Pat, Dal Molin, Aim, Campo Marzo: vorrei che...
Lunedi 3 Agosto 2009 alle 08:30 | 0 commenti
Lista ragionata dei problemi che ci aspettano al rientro dalla vacanze. E di come potrebbero essere risolti
Per un mese stacchiamo la spina e ce ne andiamo in ferie. Al rientro, vorremmo vedere certe cose e non rivederne altre, a Vicenza. Stiamo sognando, ovviamente. Eccovi una lista ragionata dei nostri "vorrei".
I voti del cemento
Non vorrei che a furia di "qualche compromesso" il nuovo piano strategico che cambierà il volto della città , il Pat, si tramuti in una colata di cemento peggiore di quelle versate negli anni bui del terzetto Hullweck-Bressanello-Zocca. La Lazzari, madrina di quest'atto amministrativo che è il più gravido di conseguenze per i decenni futuri, ricorda ossessivamente di tenere salda la "governance", l'ultima parola sui mille progetti annunciati. Ma, come ha correttamente fatto notare il pidiellino Maurizio Franzina, nell'elenco dei desideri non c'è traccia di priorità , tempistiche, cifre. Replica: bisogna aspettare la fase due, ovvero il Piano degli Interventi, che non prima del 2010 riempirà il disegno generale del Pat di tutti i piani edilizi specifici, dal primo all'ultimo.
Certo è che, così all'ingrosso, la giunta Variati ha in mente di costruire alla grande (2,2 milioni di metri cubi freschi, per l'esattezza). Al posto del vecchio tribunale, nuove edificazioni. A Laghetto il "polo sanitario della prevenzione". Le cinque case di riposo dell'Ipab. Il nuovo municipio e il centro culturale nelle aree comunali all'interno dell'ex piruea Ftv-San Felice. A Vicenza est il nuovo stadio corredato da lotti commerciali e direzionali. Il campus-polo della meccatronica dove c'è l'attuale Menti, che sarà demolito. Nell'ex Zambon disinquinata il "polo della sicurezza" (nuovo comando dei vigili e, se la Provincia darà l'ok, la caserma dei carabinieri) con contorno di tre palazzine residenziali di 8 piani ciascuna più uno per "associazioni ambientalistiche" e un altro di servizio pubblico. Nella zona adiacente al teatro mano libera ai privati come compensazioni di terreni in periferia, come il Federale. E ancora non abbiamo notizie certe sulla zona industriale. Per carità , questa amministrazione ha certamente il pregio di voler lasciare il segno e il coraggio di rimodellare il territorio, benché i tempi e gli eventuali modifiche in corso d'opera restino un'incognita. Così le va dato atto che il ridimensionamento dei volumi del commerciale-direzionale intorno al nuovo tribunale, il taglio dell'abnorme previsione di crescita demografica by Crocioni e la ferma volontà di non far passare il vecchio piruea San Felice così com'era (ed era troppo vantaggioso per i soliti costruttori) siano segnali positivi. Tuttavia la via del cemento continua imperterrita e lastricata di buchi neri (vedi caso Torre Girardi, in cui Cangini dell'edilizia privata, al netto delle accuse del Comitato anti-abusi, ha confezionato un autogol mica da ridere). E checché ne dicano i sostenitori dello "sviluppo economico", non è affatto quella giusta per una cittadina già ingolfata di costruzioni come Vicenza. Quella giusta sarebbe limitare l'edificabilità caricandola di paletti ambientali, di standard a spese del privato e di oneri di urbanizzazione finalmente aggiornati all'insù. La Lazzari ce la mette tutta per governare l'espansione. Il problema, invece, è l'espansione in sé: serve davvero ai cittadini, o non piuttosto al mercato immobiliare? Per venire incontro a chi non ha i mezzi economici per permettersi l'affitto o l'acquisto della casa, basterebbe dare impulso all'edilizia pubblica, proprio con la cassa fatta grazie, per esempio, agli oneri aumentati. Domanda: quanti voti vale la lobby dei cementificatori? Secondo noi, meno di quelli del 99% degli abitanti vicentini.
Patto e Appello
Vorrei che il cambiamento non passasse per fare di Vicenza tutto un cantiere bensì per scoprire il gusto democratico del confronto d'idee a viso aperto. Il Patto di Alifuoco&company per far tacere l'opposizione alla Ederle 2 e ricavarne una ciotola di riso sta diventando il tema politico della città perché sapientemente rappresentato come chissà quale ideona dalla stampa d'establishment. Ora, siccome Alifuoco ha dichiarato (Domenica di Vicenza, sabato 25 luglio) che i contrari ad esso, come noi di VicenzaPiù, non entrano nel merito, e voilà , lo facciamo subito. Dicendo che il merito, caro Alifuoco, non c'è. Non è eticamente né politicamente giusto - ha ancora senso, questa parola? - mettersi la coscienza tranquilla e scambiare una palese ingiustizia come il raddoppio della base Usa con una manciata di nuove opere urbanistiche di dubbia utilità . Punto e a capo. La discussione è possibile, lo diciamo ai bardi del dialogo purchessia, solo a condizione che non si arretri sui diritti fondamentali. Nella storiaccia del Dal Molin, la democrazia, l'autodeterminazione e la dignità - alla quale abbiamo dedicato un Appello - sono state violate. Se questi non sono fondamenti irrinunciabili del vivere civile, i fan del Patto lo affermino e se ne assumano la responsabilità . Ma noi non ci stiamo e non ci staremo mai, perché un'idea alta della società ce l'abbiamo ancora. Ma restiamo comunque disponibili a parlare. Perché non in un dibattito pubblico?
