Paura dei disabili nelle scuole vicentine: è il "vero" timore di Italo Francesco Baldo
Mercoledi 13 Giugno 2012 alle 20:26 | 0 commenti
Riceviamo da Italo Francesco Baldo e pubblichiamo
Prima o poi doveva accadere che le scuole cercassero di porre in questione la presenza di alunni con disabilità nelle classi. E stato fatto in modo deciso e provocatorio, senza però dare le opportune spiegazioni, ma solo evidenziando aspetti problematici, ossia che alcune scuole hanno "troppi" studenti con certificazione di handicap e altre non ne hanno o ne hanno in numero irrilevante. Le persone purtroppo non vengono informate in modo preciso.
Dal 1998, riforma di Berlinguer, esiste l'obbligo formativo per tutti i giovani fino al 18° anno di età e questo in modo indipendente rispetto alla situazione psicofisica di ciascuno. In ciò si continua la grande prospettiva, solo italiana, di integrazione scolastica delle persone con disabilità che maturò negli anni Settanta del secolo scorso. Le leggi, anche troppe, sono chiare a questo proposito, forniscono i modi corretti di inserimento nel corso "normale" di una scuola e ciò fin dalla Scuola Materna per proseguire fino all'Università . La legislazione e gli interventi dei vari ministri che si sono succeduti hanno sempre conservato questo valore, se l'integrazione è un valore sociale che deve coinvolgere tutti, allora tutti debbono avere le stesse opportunità . Furono anni difficili i primi, ma vi era entusiasmo e partecipazione, man mano l'alunno con disabilità è stato visto come una sola difficoltà , e lentamente si è trasformato pure il ruolo dell'insegnante di sostegno e il coinvolgimento di tutto il consiglio di classe. Giova ricordare che i genitori detengono il diritto di educazione, come recita l'art. 30 della Costituzione delle Repubblica Italiana e che pertanto sono i genitori a decidere dove iscrivere il proprio figlio senza limitazioni. Le istituzioni sulla base della normativa provvedono a realizzare al meglio il processo di istruzione/educazione. Gli inserimenti, in genere uno studente con disabilità , ogni 20 alunni, sono regolati dalla stesura di un Piano Educativo Individualizzato, che deve consentire mediante opportuna programmazione istruttiva ed educativa il pieno inserimento nella dinamica scolastica. A questo scopo concorrono tutti i docenti, ognuno con le proprie specifiche competenze, che devono essere anche in ordine allo svolgimento di programmi individualizzati per gli studenti. Ciò vale per tutti, perché non tutti raggiungono i medesimi risultati nello stesso tempo e pertanto si richiedono per tutti spesso interventi individualizzati. Nel caso di un alunno portatore di disabilità , il Consiglio di classe con l'aiuto di esperti predispone annualmente il Piano Educativo Individualizzato, dove vengono specificati gli interventi istruttivi/educativi di TUTTI i docenti. Talora per la buona realizzazione di questo Piano è necessario un ulteriore supporto per la classe, ossia un insegnante di sostegno. Questo docente è assegnato alla classe e è parte integrante del Consiglio di classe. Deve preoccuparsi di realizzare insieme a tutti gli altri docenti il Piano. In questa direzione il Piano evidenzia là dove vi sia il concorso dell'insegnante titolare della disciplina, oppure l'intervento dell'insegnante di sostegno. Costui può svolgere lezioni con la classe e il docente titolare svolgere una parte del programma, previsto dal Piano, con l'alunno con disabilità . In realtà tutti i docenti sono interscambiabili con quello di sostegno.
E' accaduto invece che anche i genitori chiedano l'insegnante di sostegno SOLO per il proprio figlio in situazione problematica, contribuendo in questo modo ad evidenziare la separazione. Quando questo accade e molti docenti propendono per questa soluzione, ossia dell'alunno con disabilità si occupa solo il docente di sostegno, la separazione si fa più forte e l'integrazione dell'alunno, che vuol dire essere parte del gruppo, diviene semplicemente "un'aggiunta".
Forse prima di "gridare" che si deve ridurre la presenza di alunni portatori di disabilità in questo o in quell'istituto, sarebbe bene ripassare un po' tutta la normativa, affinché non si leggano sondaggi nei quali il problema dell'integrazione si riduca alla semplice domanda: " È giusto mettere un limite agli studenti handicappati in classe?". Ogni bambino quando esce dal nido familiare necessita di integrazione, questa avviene in modo più o meno facile, a prescindere dalla questione disabilità . Il disadattamento non è solo per coloro che vengono definiti "handicappati". Forse bisognerebbe anche ricordare a tutti e soprattutto ai docenti e in particolare ai Dirigenti che ogni uomo ha un qualche handicap e che segnare quelli più evidenti, talora è un modo per mascherare i propri, magari quelli di non voler fare la fatica educativa e di potenziare coloro che possono anche in umanità dare molto in una società dove il parametro è sempre più quello materiale e non quello spirituale, che è poi quello che costruisce e fa progredire le società .
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