Berlusconi: manovra lacrime e sangue da 92 mld! Opposizioni: solo tasse e niente crescita
Sabato 13 Agosto 2011 alle 10:14 | 0 commenti
Rassegna.it - Pacchetto anticrisi votato all'unanimità dal Cdm. Con i 47 miliardi della prima manovra si arriva a 92. Berlusconi: cuore gronda sangue, misure inevitabili. Le opposizioni: solo tasse e niente crescita. Lavoro: batosta ai contratti collettivi nazionali
"Il nostro cuore gronda sangue, era un vanto del governo non avere mai messo le mani nelle tasche degli italiani ma la situazione mondiale è cambiata". Il premier Silvio Berlusconi nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi annuncia così, nella tarda serata del 12 agosto, il via libera del Consiglio dei ministri alla nuova manovra lacrime e sangue.
"Siamo addolorati ma soddisfatti, la sensazione è di avere fatto per intero il nostro dovere".
I 45 miliardi del nuovo pacchetto anticrisi sono tutti nuovi, 20 per il 2012 e 25,5 per l'anno successivo, che si andranno a sommare ai 47 della prima manovra per una cifra monstre di 92 miliardi di euro. "Non c'erano alternative, è quello che serve" per ridurre il deficit è raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013 "come chiesto dalla Banca centrale europea", conferma il ministro dell'Economia Giulio Tremonti.
Berlusconi annuncia che il governo non porrà la fiducia, ma la battaglia in Parlamento non si annuncia facile. Per il Pd la supermanovra è "iniqua e inadeguata". Ci sono "più tasse e meno servizi", sottolinea il Fli. E per l'Udc "non è una manovra strutturale, ci sono troppe tasse". "Luci e ombre, faremo la nostra parte", commenta invece l'Idv.
C'è anche la temuta batosta ai contratti nazionali di lavoro. Le norme "contengono il cuore dello Statuto dei lavori - sottolinea il ministro del Welfare Maurizio Sacconi - in quanto attribuiscono ai contratti aziendali o territoriali la capacità di regolare tutto ciò che attiene all'organizzazione del lavoro e della produzione, anche in deroga ai contratti collettivi e alle disposizioni di legge quando non attengano ai diritti fondamentali nel lavoro che in quanto tali sono inderogabili e universali".
Insomma, per il ministro "il cuore della contrattazione diventa l'azienda o il territorio". E con queste decisioni gli accordi separati alla Fiat di Pomigliano e Mirafiori diventano automaticamente validi erga omnes nonostante il no della Fiom.
Ecco alcuni contenuti del decreto secondo quanto emerso dalle anticipazioni: la liquidazione dei dipendenti statali sarà pagata con due anni di ritardo. Arriva il contributo di solidarietà per i redditi privati medio-alti, pari al 5% della quota eccedente i 90.000 euro e del 10% della quota eccedente i 150.000 euro. L'intervento ricalca quello già previsto per i dipendenti pubblici.
Soppressione delle Province sotto i 300mila abitanti, fusione dei Comuni sotto i mille abitanti, riduzione dei componenti i Consigli regionali, il tutto a partire dalle prossime elezioni. Anticipato di cinque anni (dal 2020 al 2015) il progressivo innalzamento a 65 anni (entro il 2027) dell'età pensionabile delle donne nel settore privato. I dipendenti delle amministrazioni pubbliche che non rispettano gli obiettivi di riduzione della spesa potrebbero perdere il pagamento della tredicesima.
Le festività infrasettimanali "non concordatarie" (cioè quelle non religiose) verranno spostate al lunedì. Prevista, poi, la tracciabilità delle transazioni superiori ai 2.500 euro con comunicazione all'Agenzia delle entrate delle operazioni per le quali è prevista l'applicazione dell'Iva. Inasprimento delle sanzioni fino alla sospensione dell'attività per la mancata emissione di fatture o scontrini fiscali.
Per i servizi pubblici locali si punta alla liberalizzazione ed è confermato che saranno incentivate le privatizzazioni. La tassazione sulle rendite finanziarie è allineata al 20%, una misura che vale circa 2 miliardi di euro. Sono però esclusi i titoli di Stato che restano tassati al 12,5%.
Quanto ai ministeri è previsto un taglio di 6 miliardi di euro nel 2012 e 2,5 nel 2013, mentre per gli enti locali verranno ridotti di 6 miliardi i trasferimenti nel 2012 e 3,5 nel 2013. Per le Regioni, già sul piede di guerra, il peso della riduzione dei fondi è pari a 1 miliardo di euro. La sanità non verrà toccata, ma il presidente dei governatori, Vasco Errani, lancia l'allarme: i servizi essenziali sono a rischio.
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