Pedemontana Veneta, tornano all'attacco Puppato, Cappelletti e Zanoni
Giovedi 28 Luglio 2016 alle 22:07 | 1 commenti
Buon senso non è nascondere la polvere sotto il tappeto, ma andare a vedere con chiarezza l'elenco degli errori commessi dalle Giunte regionali succedutesi che hanno volutamente nascosto i rischi che l'opera comportava, come stavamo dicendo da anni. Buon senso è capire perché si sia agito commissariando e secretando l'opera e solo di fronte al muro dei 'no' di ogni banca privata, che considera insostenibile il piano finanziario, si è costretti a chiedere d'essere salvati dallo Stato, cioè dai soldi pubblici dei cittadini. E lo si fa come fosse un diritto...." Lo dice Laura Puppato, tornando sul tema Pedemontana.
"Il M5S da solo, e da anni, chiede a gran voce a Luca Zaia ed al Commissario Vernizzi di fare
trasparenza sulla gestione economico-finanziaria di Pedemontana Veneta. Zaia e Vernizzi,
notoriamente, hanno sempre risposto picche, adducendo motivi di privacy. Ci siamo dunque rivolti,
nell'ordine, ai Ministri competenti interpellati con due interrogazioni parlamentari, alla Procura di
Venezia, alla Corte dei Conti, all'Anac (Autorità Nazionale Anti Corruzione) e alla Commissione
per l'accesso agli atti.
Anac e Corte dei Conti hanno evidentemente condiviso molte delle nostre preoccupazioni. Ma solo
ora apprendiamo, grazie allo scoop del Fatto Quotidiano, quello che potrebbe essere il vero motivo
di tanta segretezza.
In quei contratti figurano clausole talmente penalizzanti per lo Stato, da rischiare di far pagare
l'opera fortemente voluta da Chisso e Galan, addirittura 10 volte il suo costo: uno scandalo Mose
moltiplicato per 4, tanto per capirci.
Sappiamo che le irragionevoli stime sui flussi di traffico sembrano essere state gonfiate ad arte.
Sappiamo che non c'é una banca al mondo disposta a sobbarcarsi il rischio di garantire i debiti del
concessionario privato. E che la “strana†coppia Zaia-Moretti si sta prodigando per passare la
“bomba ad orologeria†a CDP, considerato che é sotto controllo pubblico e quindi l'unica in grado
di assumersi il rischio di una operazione in perdita.
Non é bastato - evidentemente - a Zaia e Moretti l'esempio di BPVI e VB: le due popolari hanno
distrutto il risparmio di 200 mila risparmiatori finanziando operazioni fallimentari. Adesso Zaia e
Moretti si danno un bel da fare perché CDP faccia lo stesso.
Sembra che la storia, a loro, non abbia insegnato proprio nulla. Venerdi all'incontro a Veneto Strade
ci saremo anche noi. Come sempre assieme ai comitati ed assieme ai tanti cittadini che chiedono
che venga fatta trasparenza.
Perché per una volta in Italia, pare che sia ancora possibile intervenire prima che sia troppo tardi.
Anche se dovesse costare la poltrona del Presidentissimo Zaia, per evidenti gravissime, schiaccianti,
imbarazzanti responsabilità " .
"Vorremmo sapere se corrisponde al vero il fatto che le convenzioni economiche e finanziarie condivise - tra gli altri - dal Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, rappresentino una sostanziale trappola finanziaria da 20 miliardi di euro. Vorremmo sapere, in altre parole, se corrisponde al vero che i cittadini potrebbero trovarsi a dover pagare, in virtù di scellerati accordi siglati a favore del concessionario, una cifra pari a 10 volte il costo della superstrada stessa " lo afferma i Senatori Cappelletti e Girotto del M5S che sull'argomento hanno presentato un'interrogazione al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti.
