Per Leonard Peltier in un giorno qualunque
Mercoledi 1 Novembre 2017 alle 21:46 | 0 commenti
Ogni tanto penso a Leonard Peltier, alla sua vita costretta da oltre quaranta anni in una cella. Penso a come si deve sentire una persona innocente, condannata solo per il fatto di appartenere a un popolo, gli "indiani d'America", che è stato massacrato dal "progresso" dei colonizzatori bianchi. Un popolo considerato inferiore, umiliato e costretto a subire qualsiasi sopruso dalla "civiltà " di chi si credeva (e si crede tutt'ora) superiore ed "eletto". Una "civiltà " che ha imposto la propria supremazia con l'assassinio e la violenza (nel video Freedom, una canzone "molto rock" di un complesso statunitense, Rage Against The Machine, dedicato a Leonard Peltier).
Leonard Peltier è innocente, comunque innocente. Egli non ha commesso i crimini che gli sono stati attribuiti. In tutti questi anni, quella forma di "democrazia" che risponde al nome di "Stati Uniti", non ha mai permesso di rifare un processo inquinato da errori voluti, da discriminazione palese da prove costruite. Mai ha voluto riconoscere un errore che, però, tale non dal momento che, volutamente, quel "potere bianco" che lo ha condannato, ha scelto di "togliersi dai piedi" una persona scomoda, un lottatore, un uomo libero che pensava. Hanno voluto ridurlo all'impotenza, lo volevano costringere a diventare un automa, a rinnegare quello in cui credeva. Speravano di distruggerlo. Non ce l'hanno fatta. Leonard Peltier è ancora prigioniero. È malato e, probabilmente, morirà in carcere anche perché il presidente premio nobel (preventivo) per la pace, Barak Obama, gli ha negato la libertà . Poteva farlo, ma ha scelto di non agire, non ha voluto ammettere che Leonard Peltier fosse stato condannato ingiustamente per il solo fatto di lottare per il suo popolo e di non aver mai chiesto scusa per il suo crimine. Ma Peltier non poteva farlo perché il suo crimine era soltanto quello di essere un nativo americano, di essere nato dalla parte sbagliata di questo sistema spaventoso che controlla il mondo.
Sì! Spesso penso a cosa Leonard deve provare nella sua cella. Il giorno e la notte, ogni minuto, ogni respiro, ogni gesto. Sempre gli stessi per oltre quaranta anni. Cosa proverà Leonard Peltier? Che pensieri gli passeranno per la testa nel non poter vedere i propri amici? Quali sentimenti non può più compartire con altri, con i suoi cari? Io penso che riesca, comunque, a sognare un mondo migliore. Ne sono sicuro perché so che la prigionia non ha fiaccato la sua libertà di pensiero, la sua coerenza, le sue convinzioni.
Il potere statunitense ha voluto condannarlo "a morte per tutta la vita" senza, però, riuscire a sopprimere un uomo che, nonostante tutto, è sempre capace di guardare negli occhi i suoi aguzzini. A testa alta e senza piegare la schiena.
La prigionia di Leonard Perlier è un atto di accusa per un sistema che ha poco di democratico. Rendiamoci conto che quaranta anni di carcere dei quali molti di isolamento non solo hanno rubato la vita a un uomo libero ma hanno tolto qualcosa di importante ad ognuno di noi. Anche se non lo sappiamo. Anche se non conosciamo la storia di quell'uomo.
E allora oggi, sì proprio oggi che è un giorno come un'altro e che non è l'anniversario di niente in questa dolorosa storia, voglio gridare con tutto il fiato che ho in gola: Libertà per Leonard Peltier!
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