Nuova botta e risposta tra i comitati No Pfas, che richiedono più controlli e la Miteni, che dà la sua ampia disponibilità
Lunedi 23 Ottobre 2017 alle 16:50 | 0 commenti
Abbiamo ricevuto in redazione questa mattina un comunicato congiunto dei comitati Mamme No Pfas, Genitori Attivi zona rossa e del coordinamento Acqua libera dai Pfas. Pronta è stata la risposta dell'azienda Miteni SpA, che era stata chiamata in causa. Ma iniziamo con le accuse rivolte dai primi: "Abbiamo toccato un nervo scoperto! La caratterizzazione del sito Miteni è ancora in alto mare. I carotaggi effettuati fino ad ora non sono sufficienti. Ribadiamo che è necessario scandagliare il sito con prelievi fatti su una maglia con lato non inferiore a 10 ml. x 10 ml., e pretendiamo come cittadini avvelenati , che ciò venga fatto a ritmi serrati."
"La Regione deve dire quanto tempo manca ancora per avere i dati definitivi. Non possiamo fidarci di una azienda che ha una storia, documentata nella relazione del NOE, fatta di silenzi e omissioni nella denuncia di una contaminazione del sottosuolo perpetrata negli anni nel dispregio delle leggi . Vogliamo conoscere i risultati delle analisi sui pozzi di controllo all'interno e all'esterno dell'azienda
e facciamo presente che questa non è una concessione ma un nostro diritto sancito dalla legge (Dgls
14marzo 2013 n. 33). Troppe cose ci sono state nascoste da quaranta anni a questa parte. Vogliamo sapere cosa possa aver contribuito a migliorare l'efficienza della barriera idraulica, perché solo nel marzo 2016 la Miteni ( a fronte di un cospicuo aumento di Pfas nel pozzo MW18, posizionato a sud del sito), dichiarava con toni disarmanti che era insufficiente. Nello stesso documento , allegato al verbale della riunione avvenuta nella sede Arpav di via Zamenhoff a Vicenza in data 21/03/2016, si ammetteva che l'origine dell'inquinamento doveva essere ricondotto al proprio sito. Non crediamo che con la scoperta dei rifiuti "imbustati" lungo le rive del Poscola il problema possa dirsi risolto. Ricordiamo che la caratterizzazione del sito è appena al 10 %, e di questo passo per completarla ci vorranno almeno 40 anni."
"Oggi - continuano i comitati - ci dicono che la falda passa sotto la Miteni praticamente indenne , noi rispondiamo che le dinamiche della contaminazione non sono lineari e che il livello della falda ( dopo un periodo di grande siccità ) può essersi abbassato quel tanto da toccare solo in minima parte il terreno contaminato. Ma tutto ciò apparirà chiaro solo dopo che la caratterizzazione sarà completata."
"Ancora una volta fumo negli occhi - conclude la nota - come quando ci viene detto che la falda va verso est , ricordiamo che sotto la Miteni è presente l' acquifero indifferenziato che per estensione è secondo in Europa. Chiediamo fatti concreti , impegni e date. La posta in gioco è importantissima."
Passiamo ora come sopra accennavamo alla pronta risposta di Miteni: "Con tutto il rispetto per le "mamme" ma dire che la caratterizzazione è in alto mare non è vero. Sostituirsi agli esperti degli enti di controllo non è saggio né utile. Le indagini di caratterizzazione non si fanno a caso ma con strumenti e competenze importanti che sono state da tempo messe in campo dalle istituzioni e dall'azienda. Premettiamo che siamo disponibili a far fare tutte le indagini che i tecnici diranno di fare, ma se l'acqua in uscita della falda è depurata oltre il 99% e non esistono tracce di altri rifiuti sepolti non sarebbe meglio esserne contenti invece di inseguire degli slogan?"
"Riguardo alla sfiducia nell'azienda - continua la dirigenza Miteni - a seguito della documentata relazione del Noe, vorremmo far presente che forse non era tanto documentata. Ci hanno accusato di avere sepolto rifiuti dove c'erano le ex vasche ma dopo aver scavato per settimane si è scoperto che di rifiuti non ce ne sono. Poi si sono dimenticati di allegare alla documentata relazione le carte che dimostrano la bonifica dei terreni fatta già negli anni Novanta, documenti che abbiamo consegnato alla commissione d'inchiesta parlamentare. Se vogliamo lavorare tutti per risolvere il problema concentriamoci sui fatti e lavoriamo insieme per fare gli interventi utili."
"Diamo fiducia a Arpav, Regione e Procura e magari anche in po' a Miteni - conclude la nota -, almeno per il fatto che se ci fossero dei rifiuti sepolti avremmo tutto l'interesse a trovarli invece di dover spendere milioni di Euro per fare barriere che sarebbero state in quel caso del tutto inutili: bastava fare un buco e toglierli. La realtà è più complessa ma con la collaborazione di tutti abbiamo ottenuto l'importante risultato di intercettare quasi totalmente gli inquinanti in falda."
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