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Per CorSera vicino a sindacato vicentino Treu. Corriere del Trentino sente commissario Inps

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 3 Ottobre 2014 alle 10:40 | 0 commenti

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L'Inps e le affinità del commissario, di Sergio Rizzo*

La scelta di Tiziano Treu come commissario dell'Inps fa riflettere. Non per competenza e spessore, fuori discussione. Ma per il suo stretto legame con il sindacato. Tiziano Treu è una delle massime autorità in materia previdenziale e di mercato del lavoro. È stato ministro, appunto del Lavoro, tanto nel governo di Lamberto Dini al tempo della riforma delle pensioni quanto in quello di Romano Prodi al tempo del pacchetto di norme, battezzato con il suo nome, che contribuì a una forte crescita dell'occupazione.

Parlamentare del centrosinistra per 17 anni, nel 2013 ha lasciato il Senato ed è stato subito nominato consigliere dell'inutilissimo Cnel. Prima di ricevere dal governo di Matteo Renzi l'incarico di commissario dell'Inps.
Decisione piuttosto contrastante con i propositi di rottamazione più volte espressi dal premier anche rispetto a certi metodi di selezione della classe dirigente. Quelli per cui i posti di vertice di enti e società pubbliche venivano in passato utilizzati per sistemare politici rimasti senza seggio. Spesso indipendentemente dalle attitudini.
Non è questo il caso: la competenza e lo spessore di Treu, come abbiamo già spiegato, sono fuori discussione. Ma che Renzi abbia dovuto fare ricorso a un signore di 75 anni, pur espertissimo, per un ruolo operativo (e sottolineiamo operativo) come quello di commissario dell'Inps non può non farci riflettere. Perché delle due l'una. O il panorama dei nostri manager è così scarso di alternative meno anagraficamente mature, e allora c'è seriamente da preoccuparsi, oppure in quella scelta hanno pesato anche altre considerazioni oltre a quelle strettamente tecniche.
L'autorevolezza e l'onestà, non c'è dubbio: a Treu non difettano. Ma la sua lunga storia professionale e accademica è stata pure costantemente caratterizzata, come egli stesso precisa nel curriculum pubblicato nel sito Internet ufficiale del Cnel, da «una stretta collaborazione con il sindacato, in particolare la Cisl».
Un dettaglio importante. Perché sta a significare che a dispetto delle bellicose dichiarazioni di Renzi nei confronti dei privilegi e del potere del sindacato, non risulta intaccata l'influenza che hanno sempre esercitato sull'Istituto di previdenza le organizzazioni sindacali. Cisl compresa, ovviamente. Dei 48 dirigenti generali dell'Istituto una trentina almeno sono iscritti al sindacato cattolico o ne sono diretta emanazione. A partire dall'attuale direttore generale Mauro Nori, ex rugbista, già braccio destro del presidente del consiglio di indirizzo e vigilanza, l'ex segretario confederale cislino Aldo Smolizza.
Si potrà dire che nella storia dell'Inps non è comunque una novità, se si pensa che alla presidenza dell'istituto, in passato, era arrivato addirittura un segretario confederale della Cgil nella persona di Giacinto Militello. E che pure il predecessore di Treu, Antonio Mastrapasqua, ha avuto l'investitura con l'esplicito gradimento della Cisl. Ma l'affinità fra l'attuale commissario e il sindacato lo espone inevitabilmente a polemiche quale quella innescata dalla trasmissione televisiva Le Iene , che ha ricordato come Treu sia stato l'autore di una norma attuativa della riforma Dini con la quale si sono garantite ai sindacalisti distaccati pensioni pagate prevalentemente con i contributi figurativi: dunque in gran parte a carico della collettività.
Di questo meccanismo, al pari della famosa legge Mosca che sulla base di semplici dichiarazioni ha consentito a politici e sindacalisti la ricostruzione di formidabili carriere previdenziali, ne hanno beneficiato in migliaia. Non senza abusi oggi ancor più intollerabili, hanno ammesso perfino gli stessi vertici dei sindacati. Quale migliore occasione, allora, per mettere mano a una revisione radicale di regole inique e anacronistiche? Sappiamo che per farlo serve una legge. Ma sappiamo pure che il commissario dell'Inps ha il peso per chiederla e ottenerla.
*Corriere della Sera

