Legambiente oggi sul rischio idrogeologico: Frane e alluvioni, disastri innaturali
Sabato 12 Novembre 2011 alle 15:57 | 0 commenti
Legambiente Vicenza - Cambiamenti climatici, cementificazione, sconsiderata gestione del territorio, mancanza di una efficace politica di prevenzione. Bertucco: "La politica guarda più al consenso che alla tutela del territorio". Legambiente lancia un progetto straordinario di mobilitazione di 10.000 giovani per la cura e la manutenzione del territorio (foto di Valentina Dovigo).
"Eventi estremi, certamente, ma non più eccezionali. Solo negli ultimi due anni si sono succedute ciclicamente piogge di eguale se non superiore intensità su tutto il territorio italiano", dichiara Giorgio Zampetti, coordinatore scientifico di Legambiente, riassumendo il convegno "La mitigazione del rischio idrogeologico.
"Gestione sbagliata del territorio e scarsa considerazione delle aree considerate ad elevato rischio idrogeologico, mancanza di adeguati sistemi di allertamento in un paese dove ogni anno si perdono 500 km2 di superficie naturale, rurale o agricola trasformati in cemento, edifici e nuove infrastrutture, dove in dieci anni c'è stata una perdita di superficie agricola utilizzata pari a 300 mila ettari" - prosegue Giorgio Zampetti - interventi e politiche locali a confronto" tenutosi oggi presso Villa Lattes, a Vicenza. Un appuntamento che si inserisce nel percorso di avvicinamento al IX Congresso Nazionale dell'Associazione Ambientalista.
La mancanza di piani di emergenza, insieme ad un territorio che non è più in grado di ricevere precipitazioni così intense, sono i fattori che trasformano violenti temporali in tragedia. "Crediamo - continua Zampetti - sia necessario lanciare un piano di prevenzione complessivo, che contempli le operazioni di messa in sicurezza delle zone a rischio, le delocalizzazioni degli edifici delle aree golenali, la manutenzione del territorio ma, soprattutto, la formazione dei cittadini".
Non sono stati esclusi i fattori politici dalla discussione: "La politica, a tutti i livelli -sottolinea Michele Bertucco, Presidente di Legambiente Veneto - non ha mai voluto imparare dai disastri del passato, non finanzia la difesa del territorio perché non porta voti. E' un problema culturale, e oggi anche economico."
Tagli dell'84% alle risorse contro il dissesto idrogeologico tra il 2008 e il 2011, a fronte dei 1000 millimetri l'anno di precipitazioni in Italia, mentre aumentano gli eventi estremi, che oramai sono 4-5 l'anno, a partire dagli anni '90. Tutti eventi che hanno prodotto enormi spese per le casse pubbliche. I Fondi stanziati per le principali emergenze idrogeologiche in Italia negli ultimi 24 mesi sono stati 574.394.400,00, di cui 300.824.00 in Veneto per gli eventi del 2010. Senza che sia cessato il timore che ad ogni pioggia il trauma delle esondazioni dei fiumi possa ricominciare. L'82% dei comuni italiani è ad alta criticità idrogeologica e 3,5 milioni di cittadini sono a rischio. Questi dati non hanno fermato le concessioni a costruire in aree vietate dai piani di assetto idrogeologico, quelle ad alto rischio a ridosso dei fiumi.
"Se osserviamo le aree vicino ai corsi d'acqua - spiega Zampetti - è evidente l'occupazione crescente delle zone di espansione naturale con abitazioni, quartieri, scuole o industrie. Un'incontrollata urbanizzazione che ha aggravato il rischio idrogeologico in tutto il Paese. Per affrontare il problema occorre una reale inversione di tendenza che metta al centro interventi di delocalizzazione dei beni esposti a frane e alluvioni, la tutela dei corsi d'acqua e il ripristino dei loro spazi, come elemento per coniugare la valorizzazione dell'ambiente e la sicurezza delle persone. Gli eventi di questi giorni inoltre - conclude - confermano che la prevenzione deve essere accompagnata dall'attuazione di una politica attiva di convivenza con il rischio, attraverso sistemi di previsione delle piene e di allerta e piani di protezione civile aggiornati, testati e conosciuti dalla popolazione".
Secondo i dati allegati al nuovo PTRC, la superficie urbanizzata del Veneto è aumentata nel periodo 1983/2006 del 12,41%. Nelle province del Veneto il consumo di suolo tocca livelli record a Padova con il 20,6% della provincia urbanizzata, Treviso con il 18,59%, Vicenza con il 14,51%, Venezia con il 14,42%, Verona con il 13,62% e a chiudere la classifica Rovigo con l'8,86% e Belluno con il 3,05%. A fronte di questa situazione pochissimi comuni hanno avviato delocalizzazioni di abitazioni ed insediamenti industriali.
Da ciò i drammatici eventi che hanno colpito il Veneto lo scorso anno e altre regioni nei giorni scorsi. Tali eventi, secondo l'Associazione ambientalista, hanno mobilitato, ancora una volta, la parte migliore del paese. Volontari che, provenienti da tutta Italia, sono intervenuti per portare aiuto e conforto alle popolazioni colpite.
"Un patrimonio che non può essere cancellato dai tagli lineari e che deve invece essere incrementato - sostiene Valentina Dovigo, di Legambiente Vicenza. Da qui nasce l'idea di proporre un servizio utile per la sicurezza del nostro territorio e dei cittadini che è anche una bella opportunità per tanti giovani. Un progetto straordinario di mobilitazione di 10.000 giovani per la cura e la manutenzione del territorio che si concentri sui corsi d'acqua, e promuova una grande campagna di alfabetizzazione della popolazione sul rischio idrogeologico, organizzando concrete esercitazioni con la popolazione".
La proposta di Legambiente prevede un impegno retribuito, sul modello del servizio civile nazionale, della durata di circa tre mesi, durante i quali i giovani si dedicheranno alla cura dei corsi d'acqua occupandosi, in particolare, della pulizia delle sponde, del monitoraggio e segnalazione di criticità ed elementi di rischio, di attività di informazione e sensibilizzazione, illustrando i comportamenti da adottare in caso di calamità , di organizzare esercitazioni pratiche con le scolaresche e con la popolazione per metterle in condizione di "autodifendersi" nel caso di emergenze alluvionali o di frane.
Tutto ciò, dai calcoli dell'Associazione ambientalista, potrebbe essere realizzato con un costo, per l'intera operazione, di circa 20 milioni di euro comprensivi di compenso per i giovani, rimborso per l'attività organizzativa in capo al comitato regionale e circa 5 milioni di euro per varie ed eventuali (attrezzature, comunicazione, ecc.), da recuperare, ad esempio, attraverso una più equa definizione dei canoni per l'attività estrattiva nelle cave, oppure attraverso la riduzione dello stanziamento per la Difesa del nostro Paese, considerando che 20 milioni di euro rappresentano appena un terzo del bilancio della Difesa di un solo giorno o, se si preferisce, un quarto del costo di uno dei 131 cacciabombardieri di quarta generazione (F35) che il nostro Paese si è impegnato ad acquistare per i prossimi anni.
"D'altro canto - conclude Dovigo - il vero nemico del nostro Paese non è più oltre cortina, ma si chiama rischio idrogeologico, ed in questo senso è giusto combatterlo con i fondi della Difesa".
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