Pensiero snello. Anzi nullo
Martedi 3 Novembre 2009 alle 18:30 | 0 commenti
In giro per il mondo c'è gente che le escogita tutte pur di spillar quattrini facendosi passare per ideatori di qualche mirabolante nuovo "pensiero". Scopriamo così che alla scuola manageriale Cuoa di Altavilla c'è una struttura interna, il Lean Enterprise Center, che insegna il finora ignoto Lean Thinking (in volgare italiano, anche questo ormai ignoto, "pensiero snello"). Talmente snello che, con tutta la buona volontà di cui siamo capaci, dal comunicato giunto in redazione e dall'intervista al presidente del Comitato Piccola Impresa di Confindustria Vicenza, Diego Caron, apparsa sul GdV sabato 31 ottobre scorso, non siamo riusciti a capire in che cosa diavolo consista. Le uniche cose che abbiamo afferrato è che mercoledì 11 e giovedì 12 in Fiera si terrà una due giorni "di rilievo mondiale" (sic) con conferenze, testimonianze e gli immancabili "workshop" (mai capito cosa siano) alla presenza del padre del pensiero lean, Jim Womack, di un esperto di Policy Development (?) Thomas L. Jackson, e addirittura di un sensei, di un maestro giapponese, Akira Koudate. Il primo viene qualificato come "ricercatore", il secondo è un'autorità mondiale nell'Hoshin Hanri, equivalente del misterioso Policy Development, mentre il terzo coi maestri zen non ha niente a che vedere perché, prima di essere diventato il direttore scientifico della sezione lean del Cuoa, era un manager della Toyota.
E per l'appunto, stringi stringi, questo sistema "snello" è nient'altro che il tradizionale modello di lavoro delle industrie nipponiche: l'etica samurai applicata alla fabbrica, in cui tutto e tutti vengono messi al servizio del profitto d'impresa inteso come scopo collettivo e finale. Questa è la traduzione della raffica di paroloni con cui Caron ha spiegato, o meglio non ha spiegato, cosa voglia dire "lean thinking": «Il primo obiettivo del Lean Management è quello di rimuovere tutte le attività inutili per concentrare le energie sulla generazione di puro valore. Il secondo principio è il 'flusso del valore': una volta identificato che cos'è il valore, va determinato come un processo lo fornisce, secondo quale sequenza di attività e con l'impiego di quali risorse. Terzo obiettivo è quello di rendere il flusso di valore scorrevole, affinché non incontri ostacoli o rallentamenti. Infine, c'è la perfezione: l'aspirazione ultima del pensiero snello, che si realizza nella ricerca quotidiana di nuove opportunità di miglioramento». Ora, onestamente: ditemi voi se devono mettere in piedi un evento "mondiale" per erudire noi profani con tali banalità . Che poi, coi samurai, non c'entrano niente. Al massimo, coi manager occidentali appassionati di sushi e del glorioso sgobbare del decaduto Sol Levante, primo paese al mondo per suicidi da lavoro.
Alessio Mannino
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