Treu: «Sindacato in difficoltà con i giovani», di Silvia Pagliuca**
È l'uomo che ha firmato le principali riforme del lavoro e delle pensioni in Italia negli anni '90. Il neocommissario scelto dal governo per guidare l'Istituto nazionale di previdenza sociale in un momento storico delicatissimo. Tiziano Treu, 75 anni, professore ordinario di diritto del lavoro all'Università Cattolica di Milano e membro di quel Cnel che il disegno di legge Boschi ha soppresso a inizio agosto, sulle «scelte difficili» imposte dai «tempi duri» ha molto da dire.

«Inutile arroccarsi su posizioni stantie. Serve dialogo, non risentimento» sostiene il professore, che sabato sarà a Trento per concludere il convegno nazionale dell'Aisri (Associazione italiana di studio delle relazioni industriali) dedicato a «concertazione e contrattazione territoriale», prendendo spunto dal volume «Tempi duri, scelte difficili. I sindacati in Europa occidentale» di Richard Hyman e Rebecca Gumbrell-McCormick.
Professore, nelle scorse settimane abbiamo assistito a uno scontro molto forte tra il premier Matteo Renzi e i sindacati.
«Sì, ma si è concluso con la mano tesa del premier. La decisione di Renzi di riaprire la Sala Verde di Palazzo Chigi e dunque un confronto con i sindacati va nella giusta direzione. Oggi, più che mai, è necessario interagire: le rappresentanze, per prime, devono cambiare atteggiamento».
In cosa ha sbagliato il sindacato?
«Ha molte difficoltà, è innegabile, in Italia così come nel resto dell'Europa. Innanzi tutto, rappresenta lavoratori ormai maturi, non è riuscito a intercettare le nuove categorie sociali e occupazionali, creando attorno a sé un alone di disinteresse e scetticismo. Ma, soprattutto, difetta di innovazione e modernità».
La modernità passa attraverso la cancellazione dell'articolo 18?
«No, certamente. Non è questa l'unica e neanche la più importante delle riforme previste dal Jobs Act. Certo, può essere un modo per dare più sicurezza alle imprese, specie alle più piccole, che in molti casi sono spaventate dall'incertezza lasciata dalla riforma Fornero, ma non è questa la priorità alla quale guardare».
Su quali leve sarebbe giusto agire, allora?
«Sugli ammortizzatori e sui servizi all'impiego. Tutti strumenti che in parte sono previsti nella legge delega e che in alcune regioni, come ad esempio il Trentino, presentano già ottimi standard. Non tutti i territori sono uguali ed è evidente come nonostante la crisi ci siano ancora migliaia di posti che nessuno reclama. Perché? Perché manca mobilità sul territorio. Bisogna rendere i centri per l'impiego realmente efficienti come in Germania: per riuscirci è fondamentale sostenere azioni molto precise in ambito locale».
È la globalizzazione che ha messo in ginocchio la contrattazione sindacale nazionale?
«Indubbiamente. È uno dei problemi più ostici per il sindacato. La concorrenza internazionale ha spostato fortemente la dinamica della contrattazione a livello aziendale, d'impresa. Diventa quindi fondamentale il ruolo svolto dagli attori locali. Il Trentino, anche in questo caso, può essere d'esempio: pensiamo alle pratiche di welfare territoriale, di previdenza complementare, che ha adottato in passato. Anche gli orari delle attività lavorative, ad esempio, possono essere adattati a ogni singola realtà. Ecco, molti territori dovrebbero agire allo stesso modo, specializzandosi, creando politiche economiche ad hoc. Perché, nella competizione globale, solo chi saprà puntare su una o più specificità potrà pensare di uscire vittorioso dalla sfida posta dai "tempi duri"».
*Corriere del Trentino


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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