Olio di oliva, Coldiretti contro l'UE: "senza data di scadenza meno chiarezza"
Giovedi 7 Aprile 2016 alle 21:59 | 0 commenti
Coldiretti Vicenza
Togliere la data di scadenza dell’olio di oliva per favorire lo smaltimento delle vecchie scorte. È l’ultima trovata dell’Unione Europea, naturalmente sempre a danno dei consumatori e con pesanti ripercussioni sulla qualità dell’offerta italiana. “È decisamente assurdo il fatto che dobbiamo difenderci da un’Unione Europea – spiegano il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù – che anziché prevedere norme più chiare e dalla parte del cittadino continua a lavorare per alimentare la confusione.
Non se ne può proprio più di questa situazione di incertezza e della mancanza di un’etichettatura completa ed intelligente di tutti i prodotti, che consentirebbe ai consumatori una scelta corretta e consapevoleâ€. Un commento indubbiamente duro, ma altro non poteva essere, di fronte all’esito delle votazioni della Commissione politiche dell’Unione Europea del Senato, che ha esaminato la Legge europea 2015 diretta a modificare l’art. 7 della legge n. 9 del 2013, nella parte in cui prevede un termine minimo di conservazione non superiore ai diciotto mesi per l’olio di oliva. “Di fatto è stata approvata una norma che favorisce lo smaltimento di olio vecchio e – proseguono Cerantola e Palù - fa venir meno un’importante misura di salvaguardia per il consumatore, poiché numerosi studi hanno dimostrato che con il tempo l’olio di oliva modifica le proprie caratteristiche. Con l’invecchiamento l’olio comincia a perdere progressivamente tutte quelle qualità organolettiche che lo caratterizzano (polifenoli, antiossidanti, vitamine) e che sono alla base delle proprietà che lo rendono un alimento prezioso per la salute, in quanto rallentano i processi degenerativi dell’organismoâ€. Con il recepimento delle indicazioni comunitarie, la data di scadenza non sarà più di 18 mesi, ma potrà essere decisa liberamente dagli imbottigliatori, il che equivale, di fatto, a cancellarla, poiché ognuno potrà metterla in base ai propri interessi commerciali. Ed è evidente il rischio che in molti ne approfitteranno per smaltire l’olio vecchio. “L’Italia ha prodotto nell’ultimo anno 300 milioni di chili ottenuti da un patrimonio di circa 250 milioni di piante su 1,1 milioni di ettari di terreno – concludono Cerantola e Palù - con un fatturato di circa 2 miliardi di euro ed un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative. Numeri che fanno del nostro Paese il secondo produttore mondiale dopo la Spagna, ma anche il primo per numero di oli Dop/Igp, che sono ben 43â€
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