Per i risarcimenti ai soci BPVi e Veneto Banca gli avvocati valutano le cause a Intesa, CorVeneto: «L'opzione resta aperta»
Giovedi 29 Marzo 2018 alle 11:46 | 0 commenti
Bussare in massa alla liquidazione e far causa a Intesa Sanpaolo. Tentano già di calcolare gli effetti e di trovare strade alternative gli avvocati, all'indomani della clamorosa decisione del Gup di Roma, Lorenzo Ferri, che ha spedito il processo sul crac di Veneto Banca a Treviso, rendendo ancora più concreto lo spettro della prescrizione. A meno che il tribunale civile non dichiari lo stato d'insolvenza accogliendo la richiesta della procura, che per allungare la prescrizione potrebbe far leva su un'indagine intorno al reato più grave di bancarotta.
Ma allo stato l'esito appare tutt'altro che scontato.
Di certo la decisione del Gup è di non poco conto, se la si guarda dal punto di vista dei soci alla ricerca di ottenere un risarcimento per le azioni azzerate. Perché di fatto, dopo lo stop alla possibilità di rivolgere le cause ad Intesa (che aveva acquistato la parte «buona» delle due ex popolari), stabilito un anno fa con il decreto di liquidazione, lo spettro della prescrizione rischia di chiudere - con una disparità di trattamento difficilmente spiegabile rispetto a quanto avviene invece a Vicenza al processo Bpvi - anche lo spazio del processo penale come canale alternativo per puntare ad un risarcimento.
Spazio diventato rilevante, soprattutto dopo la decisione presa proprio da Ferri il 26 gennaio di ammettere la chiamata in causa di Intesa a rispondere dei danni alle parti civili, con una decisione costituzionalmente orientata del decreto di liquidazione. Intesa aveva eccepito e chiesto di essere esclusa, lasciando alla liquidazione l'onere di rispondere, secondo quanto le due parti hanno espressamente previsto nel contratto d'acquisto. L'altro ieri si attendeva il pronunciamento di Ferri. Invece la dichiarazione d'incompetenza territoriale ha bloccato gli effetti della decisione, che dovrà essere presa ora a Treviso.
E tuttavia se vengono meno gli effetti, la decisione originaria è ancora lì. Ed ha già prodotto una conseguenza pratica con la sentenza del giudice civile di Vicenza Luigi Giglio, che due settimane fa ha permesso ad un socio bassanese di Veneto Banca di continuare la causa sulle azioni contro Intesa, proprio richiamando la decisione del Gup Ferri. Ed è chiaro, a questo punto, dopo la prima inattesa breccia - per quanto ribaltata dalla decisione opposta del Gup di Vicenza Roberto Venditti - e il blocco della strada penale, che la conseguenza potrebbe essere il veder moltiplicati i tentativi di battere la strada di una causa civile a Intesa.
«Il non luogo a provvedere non mette in dubbio la decisione iniziale - sostiene Emanuela Marsan, il legale dell'Adusbef che ha ottenuto il primo successo e che ha avuto già chiamate da altri avvocati -. Ho avuto l'impressione che in una situazione pesante il giudice abbia trovato la strada per liberarsi di una patata bollente senza rimangiarsi quanto già deciso». L'effetto è chiaro: «La strada che abbiamo battuto rimane la più solvibile, l'unica per tentare di portare a casa un risarcimento, rispetto all'insinuazione al passivo della liquidazione e al fondo governativo ancora fermo e che non si sa dove porti. Dipenderà da quanti batteranno quella strada e dal coraggio dei giudici di aprirla».
E già si annunciano le prime mosse nella direzione della causa ad Intesa. Come nel caso dell'avvocato Lorenzo Zanella di Treviso, che segue una trentina di risparmiatori di Veneto Banca: «L'idea è proprio quella. Pur se si tratta di esser chiari con i risparmiatori sui rischi». Zanella ricapitola: «In questo momento, se fossi un risparmiatore, mi tutelerei comunque insinuandomi al passivo della liquidazione, perché non è scontato che alla fine non ci sia proprio nulla. Ma poi tenterei un'azione civile o sulla società di revisione o su Intesa, che trovo la cosa più plausibile, proprio sulla scorta della linea del Gup di Roma». Almeno per chi aveva a suo tempo già aperto una causa o un reclamo sulle azioni. Anche per superare l'obiezioneche si potrebbe sollevare, ovvero che i rischi non erano riflessi nel bilancio: «Nel prospetto della quotazione fallita di un anno fa gli accantonamenti e il quadro dei rischi di contenzioso, compresi i reclami, erano espressi con chiarezza - conclude Zanella - Intesa non potrà sostenere che non conosceva la situazione».
di Federico Nicoletti, da Il Corriere del VenetoAccedi per inserire un commento
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