Patrimoni dei parlamentari vicentini: risponde Conte, ma nessuno li pubblica su sito Camere
Giovedi 1 Marzo 2012 alle 10:09 | 0 commenti
Da VicenzaPiù n. 229 del 25 febbraio 2012
La radicale Rita Bernardini ce l'ha, in parte, fatta. Da tempo combatteva con le Camere e i rispettivi Questori per far sì che potessero essere consultati online i patrimoni dei parlamentari italiani. La documentazione relativa, invero, era già disponibile al pubblico: in forma cartacea presso gli uffici del Parlamento a Roma. Ma visti i tempi che corrono e la necessità sempre più sentita di una trasparenza totale da parte dei parlamentari eletti con il Porcellum, la proposta dell'onorevole Bernardini non deve essere sembrata così campata in aria (nella fotoda sx Franco, Sbrollini e Conte).
Insomma, dopo aver affrontato i colleghi avversari della proposta in punta di diritto, alla fine la soluzione è stata la seguente: si pubblichino sui siti istituzionali i patrimoni dei parlamentari qualora essi firmino una liberatoria che lo permetta. Come testimoniato dal giornalista di "Repubblica" Alberto Custodero, all'11 febbraio solo 224 su 945 parlamentari hanno concesso la liberatoria richiesta. E i vicentini? Al 21 febbraio nelle loro schede biografiche pubblicate sui siti di Camera e Senato non compare alcun documento riguardante la situazione patrimoniale. Cosa totalmente lecita, la pubblicazione online è di fatto volontaria e un parlamentare è libero di non voler pubblicare nulla.
Precisazione necessaria: il patrimonio di un parlamentare non è una cosa interessante. Sapere quante case o macchine ha l'onorevole Tizio e il senator Caio, è argomento da chiacchiera da bar. Se anche i documenti ci fossero stati, non saremmo andati a guardare chi ha che cosa. La questione non è il patrimonio (chi se li guadagna onestamente, che si goda i frutti del proprio lavoro), ma il grado di trasparenza tenuto nei confronti degli elettori, tanto più se veneti e quindi lontani dalla Capitale, oltretutto senza auto blu o viaggi aero-ferroviari spesati. Seguendo la via istituzionale, ovvero tramite l'indirizzo mail parlamentare, abbiamo quindi chiesto ai deputati Massimo Calearo Ciman, Giorgio Conte, Manuela Dal Lago, Manuela Lanzarin, Daniela Sbrollini, Stefano Stefani; e ai senatori Alberto Filippi e Paolo Franco, il perché di questa scelta.
Solamente da Giorgio Conte, almeno per ora, abbiamo ricevuto risposta. Molto gentilmente, quando è vero bisogna riconoscerlo, ci ha contattato il giorno dopo avergli spedito le domande: «Da 12 anni faccio il parlamentare, prima sono stato consigliere comunale e vicesindaco. E credo che chi si espone facendo attività pubbliche abbia il dovere morale di rendere noti i propri redditi. Detto questo io ho sempre reso disponibili i miei dati come prescrive la legge, sinceramente non sapevo che si potessero pubblicare sul sito, mi deve essere sfuggito, ma non tengo niente nascosto a nessuno. È vero che per vedere i dati un veneto dovrebbe andare a Roma, ma ci pensano giornalisti a farlo tanto è vero che ogni anno giornali locali e nazionali pubblicano i miei redditi. Io l'obbligo di rendere rintracciabili i miei dati l'ho sempre rispettato, alcuni parlamentari non fanno nemmeno questo». A riprova della propria buona fede, il deputato ci elenca le sue proprietà ma non ne faremo nota perché non ci interessa il quanto ma che sia reso accessibile. Però una piccola chicca incuriosisce: «Ho una 500 che uso per muovermi - ci spiega - visto che, dopo l'alluvione, la Porsche che avevo era inutilizzabile. Ma questo lo saprà , se ne è scritto talmente tanto, come fosse una colpa avere una Porsche».
Vista la scarsa percentuale di rispondenti, visto che una mail può scappare (sia a loro che a noi), su queste pagine rinnoviamo l'invito ai parlamentari vicentini a rispondere a questi quesiti:
1- Come mai ha preferito che nessun documento riguardante la Sua situazione patrimoniale sia pubblicato sul sito della Camera/Senato?
2- Trova sbagliato che l'elettore veneto possa, qualora lo ritenesse utile, prendere visione dei documenti dal terminale di casa anziché recarsi nella Capitale dove avrebbe comunque accesso ai dati in forma cartacea?
3- Crede che i Suoi colleghi che hanno deciso di pubblicare i propri dati abbiano fatto una scelta sbagliata?
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