Oggi siamo tutti catalani
Lunedi 12 Luglio 2010 alle 23:22 | 0 commenti
Roberto Ciambetti, Regione Veneto, Lega Nord - Il colpo d'occhio sull'avenida della Reina Maria Cristina a Barcellona è sorprendente per la folla gioiosa esplosa dopo il gol del blaugrana Iniesta: qui si riesce a capire lo spirito migliore dell'autonomismo catalano, che non impedisce ai più d'esser fieri per la vittoria iridata delle Furie Rosse su una Olanda che più che a calcio ha giocato a calci.
Il bagno della folla nella fontana ai piedi di Montjuic è un gesto di gioia, liberatorio e immagino che ai conservatori spagnoli,e ai loro confratelli sparsi in Europa e diffusissimi ahinoi anche in Italia, la festa catalana risulti tutto sommato indigesta, visto quanto accaduto poche ore prima a Barcellona.
Se nell'avenida della Reina Maria Cristina domenica infatti erano in 75 mila a festeggiare la Coppa del Mondo, sabato pomeriggio al Paseig de Grà cia, c'era stato un fiume umano fino a Plaça Tetuan, nella vicina Gran Via, di almeno un milione di catalani in un corteo aperto da una straordinaria senyera, la bandiera catalana, di oltre 250 metri quadrati e dallo striscione "Som una Nació, nosaltres decidim" (nella foto d'archivio catalani e veneti mainfestano insieme, n.d.r.).
Una manifestazione festosa, ordinata ma politicamente dura, durissima, scandita dagli slogan "Volem tot l'Estatut" ma ancor più "Independència", con gente di tutte le età , giovani, famiglie, anziani in una protesta composta contro la sentenza della Corte Costituzionale spagnola che ha sostanzialmente cassato lo statuto autonomista catalano, con un pronunciamento che lo stesso El Pais, quotidiano madrileno e non esattamente un alfiere dell'autonomismo catalano, ha definito lacunoso, zoppicante da un punto di visto teorico e di scienza del diritto, inzuppato di un "eccesso di retorica spagnolista". La sentenza della corte, applaudita dai conservatori, non contesta la costituzionalità dello Statuto catalano, ma mette in discussione alcuni punti della carta costituzionale catalana, dal sistema giudiziario, all'autonomia finanziaria sino all'uso della lingua catalana e, di conseguenza, il sistema scolastico. Sentenza scandalosa, figlia di una cultura franchista, espressione di un centralismo anacronistico che in Spagna si pensava esser stato superato da tempo.
Contro tutto ciò il tam tam della'autonomismo catalano in poche ore è riuscito a far convogliare su Barcellona oltre un milione di persone giunte da ogni dove della Catalunya.
Una manifestazione straordinaria per compostezza e imponenza: le immagini e i filmati diffusi in rete lasciano completamente sbigottiti: anziani che agitano grandi sagome di mani gialle con la scritta "Adéu Espanya", uno striscione "Catalonia the next state in Europe", palloncini bianchi che fanno salire in cielo la scritta "Som una Nació" e un numero incredibile di senyeras, guidate da quella retta dal presidente della Generalitat catalana, il socialista José Montilla assieme al presidente del parlamento catalano Ernest Benach dagli ex-presidenti Pasqual Maragall e Jordi Pujol uomo che finì in carcere sotto Franco e che oggi ottantenne scende in piazza ancora per difendere la sua Catalunya.
Il testo del comunicato finale della manifestazione è energico nella sua compostezza: "Il taglio del Tribunal Constitucional allo Statuto della Catalogna, dopo che questo è stato avallato dalla sovranità del popolo catalano mediante referendum, non è democraticamente ammissibile. E' un attacco alla sovranità del popolo della Catalogna e alla democrazia".
Dai democratici catalani una lezione indimenticabile: la manifestazione di sabato scorso segna uno spartiacque non solo nella storia catalana, ma per noi tutti che crediamo nel valore dell'autonomia e che crediamo nell'Europa dei popoli e delle nazioni. Oggi siamo tutti catalani.
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