Pericolo golpista. Esagerato?
Sabato 2 Ottobre 2010 alle 23:11 | 0 commenti
Riceviamo da Lucio Panozzo e pubblichiamo.
Gentile direttore Coviello, vorrei rivolgere una domanda a quelli fra i suoi lettori che dissertano di politica e facilmente ne sanno più di me che non ne mastico. Da un po' di tempo a questa parte, dopo la famosa risposta da parte di Bossi a coloro che gli chiedevano se il suo maggior figliuolo fosse il delfino designato a guidare il partito (ricordate? "Più che un delfino, per il momento mi sembra una trota"), detto figlio si fa riprendere sempre più spesso dalle telecamere mentre sostiene il degno padre che lentamente incede tra i microfoni e le ovazioni e i riti padani dei fedelissimi.
In un mondo che vive di comunicazione intesa come imbonimento (a dir poco subliminale), questo fatto mi inquieta non poco, perché è ormai chiaro che le apparizioni in pubblico del Renzo guadagneranno sempre maggior valore aggiunto, quasi quanto le apparizioni della Madonna. La fine sarà quella che vedrà , in un vicinissimo futuro, re Umberto, acciaccato più che mai, cedere il passo al principesco successore (per dedicarsi, come promesso, alla professione di grande vecchio).
Questi fatti sono chiari a tutti certamente non perché le cose debbano svolgersi in questo modo, ma perché così è stato stabilito dal padrone del partito. Ora, noi che in Italia ne abbiamo viste e ne stiamo vedendo di tutti i colori e ormai non ci meravigliamo più di niente, in questo clima fascista di golpe strisciante dobbiamo anche accettare le successioni dinastiche in un organismo di diritto pubblico foraggiato con finanziamento di stato (pardon, rimborso spese, se no avrebbe ancora valore il famoso referendum [vinto] con il quale ingenuamente credevamo di togliere l'ossigeno ai moloch partitici)?
Se sommiamo i trecentomila leghisti delle valli lombarde armati fino ai denti di qualche anno fa, quando Bossi chiedeva a Mortadella l'autodeterminazione della Lombardia, ai venti milioni di leghisti pronti a battersi fino alla morte recentemente evocati, alla Bossen Jugend in formazione nella scuola pubblica, alle richieste di ora di religione obbligatoria, a quelle di istruzione biblica obbligatoria, alla depenalizzazione del reato di banda armata a fini politici... non si accende anche a voi una lampadina in testa?
Pensavamo ingenuamente che il pericolo golpista venisse dal cavaliere, ma quello ormai è il cavaliere dimezzato di calviniana memoria (sperando che diventi il cavaliere inesistente); il partito dal pollice verde invece fa sul serio e pensa di "coltivarci" a dovere.
La domanda a lei e ai suoi lettori è: "Esagero a preoccuparmi?"
Ultima nota. Uno storico spiritoso scrisse che, mentre Hitler si preparava a cucinare l'Europa, compresa la Francia, la maggior preoccupazione dei vitelloni parigini era quella dell'aperitivo all'ora giusta (come idea del tutto personale aggiungo anche cherchez la femme, se no Parigi non è più Parigi).
L'assicuro, direttore, che da un po' di tempo non bevo più aperitivi, perché io delle cose importanti mi preoccupo, qualche volta anche troppo. Quanto all'altra occupazione, miodio, stendiamo un pietoso velo.
Lucio Panozzo
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