Orari negozi, Trevisan: disponibili a modifiche, ma facciano lo stesso uffici pubblici
Venerdi 1 Luglio 2011 alle 13:59 | 0 commenti
Confcommercio Vicenza - Il presidente della Sezione 1 Confcommercio Matteo Trevisan avanza la proposta dopo l’assemblea dei negozianti: “Abbiamo detto no a cambi sulla chiusura infrasettimanale, ma siamo disponibili ad un tavolo sugli orariâ€.
I commercianti del centro storico di Vicenza ribadiscono il proprio no alla conversione del turno di chiusura infrasettimanale dei negozi da obbligatoria a facoltativa, ma aprono al confronto con il Comune sulla questione degli orari degli esercizi commerciali.E’ questa la posizione emersa nel corso dell’assemblea della Sezione 1 centro storico di Confcommercio Vicenza, tenutasi lo scorso 29 giugno, durante la quale si è affrontato anche il tema delle fasce orarie di apertura dei negozi nel cuore della città . “Nei giorni scorsi – afferma Matteo Trevisan, presidente della Sezione 1 Confcommercio - anche sulla base di un recente sondaggio tra gli operatori, abbiamo espresso all’amministrazione comunale la nostra contrarietà a qualsiasi modifica sul regime della chiusura infrasettimanale dei negozi. Capiamo ovviamente le pressioni che giungono dalla Grande Distribuzione Organizzata in tal senso, ma molti nostri operatori usano la mezza giornata di chiusura obbligatoria per una serie di incombenze, dalle pratiche burocratiche agli acquisti, che non riescono ad assolvere durante l’apertura del negozio. In sostanza – ribadisce Trevisan - se il Comune lasciasse libertà di scelta sul “riposo†infrasettimanale la maggioranza dei “piccoli†sarebbe comunque obbligata a chiudere, perdendo quote di mercato rispetto alle aziende più strutturate e sarebbe dunque una scelta non coerente con la politica di salvaguardia delle realtà tradizionali più radicate sul territorioâ€. Dunque i negozianti chiedono che il lunedì mattina o il mercoledì pomeriggio (per le merceologie alimentari) o ancora, per chi tratta articoli tecnici, il sabato pomeriggio, i negozi rispettino l’obbligo di chiusura. Ma il dibattito in assemblea è stato ampio sulla possibilità di rimodulare gli orari dei punti vendita, oggi sostanzialmente lasciati alle decisioni del singolo imprenditore all’interno di una fascia ampia (dalle 7.00 alle 22.00). “Nessuno nasconde l’opportunità , per venire incontro alle esigenze dei clienti – spiega il presidente Trevisan -, di spostare ad esempio la chiusura mattutina dei negozi alle 13.30, così da consentire al consumatore di sfruttare la pausa pranzo per fare la propria spesa. Oppure, altro esempio, di aprire un po’ più tardi il pomeriggio e chiudere a sera inoltrata. C’è, tra l’altro, fra i nostri operatori chi già lo fa. Sarebbe però opportuno che queste scelte, che vengono incontro ai cittadini, non riguardassero solo i negozi, ma anche gli uffici pubblici. Oggi per ottenere un certificato o recarsi
negli uffici pubblici ci si deve spesso assentare dalla fabbrica, dal negozio, dall’ufficio: diamo ai cittadini la possibilità di farlo in momenti che non collimano con quelli lavorativi e noi, come commercianti, valuteremo anche di tenere aperti i negozi al di fuori degli orari tradizionali. Lo stesso vale per la sera – prosegue Trevisan – possiamo scegliere di tenere i punti vendita maggiormente aperti, ma facciano lo stesso gli uffici e i musei, e magari poi invitiamo la gente a restare in centro con qualche piccolo avvenimentoâ€.
I commercianti del centro storico aprono dunque al dialogo con l’Amministrazione Variati mettendo sul tavolo un nuovo ambito di discussione. A questo proposito, tra l’altro, a breve l’Associazione predisporrà un ulteriore questionario rivolto ai negozianti della città di Vicenza per fotografare la situazione sul fronte orari e chiusure infrasettimanali e per raccogliere un orientamento il più ampio possibile sulla questione.
Ma in assemblea non si è parlato solo di questo, si è discusso anche di altri temi particolarmente sentiti dagli operatori: i rimborsi per l’alluvione, le incognite sui tempi per la realizzazione di nuovi parcheggi e il problema accattoni, che ancora si fa sentire.
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