A tutto Campo
Vorrei una città più vivibile. Più godibile. E sebbene non la smetteremo di attaccare certe vessatorie e demagogiche ordinanze (contro gli alcolici in strada, contro le prostitute e i loro clienti, etc), così applaudiamo alla rinascita di Campo Marzo, all'intenzione della Lazzari di aprire il teatro a forme artistiche non siano solo l'opera e la lirica, al ritrovato slancio delle feste rock, all'accordo coi writers, al fermento (per ora sottotraccia, aspettiamo i risultati concreti) fra i giovani chiamati nella Consulta dell'assessore Moretti, al mercatino dei prodotti locali in centro. Campo Marzo è fra tutte queste novità quella più significativa, e lo zampino di Matteo Quero si sente. Concerti ogni weekend per due mesi filati da oggi, cani sciolti a sgambettare, kermesse e via andare: si torna alla vita. Alberto Graziani, disegnatore satirico e geniaccio impertinente, in una recente lettera al Giornale di Vicenza faceva ironia su tutto ciò: se il problema è la "sicurezza", la soluzione è semplicemente quella di chiudere il parco con una bella inferriata. Ineccepibile. Ma sarebbe buttare un pezzo di città fatta apposta per invitare la gente a sciamarvi dentro. I continui allarmi del comitato di viale Milano di Florio Cappon e delle Vetrine del Centro di Anna Iannò su cartacce, bottiglie, loschi figuri e sporcizia in giro sarebbero benvenuti, a patto che riconoscessero che la via maestra è quella perseguita dal Comune: ravvivare e far affluire persone di tutte le età , ma specialmente i giovani.
Achille e l'Emiliano
Vorrei una politica cittadina che si occupasse con concretezza di questioni concrete e davvero pressanti. Un sindaco Achille Variati meno ecumenico (meno democristiano?) e più chiaro sul Dal Molin, battaglia che ormai, lo dica francamente, ha abbandonato. L'opposizione di centrodestra, con una faccia tosta incredibile, chiede trasparenza agli uffici comunali sul Pat quando durante i suoi anni di governo per avere un pezzo di carta i consiglieri comunali si sentivano rispondere cose tipo "non è che non possiamo fornirtela, è che non vogliamo" (l'ex assessore Magaddino a Franca Equizi). Su Aim fa la guerra a quell'abile tecnico-politico del presidente Roberto Fazioli non senza qualche ragione, come i dubbi sulla drastica scelta dell'in house (tutto resta in ambito comunale) e sulla perdita di alleanze con i vicini di Treviso e Verona. Ma Fazioli l'Emiliano ha il merito di avere una strategia precisa e coerente in testa, che ad Argenta e a San Giuliano Milanese gli ha regalato innegabili successi. Magari vorremmo, questo sì, capire meglio il ruolo del cda, in cui un Nicolazzi gran manager internazionale di idrocarburi, con posti di rilievo a destra e a manca, non ha ancora portato a casa niente, che si sappia. Quanto alla telenovela giudiziaria contro Rossi, Valle e l'ex board targato centrodestra con code nel centrosinistra (vedi resipiscenza del ruolo giocato dall'ex assessore di Variati ed ex advisor Giglioli), ci chiediamo quanto tempo occorrerà alla procura guidata da Salvarani per chiudere l'indagine. C'è chi sostiene che tenerla aperta a lungo costituisca un oggettivo contributo a svalutare l'azienda per renderla appetibile alla lobby del gas che mirava a fagocitarne il boccone più ghiotto. Noi crediamo che la giustizia debba punire i colpevoli di reati ove fossero provati, e che il Comune non debba avere remore nel rivalersi su di essi per i danni. Quanto alle mire di facile conquista di beni pubblici, staremo all'erta.
Zuccato, forza!
Vorrei, per finire, che le menti libere di questa città non si facessero tappare la bocca dai quietisti e dagli arrivisti. La parte sana di Vicenza pecca troppo spesso di paura. In politica, c'è un Presidio in cui tanti volonterosi devono fare i conti con qualche capetto per il quale ogni intervento pubblico sul Dal Molin o s'inchina al primato di Rettorgole o va ostracizzato. O c'è una Lega in cui i militanti che in buona fede sognano autonomia e federalismo seguono i pifferai magici che a Roma si comportano da satrapi romanizzati. O si assiste alla consunzione di un Pd locale nel quale gli idealisti sono mosche bianche senza voce. Nella cultura, a parte il passionale Emilio Franzina, gli intellettuali si sono dati alla macchia. Nell'industria, la crisi attanaglia il popolo diffuso delle partite Iva e fa credere ai miraggi della Tav e delle mitiche grandi opere (come la Valdastico) che sono costate e costano molto più degli sprechi della Casta. Lasciando sullo sfondo quell'amore per la città , quel mecenatismo e la lotta ai salotti pietrificati (Mr Assindustria Roberto Zuccato, forsa e corajo!) che dovrebbero animare un ceto imprenditoriale dotato di quell'etica che ora tutti fanno mostra di riscoprire.
Illusioni
Non vorrei illudermi. Ma forse, ancora una volta, ci sto cascando. Buone vacanze ai lettori.
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