volontà politica, che purtroppo appare al momento molto flebile da parte di Zaia e dei suoiâ€.
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