Perchè i giovani non trovano lavoro e le imprese non li assumono
Venerdi 4 Febbraio 2011 alle 11:59 | 1 commenti
Marco Paccagnella, Federcontribuenti Veneto -  Ma perché in Italia i giovani fanno estrema fatica a trovare lavoro e le imprese ad assumerli? Noi di Federcontribuenti Veneto, anche sulla base di questa lettera speditaci, da parte di un nostro associato - che preferisce non comparire - un'idea ce la siamo fatta.
"Mesi fa, mi sono trovato nella condizione di dover assumere un impiegato per il mio ufficio. Dopo una breve selezione, la scelta è caduta su un neo-diplomato, un giovane ragioniere che ho assunto con un contratto di apprendistato. Nel fare questa scelta - cioè assumere un giovane da formare, piuttosto che un lavoratore con esperienza - hanno pesato diversi elementi, tra cui, non lo nascondo, il minor carico fiscale che avrei dovuto sostenere con un contratto di apprendistato (Legge n° 30 del 14 febbraio 2003), ma anche - e voglio sottolinearlo - il desiderio di un piccolo imprenditore che cerca, come può, di fare la sua parte anche sul piano sociale, non solo lavorativo. E fin qui, tutto bene. Il ragazzo è serio e si impegna, noi lo seguiamo quotidianamente e gli spieghiamo i meccanismi peculiari del lavoro del nostro studio e mi convinco di aver fatto la scelta giusta. Questo fino al 26 gennaio di quest'anno, quando previa convocazione, io e il mio apprendista veniamo ricevuti negl'uffici dell'Ascom alla Cittadella di Padova, dove ci dicono che il ragazzo dovrà , a spese mie, frequentare un corso di 120(!) ore, strutturato in tre parti. La prima consiste nelle due ore di "colloquio di orientamento" che svolgiamo insieme direttamente quel giorno. La seconda, in un corso di 48 ore obbligatorie di formazione (su argomenti generali che peraltro già conosce per averli appresi durante un precedente stage fatto in un'altra azienda) che l'apprendista dovrà fare direttamente all'Ascom negli orari di lavoro presso il mio studio, per cui dovrò pagarlo per non venire in ufficio. Infine, la terza parte, consiste in altre 70 ore di formazione professionale, che bontà loro e a precise condizioni, si può scegliere se fare internamente, cioè in ufficio da noi, o sempre all'Ascom. Ore che comunque dovrà impiegare a studiare per affrontare un questionario alla fine di tutto. Il risultato è che a fronte di un risparmio di circa 150 euro al mese di minor carico fiscale, ne perdo 600-700 di lavoro che di fatto non mi potrà fare. Ho pensato: piuttosto lo assumo con un contratto normale. Niente da fare: è incredibile, ma se lo faccio prima del corso di 48 ore andrei incontro a delle sanzioni. Mi chiedo: ma con quale faccia istituzioni e politici dicono che bisogna aiutare i giovani e le imprese ad assumerli? Ma quale aiuto a chi? Sicuramente, non a me, imprenditore, ma neanche al giovane che si troverebbe, almeno per le prime 48 obbligatorie, a impiegare un'ora di tempo per recarsi, due giorni alla settimana, a Padova per delle lunghe lezioni su argomenti generalissimi (ripeto: che già conosce!) insieme ad altri giovani provenienti dalle più disparate categorie professionali: muratori, commesse, camerieri e ragionieri, tutti insieme. Ma ha senso? Capirei la cosa se il numero di ore, fosse decisamente minore e se gli argomenti trattati fossero meno generali. L'unico plausibile, tra quelli proposti, è quello sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, anche se non mi riguarda direttamente, visto che non ho mai sentito parlare di morti sul lavoro in ufficio. La conclusione è amara: i giovani non trovano lavoro, perché le Istituzioni, in questo caso la Regione, ti fanno decisamente pentire se cerchi di assumerli e farli crescere professionalmente".
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