Pensioni: l'eredità del governo Berlusconi
Sabato 26 Novembre 2011 alle 23:43 | 0 commenti
Finestre mobili, autonomi o parasubordinati, scuola e pubblico impiego, anzianità o vecchiaia. Tutto quello che c'è da sapere su come si va in pensione oggi, in attesa di conoscere le misure del nuovo esecutivo
Dal 2011, con l’introduzione delle cosidette finestre mobili o a scorrimento, sono stati allungati i tempi di attesa per la pensione. Maturato il diritto, le lavoratrici e i lavoratori dipendenti devono attendere ancora 12 mesi per percepire la pensione. Più lunga è l’attesa per gli autonomi e i parasubordinati per i quali la pensione verrà pagata dopo 18 mesi dalla maturazione dei requisiti.
Si allunga ulteriormente, dalla maturazione del diritto, l’attesa per andare in pensione. Le nuove decorrenze si applicano alle pensioni di vecchiaia, a quelle di anzianità (comprese quelle liquidate con 40 anni di contributi), nonché alle pensioni in totalizzazione italiana per le quali l’attesa è di 18 mesi, anche se i contributi totalizzati sono tutti da lavoro dipendente (tab. 1). Con la manovra estiva del 2011 è stata ulteriormente incrementata l’attesa per le pensioni di anzianità con 40 anni di contributi. Infatti, per i lavoratori che maturano il diritto a pensione di anzianità dal 2012 con 40 anni di contribuzione, indipendentemente dall’età , la finestra mobile si prolunga di un mese nel 2012, di 2 nel 2013 e di 3 dal 2014 (tab. 2).
Innalzata l’età per il pensionamento. Con le ultime manovre economiche si è introdotto un meccanismo applicabile a tutti (lavoratrici e lavoratori, dipendenti pubblici e privati, autonomi e parasubordinati) con il quale viene incrementata automaticamente l’età pensionabile in relazione all’aumento della speranza di vita. Il meccanismo automatico si applica alle pensioni di vecchiaia, a quelle di anzianità con la “quota†e all’assegno sociale. Il primo incremento automatico dell’età pensionabile, che sarà di 3 mesi, è previsto per il 2013 e i successivi a cadenza triennale, a partire dal 2016. Dal 1 gennaio 2013 per la pensione di vecchiaia, di anzianità e per l’assegno sociale, saranno richiesti 3 mesi di età in più.
Nel caso di pensione di vecchiaia, ad esempio, il lavoratore dovrà avere 65 anni e 3 mesi di età per maturare il requisito anagrafico, dopo di che, per il pagamento della pensione, dovrà attendere ancora 12 mesi se lavoratore dipendente e 18 mesi se autonomo. Dal 2013, dunque, il lavoratore dipendente percepirà la pensione di vecchiaia a 66 anni e 3 mesi. Per tutte le dipendenti inoltre, l’età per la pensione di vecchiaia viene innalzata a 65 anni. In particolare, per le dipendenti delle pubbliche amministrazioni l’innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni è già prevista dal 2012; mentre per le lavoratrici del settore privato (dipendenti, autonome e parasubordinate) l’innalzamento da 60 a 65 anni dell’età pensionabile è previsto in modo graduale a partire dal 2014.
Incremento automatico dell’età pensionabile in relazione alla speranza di vita. Nelle tabelle che seguono si riportano i requisiti per il pensionamento di vecchiaia (tab. 3) e di anzianità (tab. 4) con gli incrementi di età in relazione all’aumento della speranza di vita stimati dal governo nella relazione tecnica alla legge n. 111/2011.
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Assegno sociale. L’incremento automatico dell’età in relazione all’aumento della speranza di vita si applica anche all’assegno sociale. Pertanto, anche per i cittadini sprovvisti di reddito aumenta l’età per percepire la prestazione sociale (tab. 5).
Innalzamento dell’età pensionabile delle lavoratrici del settore pubblico. Dal 2012, alle donne dipendenti delle pubbliche amministrazioni iscritte all’Inpdap, per la pensione di vecchiaia è richiesto il requisito di 65 anni di età (tab. 6). L’innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni dal 2012 non si applica alle dipendenti pubbliche che maturano il requisito anagrafico di almeno 61 anni congiuntamente al requisito contributivo minimo entro il 31 dicembre 2011.
