Oggi a Vicenza flash mob dei precari: Il nostro tempo è adesso! La vita non aspetta
Sabato 9 Aprile 2011 alle 16:46 | non commentabile
Riceviamo all'indirizzo dei cittadini ([email protected] ) la nota di Irene Rui che pubblichiamo.
Oggi anche Rifondazione Comunista e la Federazione della Sinistra scende in piazza a Vicenza accanto ai precari, sotto lo slogan "Il nostro tempo è adesso! La vita non aspetta" a Vicenza l'appuntamento è alle 16,30 con un flash mob in Corso Palladio e altre rappresentazioni sulla precarietà , in P.zza dei Signori.
Noi precari non siamo più disposti a vivere in un Paese che non ci da un futuro. Tutte le nostre fatiche, quelle dei nostri genitori per darci un futuro migliore, per avere un titolo di studio, una laurea che rendesse la nostra vita migliore rispetto la loro, è stata disattesa da una politica sul lavoro che ha incentivato la precarietà a vita. Ci troviamo a 40anni mantenuti dai nostri genitori che dopo aver passato una vita da operai, ora in pensione devono aiutare i figli a sopravvivere: figli che hanno una famiglia, figli che sono costretti a tornare da loro poiché non sanno come pagare l'affitto, come mangiare o cosa mettere in tavola per i loro bimbi; figli precari a vita, senza un futuro per il domani, costretti a rinunciare a cure, costretti a chiedere carità .
Siamo i giovani e i meno giovani di fine novecento, e del nuovo millennio che la deregolamentazione del mercato del lavoro ci ha condannato. Persone che ha 30-40anni sono spazzatura, troppo vecchi o fertili per l'impiego, troppo giovani per la pensione. Pensione che comunque non c'è e non ci sarà , perché la nuova normativa contributiva non ci permette di accumulare tra un lavoro precario e l'altro, sufficiente contribuzione per arrivare al traguardo. Persone condannate ad emigrare, alla povertà , come i nostri avi in difformità dell'articolo 3 della Costituzione Italiana.
Siamo le false partita iva, i co.co.pro., i co.co.co., i lavoratori a chiamata, merce e non persone, risorse usa e getta.
Ora diciamo basta, basta vogliamo una sicurezza per il nostro futuro, per i nostri figli. Vogliamo un salario minimo garantito così come sancito dal parlamento europeo proprio ieri. Non vogliamo scappare dall'Italia, ma vogliamo mettere il nostro sapere a servizio del nostro Paese.
Nel nostro Veneto invece, pioniere delle normative italiane di deregolamentazione del lavoro, si fa un altro passo in questa direzione, incentivando lo sfruttamento: apprendistato a 15 anni. Manodopera quasi gratuita, per il padronato e meno istruzione, meno cultura e più lavoro, perché è questo che vogliono: "i bifolchi non hanno cognizione e non hanno possibilità di alzare la testa". Non ci dobbiamo in fondo lamentare i nostri paesani non ci hanno sempre detto "Va a lavorare che le mejo, studiar no serve", poiché loro arlecchini e colombine, hanno sempre detto ai loro "paroni" "comandi sior paron" e "El paron la sempre rason".
Precari e ricattabili è questo quello che vogliono lor signori, precari ed affittati come una merce all'azienda di comodo, dove i diritti sono inesistenti, dove il "collegato al lavoro" è una minaccia per il lavoratore. E' ora di dire basta. Il nostro tempo è adesso, la vita non aspetta.