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Tra le varie sorprese della due giorni elettorale a Vicenza c'è quella del boom dei consensi, almeno tra i votanti, per il Partito Democratico. Allungando di quasi dieci punti sulla civica del sindaco ora confermato è, infatti, il Pd che ha trascinato alla vittoria il "suo" candidato Achille Variati, che aveva programmato la fagocitazione del partito, checché abbia detto oggi il suo comunicatore Jacopo Bulgarini d'Elci.

Lui, come Variati aveva già fatto ieri sera in video, ha, infatti, ripetuto il mantra: «il Pd si è avvantaggiato del nome  di Variati».

Che sia una balla colossale lo dimostrano tutti gli analoghi risultati positivi che il Partito Democratico ha conseguito in Italia in praticamente tutti i comuni in cui si votava.

A meno che tutti i candidati sindaci non fossero cloni di Variati così come le copie di Bulgarini non avessero invaso lo Stivale, il Pd nel week end ha vinto "nonostante" se stesso e i suoi recenti errori politici nazionali e locali.

Ora sta ai "leader" locali del partito, che a Vicenza vanno dai Formisano ai Dalla Pozza fino al giovani Possamai, prendere coscienza di questo successo per riconquistare dignità (e primato) nel rapporto finora subalterno con Variati, che per vincere ha strizzato gli occhi a destra ma che senza il Pd oggi non sarebbe sindaco.

Variati, Bulgarini, Franzina, Quero non lo ammettono?

Glielo ricordi il Pd con l'orgoglio non dell'alleato subalterno, quello che sempre piace a Variati, ma del protagonista della vittoria: ieri a Vicenza è iniziato il Pd pride. Se Dalla Pozza, Formisano, Possamai & c. lo vorranno facendosi valere con un sindaco, che ama apparire ed è un monarca ma che senza il Pd ora sarebbe un oaria.

"Se non ora quando?" sembrano chiedersi anche il socialista Ennio Tosetto e Valentina Dovigo, espressione dell'alleanza con Sinistra Ecologia e Libertà.