Innalzamento dell’età pensionabile per le lavoratrici del settore privato. Per le lavoratrici del settore privato, in aggiunta all’aumento dell’età in relazione alla speranza di vita, è previsto l’innalzamento graduale da 60 a 65 anni; il primo incremento di un mese è previsto dal 2014 e si arriverà all’aumento complessivo di 60 mesi (5 anni) nel 2026 (tab. 7). Dal 2026, con l’innalzamento a 65 anni dell’età pensionabile delle lavoratrici del settore privato, l’età pensionabile degli uomini e delle donne sarà parificata. In concreto, l’età effettiva di pensionamento sarà più elevata dei 65 anni (almeno 67 anni e 7 mesi) per l’adeguamento alla speranza di vita e per il meccanismo delle decorrenze mobili o a scorrimento. Per rendere certo il dato anagrafico dei 67 anni per il pensionamento di vecchiaia, che era ipotizzabile calcolando l’adeguamento automatico dell’età in relazione all’incremento della speranza di vita, con la legge di stabilità è stato disposto che nel 2026 l’età di accesso al pensionamento di vecchiaia per tutti non potrà essere inferiore a 67 anni.
Personale della scuola. Dal 2012, per il personale scolastico il pensionamento viene ritardato di un anno. La pensione decorrerà dall’inizio dell’anno scolastico o accademico, successivo a quello di maturazione dei requisiti. Ciò determinerà un’attesa variabile per il personale della scuola, da un minimo di 8 a circa 20 mesi (tab. 8). I dipendenti della scuola e dell’Afam (Alta formazione artistica e musicale, quali sono i conservatori e le accademie) che hanno già maturato o che maturano i requisiti per il diritto a pensione entro il 31 dicembre 2011 e non hanno lasciato il lavoro potranno andare in pensione il 1° settembre 2012, se dipendenti della scuola, o il 1° novembre 2012 se dipendenti Afam (tab. 9). Nelle tabelle che seguono sono riportati i requisiti per il pensionamento di vecchiaia (tab. 10) e di anzianità (tab. 11) del personale della scuola, dopo le ultime manovre economiche del 2010 e del 2011.
Si allunga l’attesa per la liquidazione del Trattamento di fine servizio (Ibu e Tfr). Con la legge n. 148/2011, per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni che maturano i requisiti per il diritto a pensione dopo il 13 agosto 2011 sono stati ulteriormente differiti i termini di liquidazione dei trattamenti di fine servizio (indennità di buonuscita; indennità premio di servizio; trattamento di fine rapporto). I termini variano a seconda della motivazione che è alla base della cessazione dal servizio. Il tempo di attesa per l’erogazione del trattamento economico è particolarmente lungo: ben 24 mesi, per chi si dimette volontariamente per conseguire la pensione di anzianità con le “quote†senza aver compiuto i 65 anni di età e/o senza aver maturato i 40 anni di anzianità contributiva. Nella tabella 12 si riepilogano sinteticamente i termini entro i quali saranno liquidati i trattamenti. Per le liquidazioni dei trattamenti di importo lordo superiori a 90.000 euro, inoltre, bisogna aggiungere ai tempi di liquidazione indicati nella tabella altri 12 mesi dalla prima liquidazione per percepire l’importo compreso tra i 90.000 e 150.000 euro e attendere ulteriori 12 mesi per la liquidazione della parte eccedente i 150.000 euro.
Cosa cambia per chi è pensionato. Anche i pensionati hanno già dovuto pagare e dovranno ancora pagare un onere per il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica. Infatti, dal 2011 si è tornati al vecchio meccanismo di rivalutazione delle pensioni sull’aumento del costo della vita, in quanto non sono stati rifinanziati i benefici accordati dal governo Prodi. Per di più negli anni 2012 e 2013 la rivalutazione automatica delle pensioni di importo superiore a 5 volte il trattamento minimo Inps (2.341,75 euro mensili lordi) verrà ulteriormente ridotta. Per queste pensioni, nel 2012 e 2013, la rivalutazione non viene concessa, con esclusione della fascia di importo fino a 3 volte il trattamento minimo sulla quale verrà concessa nella misura del 70%. Ciò vuol dire che nel 2012 le pensioni di importo lordo fino a 2.341,75 euro mensili saranno rivalutate con gli stessi criteri adottati nel 2011, mentre per le pensioni superiori a tale importo, l’indice Istat di rivalutazione sarà ridotto al 70% e applicato solo fino a 1.403,05 euro.
* coordinatore area previdenza Inca nazionale
di Giuliano Ferranti, Da Rassegna.it
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