Patto di stabilità, in Veneto solo il 4% degli enti fuori norma
Sabato 4 Agosto 2012 alle 10:10 | 0 commenti
Federico Caner, Lega Nord - Il capogruppo leghista e vicesegretario federale commenta i dati apparsi in Gazzetta Ufficiale il 31/7. Caner: "in spending review tagli lineari di 8 € a cittadino: sforare i vincoli fiscali potrebbe non essere più un tabu'"
Nel 2011, in Veneto solo 11 Comuni su 268 non hanno rispettato il patto di stabilità (erano 8 nel 2010), il 4,1% del totale. Un valore ben inferiore rispetto alla media nazionale (5,3%) e di quella del Molise (33,3%), della Calabria (18.8%) e della Campania (10,4%) ed in linea col dato del Nord (4%) (vedi tabella 1).
Queste cifre, pubblicate martedì scorso in Gazzetta ufficiale, certificano la virtuosità dei nostri Enti locali, che però, nel recente decreto sulla Spending review, pagheranno esattamente come gli altri, cioè 8 euro a cittadino.
"Come al solito - dichiara il capogruppo leghista e vicesegretario federale Federico Caner -, nella bilancia del Governo l'equità nei ‘pesi' è l'ultimo dei problemi. La Spending review infatti non tiene in alcun conto del fatto che nel 2011 solo il 4% dei municipi del Nord abbia sforato il Patto, mentre al Sud si registrano percentuali più che doppie (9%). In entrambi i casi, gli Enti locali ci rimettono 8 euro a residente, cioè, per il Veneto, 34 milioni di euro (vedi tabella 3). Dal 2010, sono più che raddoppiati i Comuni che non ce l'hanno fatta a rispettare il Patto, e ho buona ragione di credere che la mannaia della Spending review darà il colpo di grazia a municipi che rappresentano, per i cittadini, il primo baluardo nell'erogazione dei servizi. Di fronte a questa cecità dello Stato centrale, che impone tagli alla periferia senza ridurre la spesa del pachidermico apparato ministeriale, credo non sia un tabù accogliere l'avvertimento del presidente dell'ANCI Graziano Delrio e le parole dei sindaci dei capoluoghi veneti: uscire tutti dai vincoli di finanza pubblica, mettendo in pericolo il saldo della Spending review che proprio sui conti locali fonda una buona fetta della previsione di risparmio".
I Comuni italiani, alla luce dei dati pubblicati in Gazzetta ufficiale, dovranno pagare quasi 89 milioni di euro a titolo di mancato rispetto del Patto di stabilità interno, mediante una corrispondente riduzione dei trasferimenti. In alcuni municipi però i trasferimenti non saranno sufficienti a coprire la sanzione: in questo caso i Comuni dovranno intervenire di tasca propria e letteralmente "versare" allo Stato la differenza (vedi tabella 2). "C'è da dire - spiega Caner - che su 89 milioni di sanzioni ben 38 sono imputabili ad un solo Comune: Torino. Senza il capoluogo piemontese l'ammontare delle sanzioni pagate dagli enti del Nord si ridurrebbe drasticamente, passando da 52 a 14 milioni di euro".
"Il grado di inadempienza al Patto di stabilità interno - prosegue il capogruppo leghista - evidenzia una estrema variabilità da Nord a Sud e da Regione a Regione. Eppure con i tagli disposti dalla spending review, basati sui consumi intermedi, i Comuni verranno trattati sostanzialmente allo stesso modo, nonostante solo il 4% dei municipi settentrionali abbia sforato il Patto, mentre al Sud la percentuale è più che doppia (9%). Quale concetto di virtuosità è giusto adottare? Quella teorica dei consumi intermedi (cioè le spese per l'acquisto di beni e servizi esclusi i costi del personale, che sappiamo essere altissimi in alcune aree del Paese), o quella del rispetto del Patto di stabilità e della sostenibilità dei bilanci? Perché se anche l'efficienza nell'erogazione delle prestazioni e il risparmio sulle spese per il personale non diventano criteri di virtuosità , non resta che trovare il sistema per garantire comunque servizi ai cittadini: uscire tutti assieme dai vincoli imposti dal Patto".
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