Pedemontana, per Sis e Luca Zaia si tratta di una mina vagante da 7,5 milioni
Lunedi 8 Agosto 2016 alle 10:53 | 0 commenti
Il vecchio gruppo Cpv-Cps pretende il rimborso del progetto e del piano finanziario e ha chiesto al tribunale di Venezia un decreto ingiuntivo ma nessuno vuole pagare. Scrive Renzo Mazzaro su "Il Mattino di Padova" di oggi: "Le grandi manovre sul mercato finanziario internazionale per trovare il miliardo e mezzo che manca alla Pedemontana veneta, nascondono le miserie della contabilità ordinaria. Non solo i soldi che mancano per gli stipendi ai contoterzisti o per indennizzare gli agricoltori espropriati. C'è un decreto ingiuntivo per 7,5 milioni di euro chiesto al tribunale di Venezia nei confronti del concessionario Sis e della Regione Veneto, perché paghino il progetto preliminare e il piano economico finanziario, di proprietà del gruppo che aveva promosso il project ma poi ha perso l'aggiudicazione.
Era un intreccio di società che facevano capo a due consorzi costituiti a fine 2005: il Cpv (Consorzio Pedemontana veneta) con Maltauro, Rizzani De Eccher, Vittadello, Carron più altri e il Cps (costruttori, progettisti e servizi) in cui la parte del leone era di Impregilo ma c'erano anche Ccc, Technital, Idroesse, Studio Altieri, con la presidenza non a caso affidata all'ingegner Piergiorgio Baita. Cpv e Cps subentravano con trattativa privata ai soci pubblici di Pedemontana spa, società creata dal Veneto per realizzare l'opera. Un cavallo di Troia. Quello che a suo tempo battezzammo regalo di Natale, perché logica avrebbe voluto che la dismissione di enti pubblici da una società pubblica all'85% fosse annunciata con un bando che apriva l'accesso a chiunque fosse interessato all'opera. Non a caso fu aperta un'inchiesta dalla magistratura (archiviata). Sia stato o no un regalo, tutta questa gente ha lavorato negli anni successivi per produrre il progetto preliminare, il piano economico finanziario e la valutazione d'impatto ambientale della nuova autostrada-superstrada a pagamento, convinti di diventarne gli esecutori e i gestori. Nossignori: sul traguardo sono stati battuti da un concorrente, Sis scpa più Itinere sa, poi diventato consorzio stabile Spv. Il quale ha aperto i cantieri della superstrada utilizzando il progetto preliminare degli sconfitti (valore 7,5 milioni), più la valutazione d'impatto ambientale che aveva costretto ad aggiornare la progettazione (altri 4,5 milioni di costo). Totale 12 milioni, che Pedemontana spa, società liquidazione, chiede vengano rimborsati. Ma da chi? Nel ricorso al tribunale per l'ingiunzione di pagamento, presentata nel 2013, il liquidatore di Pedemontana Silvano Pedretti fa presente di aver provato inutilmente con le buone, senza cavare un ragno dal buco. Inevitabile il ricorso al decreto ingiuntivo nei confronti di Spv e della Regione Veneto. Ma Spv, per bocca di Claudio Dogliani, amministratore delegato di Sis, società che ha il totale controllo dell'opera, dice che 7,5 milioni sono troppi e in ogni caso vanno chiesti alla Regione Veneto. La Regione, per bocca dell'avvocato Francesco Zanlucchi dell'ufficio legale di palazzo Balbi, ha una linea difensiva netta: se c'è un commissario statale, cosa c'entra la Regione? Chiedano i soldi allo Stato. Il commissario statale è l'ingegner Silvano Vernizzi, non citato nel contenzioso e molto più preso dal miliardo e mezzo che manca. Per Vernizzi è una bega tra privati e la Regione non c'entra. Lui meno di tutti. Da Pedemontana spa sostengono che alla firma del contratto con Sis Vernizzi avrebbe dovuto chiedere il rinnovo della fidejussione, a garanzia della copertura delle spese sostenute dal proponente non più aggiudicatario. Invece se n'è dimenticato, cosa che impedisce al liquidatore di Pedemontana di rivalersi automaticamente su Sis. Ma Claudio Dogliani è perentorio: «Noi abbiamo rinnovato la fidejussione nel 2009, con la Banca Popolare di Novara. Non so perché loro si sono svegliati solo nel 2012». E si oppone al decreto ingiuntivo. «Se il tribunale deciderà che dobbiamo pagare, lo faremo, ma è una partita di giro, perché ci rifaremo sulla Regione». La quale ha già pagato 390 milioni, sui 450 spesi per la nuova Pedemontana. Il contributo pubblico si dovrà fermare a quota 614 milioni. Dogliani invece ne ha sborsati solo 60, a fronte dei 1500 che la convenzione pone a carico dei privati. Sis pensa di recuperare il finanziamento mancante attraverso un bond, un prestito obbligazionario, che verrebbe emesso da Jp Morgan, ma a garantirlo dovrebbe essere la Cassa depositi e Prestiti. Cioè i soldi del risparmio degli italiani. In alternativa l'Anas potrebbe subentrare al concessionario Sis e addossarsi la conclusione dell'opera. Nell'un caso e nell'altro, la prima autostrada regionale verrà ultimata solo con i soldi dello Stato. Un capolavoro. Con la ciliegina sulla torta di un decreto ingiuntivo che potrebbe portare a sequestrare la scrivania di Luca Zaia: gli sconfitti di Pedemontana spa non vedono l'ora di un gesto eclatante. Il giudice ha acquisito le memorie la settimana scorsa, ha 60 giorni per le conclusioni, altri 20 per le repliche. Non più tardi dell'autunno il verdetto".
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