Pedemontane veneta, secondo il Co.Ve.Pa ci sono ragioni occulte dietro la volontà di Zaia
Lunedi 25 Luglio 2016 alle 15:30 | 0 commenti
Riceviamo da Massimo Follesa portavoce CoVePa e pubblichiamo
C'è una ragione occulta sul perché Zaia debba giocare questa partita merdosa di sensale di SIS e SPV. Non sono solo ragioni di opportunità politica che lo spingono a pietire i soldi pubblici e ad ottenere di garantire un investimento privato con i soldi dei risparmi postali, dei libretti e dei titoli accantonati nel tesoro di CDP da parte degli italiani. Non è solo la tara al bilancio regionale capace di provocare il default della stessa Regione Veneto con un debito-bomba da 20mld di € come dice il Fatto Quotidiano del 23/07/16.
E quelle informazioni sono basate su dati non distanti dalla realtà come abbiamo ripetutamente segnalato ad Anac e Corte dei Conti. Sono note ormai da oltre un decennio come appare dagli studi sul traffico del 2007 dei Piani Territoriali delle province di Treviso e Vicenza prodotti dal SIRSE dell'università di Padova in cui, nei nodi principali di Bassano o Montebelluna, si parla di traffico giornaliero medio sull'asse pedemontano che non supera mai i 20 mila veicoli al giorno. Ma che il traffico fosse un punto su cui non speculare era noto fin dalla nascita della SPV cioè dagli atti del MIT tra il 1998 e il 2001 dove si parlava di percentuali minime di traffico superstradale comprese tra il 20 e il 25% dell'esistente. Forse Zaia ne è all'oscuro, ma la truppa ben organizzata di Vernizzi e dei suoi accoliti ha cucito intorno un pacchetto pieno di obblighi per la regione a favore di quelli che allora, tra il 2004 e il 2207 erano i fautori della SPV: i soci del MOSE, da Baita della Mantovani alla Minutillo di Adria Infrastutture, ma non mancavano banche e imprese che ora pietiscono garanzie, subappalti, e soldi pubblici.
Esistono infatti dei precisi obblighi che vincolano proprio lui, come ente finale concedente della SPV, a muoversi con tutta la sua armata, comprese le odalische e le baiadere al seguito del sultano. Si proprio Luca ha siglato la delibera di giunta che nel 2013 ha approvato la modifica alla concessione di SPV in cui l'erede di Galan si è imposto l'obbligo e le regole per trovare le soluzioni al riassetto del piano economico e finanziario. In quel documento all'art. 3 si apportano importanti modifiche alla convenzione del 21.10.09 che già da sola aveva minato la stabilità finanziaria regionale con obblighi che le imponevano il riequilibrio degli sbilanci del concessionario anno per anno come risulta dall'originale art. 8 del 2009. Questi sono gli articoli su cui si basa il buco da 20 mld di e della SPV. Il default di Regione Veneto può essere un MOSE bis quello della pedemontana veneta. Una cuccagna costruita dagli stessi della banda CVN, Mantovani e soci, a cui Zaia e Chisso hanno dato continuità e che la lega-dorotea non ha il coraggio di fermare. Si legge nero su bianco in queste due parti che sarà la Regione a pagare l'equilibrio di bilancio di SPV fino al 2059.
Avviato il disastro con la convenzione originaria del 21/10/2009, la seconda modifica del 18/12/2013 lo perfeziona, di fatto costituiscono un contratto in frode alla legge poiché ammettono benefici che le norme non consentono. Nella revisione dell'accordo vengono introdotti dei pesi pressoché insostenibili a carico della Regione Veneto per i quali non esistono contrappesi. Luca Zaia e chi lo difende si assumono responsabilità che alla lunga costituiscono un obbligo indifferibile dettagliato nell'allegato 2 alla convenzione del 2013 con i particolari definitivi sottoscritti dal Governatore: LA RADICE DEL BUCO DA 20MLD€ sta proprio nell'originale art 8 del 2009 dove al comma la regione è obbligata al riequilibrio dei bilanci del concessionario che se i flussi sono immaginari come sono possono generare un buco che noi con Milioni avevamo stimato tra i 15 e 18 mld di € .
Nel contratto sta chiaramente scritto che i fondi pubblici ammontano ormai a metà dell'intero investimento; il tutto a fronte di anni di marketing politico per cui l'opera sarebbe stata pagata dai privati coi pedaggi: nulla di più falso. Le carte dicono che l'opera costa 2.25 miliardi di opere per adesso. Di questi ben un miliardo e 50 milioni cadono sulle spalle di tutti (pagina 14 della integrazione del 2013, allegato 1). Mentre il privato, diciamo così, se la cava con un miliardo e 200 milioni. questo è il salvagente regionale per tirare avanti. Di fatto i veneti è come se fossero soci al 50% delle opere, ma senza ottenere i corrispettivi dividendi.
Se si guarda nel portale del commissario Spv, ancor oggi, sta scritto a chiare lettere che il contributo pubblico (che mai si sarebbe dovuto preventivare poiché l'opera è stata propagandata come impresa privata) si ferma a 600 e rotti milioni di euro. La convenzione dice tutt'altro. Abbiamo inoltre scoperto una cosa scandalosa. L'articolo 8 bis introdotto nella revisione del dicembre 2013 di Luca Zaia, stabilisce de facto che se il costo del denaro rincara, la convenzione può essere modificata con la previsione di risorse aggiuntive a favore del privato ovvero di Sis. Si concede proprio alla SIS la possibilità di ottenere ulteriori fondi pubblici. Che è proprio quello che sta succedendo ora e che ha portato Zaia a colloquio con Del Rio.
Di più si capisce che se, al mutare delle condizioni, dovessero mancare i contributi dell'ente pubblico, sempre il privato potrebbe brandire la spada di Damocle della rescissione della convenzione, la quale gli garantisce un indennizzo pari al 10% di tutti i ricavi possibili nei 39 anni di concessione oltre al resto (articolo 8 bis comma 3, 4 e 5 dell'atto aggiuntivo del dicembre 2013; articolo 20 lettere a, b e c della convenzione del 2009). A spanne possiamo parlare di qualcosa comptrso tra 1 e 2 mld di € di buona uscita. Il tutto avviene sulla base di due piani economici ormai fasulli nei fatti e a fronte di garanzie fidejussorie per eventuali inadempienze del privato, dell'ordine di una sola ottantina di milioni circa (pagina 8, punto quattro della convezione del 2009, sezione premesse; pagina 11 della integrazione del 2013, articolo 25 quater).
Purtroppo per Zaia che ha sempre sbandierato gli utili da parte della regione con la SPV, invece ha davanti il baratro chiaro e concreto di un debito più che miliardario che il contratto sancisce tutto per Regione Veneto. Luca Zaia ci ha di fatto obbligato a mettere la testa nel sacco, con la complicità di un'intera classe dirigente, anche di nuova generazione. Dispiace infatti registrare che personalità come i nuovi vertici di confindustria e i nuovi vertici della regione continuino con il metodo che ha portato al Mose, agli Zonin e al dissesto delle banche popolari e delle casse di risparmio venete.
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