Per non morire di mafia io parlo, Apindustria: al centro la legalità
Lunedi 14 Maggio 2012 alle 15:59 | 0 commenti
Apindustria Vicenza - «La decisione di organizzare questo evento - spiega Filippo De Marchi, Presidente di Apindustria Vicenza - è venuta in un momento in cui, discutendo sulla perdurante situazione di crisi, ci si è resi conto che le difficoltà sono talmente tante che, senza accorgersene, si sta creando il terreno fertile per la criminalità organizzata. Il sentimento diffuso, infatti, di solitudine e di scoramento, alimenta la possibilità che gli imprenditori compiano, anche inconsapevolmente, degli errori che possano rivelarsi fatali.
Le cronache drammatiche di questi giorni testimoniano quanto Apindustria Vicenza denuncia da tempo: noi imprenditori siamo stati lasciati soli, soli al nostro destino. Le nostre aziende, indebolite dalla crisi, soffrono per un deficit competitivo, per larga parte dovuto all'inefficienza del sistema paese. La conseguenza di tutto questo è rappresentata dal venir meno della fiducia degli imprenditori verso il futuro e la fiducia del sistema verso le imprese. E così molte imprese muoiono, talune di morte naturale, altre di morte assistita, altre di morte violenta. E talvolta, purtroppo, muoiono anche le persone. In questa situazione bisogna saper cogliere il profondo disagio determinato da decenni di assenza della politica! Attenzione, non dico assenza dello Stato, dico assenza della politica e spregiudicatezza di quei politici che hanno tradito le nostre attese, hanno gestito male la delega che avevamo loro affidato, riducendoci a quello che siamo: incapaci di guardare oltre la settimana perché ci manca di che sperare, resi cinici verso lo sviluppo perché le risorse che spettavano a noi e alle nostre imprese, sono state dilapidate per conservare caste e sacche di privilegi insensati quanto assurdi. Ma, soprattutto, perché ci hanno tolto la fiducia. In altre parole, la politica ci ha reso terreno saccheggiabile, ha determinato le pre-condizioni perché attecchiscano fenomeni mafiosi a noi del tutto sconosciuti, ha impoverito la nostra coesione sociale e reso più lontano lo Stato. Vista la situazione io non posso che sostenere la posizione espressa dal Procuratore Nazionale antimafia, Pietro Grasso, che recentemente ha affermato:"È tempo di una rivolta morale contro quelle istituzioni che tolgono la libertà di pensiero e d'iniziativa ai cittadini e che favoriscono gli individualismi, occorre una rivolta morale contro una classe dirigente che invece di servire le istituzioni, delle istituzioni se ne e' servita per soddisfare la propria sete di guadagno e di potere e che della propria discrezione ha fatto arbitrio, una rivolta morale contro l'inerzia vigliacca e l'affarismo equivoco". Una vera rivoluzione, pacifica, ma incisiva, non può che partire dal risveglio delle coscienze, abbandonando la radicata convinzione che abbiamo, per la quale la politica non serve a niente, che sia sufficiente lavorare e arricchirsi. Certamente e per fortuna non siamo soli in questo impegno! Ogni giorno, ogni notte la dedizione degli uomini e delle donne impegnati nelle forze dell'ordine, ci testimoniano la fedeltà ai valori costituzionali e ci difendono dal crimine, mettendo a repentaglio la loro esistenza e garantendoci libertà di convivenza nel rispetto delle leggi. Non solo. Credo fermamente - conclude De Marchi - nella solida consistenza della maggior parte della nostra gente, formata da persone oneste, lavoratrici e rispettose di norme e convenzioni civiche. Tutto ciò ci fa credere che possiamo ancora farcela a raddrizzare questo paese».
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