Perché l'austerità all'italiana è fallita: Ciambetti dixit
Domenica 15 Settembre 2013 alle 21:46 | 0 commenti
Riceviamo da Roberto Ciambetti e pubblichiamo - L'austerità si può imporre ai cittadini, imprese e al decentramento oppure la si può applicare alle finanze pubbliche: in Italia si è scelto la prima strada, in Germania, parzialmente, la seconda. La Germania guida la ripresa, in Italia si ritorna a parlare di manovre correttive perché nonostante le spending review non si sono aggrediti i veri sprechi e le centrali di costo dello Stato, le quali godono di una impunità incomprensibile.Â
Vogliamo veramente aggredire la spesa improduttiva? Prendiamo in mano la della Relazione della Corte dei Conti e, per rimanere a materie che come assessore al Bilancio conosco, guardiamo alla spese regionali.
Il caso del costo del lavoro nelle amministrazioni regionali è esemplare per chi volesse affrontare seriamente lo studio sugli effetti delle politiche di austerità all'italiana di questi ultimi anni, del perché hanno messo in ginocchio la parte produttiva del paese senza riuscire a riequilibrare i conti pubblici.
In Veneto la spesa per il personale nel 2012 è stimata dalla Corte dei Conti in 136 milioni e 285 mila €, con una incidenza nella spesa corrente totale dell'1,42 per cento. La diminuzione di questa voce nel triennio 2010-2012 è stata del 9,28 per cento, in sintonia con la media nazionale delle Regioni a Statuto ordinario attorno al meno 10 per cento.
Se prendiamo il dato delle regioni a statuto speciale, invece, vedremo che la spesa è di poco ma pur sempre in crescita dell'1,43 per cento.
Come spiega la Relazione della Corte dei Conti in Sicilia la spesa per il personale è pari al 12,50 per cento del totale delle spese correnti e da sola "è di poco inferiore alla spesa di personale per il totale delle Regioni a statuto ordinario". In Sicilia si registra una spesa per il personale pari a un miliardo 646 milioni di € mentre tutte le altre Regioni a statuto ordinario messe assieme sommano un miliardo 989 milioni di €.
Lo squilibrio è evidente tanto che la Corte spiega che i dipendenti della Regione Sicilia sono di numero "superiore al personale in servizio nelle Regioni ordinarie del Sud, i cui valori sono pure molto elevati e scarsamente giustificabili anche in relazione al bacino di utenza". Parole chiare che tradotte in Euro significano che per la stessa Corte non solo i dipendenti della Regione Sicilia sono troppi ma che non si è esattamente giustificabile, ad esempio, la spesa di 304 milioni 919 mila € sostenuta dalla Regione Campania per i propri dipendenti al servizio di 5 milioni e 700 mila abitanti rispetto alla spesa del Veneto appunto 136 milioni 285 mila € per una Regione che vanta circa 4 milioni e 900 mila abitanti.
La Sicilia si presenta come dato anomalo anche nei confronti delle altre Regioni s statuto speciale: queste, tutte assieme sommano circa 19 mila 643 dipendenti contro le 18 mila 376 unità assunte in Sicilia: per capire l'entità basti pensare che in Veneto si registrano circa 3 mila dipendenti (2677 a tempo pieno e 348 a part time, dato del 2011). Altra anomalia siciliana sta nel registrare un incremento della spesa nel triennio 2010-2012 del 3.14 per cento.
A titolo statistico rammento che la spesa media, dato 2011, cioè prima dell'ultima riduzione, per il personale nella Regione del Veneto è di circa 28 € per abitante contro una media nazionale di circa 64 €.
Questi numeri spiegano una cosa: margine di recupero nella qualità e quantità della spesa pubblica esistono e con probabilità quando si aggrediranno le vere centrali di spesa improduttiva si potranno liberare risorse insperate, perché non c'è solo il caso Sicilia, di per sé scandaloso. Il vero tesoro nascosto tanto nascosto non è.
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