"Si vuole sapere inoltre - continuano i senatori pentastellati - se questi oneri finanziari potrebbero portare all'insolvenza della stessa regione Veneto e se sia questo il motivo delle indebite pressioni avvenute in questi giorni su Cassa Depositi e Prestiti, perché faccia propria una parte di rischio, con buona pace dei risparmiatori delle Poste. Si vorrebbe sapere infine se questo rischio rappresenti la vera ragione per cui sono stati segretati per anni i documenti da parte del Commissario straordinario Vernizzi e da parte dello stesso Zaia"
"Con riferimento alla nota diffusa ieri da un gruppetto di imprenditori che rivendica la necessità di ultimare la Pedemontana “a qualsiasi costoâ€- proseguono i senatori - da rappresentanti delle istituzioni che devono tutelare e difendere gli interessi dei cittadini, crediamo che ultimare l'opera “a qualsiasi costo†potrebbe pure andare bene, se tuttavia la pagassero gli imprenditori stessi. Ma non se il conto dovranno pagarlo tutti i cittadini. Perché sarebbe come giustificare qualsiasi cosa, a partire dagli sprechi e dalle tangenti miliardarie pagate per il Mose. La necessità dell'opera é una cosa. Il trasformarla in una mangiatoia destinata al fallimento e quindi alla ricaduta dei relativi oneri sul pubblico é, evidentemente, un'altra cosa"
"Invitiamo questi imprenditori - concludono i due parlamentari M5S - ad andare a vedere il tracciato. Perché anche un osservatore sbadato non potrà non notare che per oltre un terzo questa superstrada corre lungo un'autostrada già esistente, e caratterizzata da traffico scarso (la Valdastico Sud). E' evidente che, quantomeno in quel tratto, invece che una autostrada con poche auto ne avremo due... ciascuna con la metà di un traffico già scarso. Alla faccia della presunta emergenza traffico".
“Lo stallo della Pedemontana non è un problema del Governo ma della Regione Veneto perché le disastrose convenzioni con SPV sono state deliberate nel 2009 (DGRV 2847 del 29/09/2009) da Galan e riviste da Zaia nel 2013 (DGRV 2260 del 10/12/2013)â€.
Esordisce così il consigliere regionale del Pd Andrea Zanoni che incalza:“Mi chiedo se l’eventuale aiuto statale tramite la Cassa Depositi e Prestiti, chiesto da Zaia per i bond della JP Morgan utili a finanziare l’opera, non possa entrare in conflitto con le norme comunitarie sugli appalti che prevedono che il rischio “operativo†debba essere in carico al concessionario. Se poi sarà lo Stato – continua Zanoni - a dover rimediare agli errori della Giunte Galan e Zaia, mettendoci i soldi dei correntisti delle Poste Italiane, allora va rivista tutta l’impostazione: se lo Stato deve pagare, allora deve anche incassare i pedaggi, oltre a decidere riguardo alle opere complementari mancanti. In caso di flussi di traffico insufficienti, la convenzione sciaguratamente stipulata prevede che i mancati introiti per il gestore privato siano compensati da un esborso della Regione. È evidentemente un meccanismo a solo vantaggio del privato, perché di fatto cancella il cosiddetto “rischio d’impresaâ€.
La Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e la Banca Europea degli Investimenti (BEI) hanno valutato un flusso di traffico di circa 10.000 veicoli al giorno (contro i dati della convenzione che prevedono una media di circa 29.000), da cui deriverebbero incassi molto inferiori al previsto che saremo noi veneti a dover “risarcire†al privato ogni anno. Perciò modificare la convenzione è necessario, se vogliamo salvare la Regione dalla bancarotta. Un bel pasticcio, dovuto all’incapacità dei Governatori Galan e Zaia di tutelare gli interessi dei veneti; pasticcio che denunciai fin dal 2014, dopo aver “desecretato†le due convenzioni tenute gelosamente “sotto censura†da Vernizzi. Alla faccia della trasparenza, per poterle avere in copia (e renderle note a tutti: sindaci, deputati, consiglieri regionali, associazioni, espropriati, comitati) dovetti pagare 750 euro al notaio presso il quale erano depositateâ€.
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