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Nucleare, anche la Germania trema

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 25 Marzo 2011 alle 23:39 | 0 commenti

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Riccardo Valsecchi, Rassegna .it - Berlino. Dopo il disastro di Fukushima il governo tedesco ha sospeso il rilancio dell'atomo. Ma per molti la decisione non basta. I 17 reattori stanno invecchiando e gli incidenti aumentano. Dal 2007 a oggi una lunga lista di guasti e malfunzionamenti.

Il Giappone piange e la Germania trema. Nonostante le proteste di piazza e l'opposizione di tutti i sei Länder guidati dal Partito Socialdemocratico (SPD), il 26 novembre scorso il Parlamento federale tedesco aveva approvato l'estensione del periodo d'attività degli impianti atomici sul territorio: fino a otto anni per gli impianti precedenti il 1980, quattordici anni per le dieci centrali costruite successivamente.
 

In seguito ai danni causati alla centrale atomica di Fukushima dal terremoto che ha colpito il Giappone, il governo di Berlino è stato però costretto a rivedere le proprie posizioni, imponendo momentaneamente una moratoria di tre mesi per sette centrali.

Il provvedimento, che a parere di alcuni esponenti della magistratura sarebbe incostituzionale, in quanto revoca arbitrariamente un emendamento precedente, è stato contestato anche dal movimento antinuclearista e dall'opposizione, in quanto soluzione temporanea e inefficace. Il 26 marzo il popolo degli antinuclearisti scende in piazza nelle più importanti città tedesche, tra cui Berlino, Colonia, Amburgo e Monaco, per protestare con un solo slogan: "Atomkraft? Nein, danke". Energia nucleare? No, grazie.

La Germania, con diciassette reattori attivi e una produzione pari a 21,5 GW, è uno dei sei principali attori nel mercato mondiale dell'energia atomica. "Al momento - spiega il professor Lutz Mez, docente di Politica dell'ambiente alla Freie Universität di Berlino - la produzione energetica tedesca dipende dal nucleare per una quota del 23% circa, mentre il resto del fabbisogno elettrico viene ricavato da gas per il 12%, per circa il 18% dalle energie rinnovabili e per il resto da energia fossile (carbone)". Proporzioni che fanno della Germania uno dei paesi più a rischio di disastro nucleare.


"Sebbene sia difficile pensare che una catastrofe naturale come quella che ha sconvolto il Giappone e causato i danni alla centrale di Fukushima possa ripetersi in Germania - prosegue Mez -, dato che l'attività sismica in territorio tedesco è assai inferiore, ciò non vuol dire che i problemi non sussistano. Ci sono moltissime e differenti cause che possono portare a un disastro nucleare, non solo di ordine naturale, come un terremoto, bensì anche in conseguenza di problemi infrastrutturali tanto quanto di conduzione del materiale energetico. Solo negli ultimi sei anni in Germania almeno sei impianti nucleari hanno necessitato di verifiche per problemi di sicurezza. A volte si è trattato di casi di manutenzione, a volte di conduzione, altre volte ancora si è verificato un arresto improvviso del sistema. Nel caso delle centrali di Brunsbüttel e Krümmel, poi, si è dovuto ricorrere addirittura alla disattivazione permanente degli impianti".

Il 28 giugno del 2007 presso l'impianto di Brunsbüttel, nel Land occidentale dello Schleswig-Holstein, si registrò un cortocircuito. La sospensione immediata del reattore portò a cali di tensione nelle regioni del nord, in particolare nella città di Amburgo. Probabilmente lo stesso calo improvviso di corrente fu alla base dell'incendio che divampò nella vicina centrale di Krümmel, costringendo all'immediata sospensione di ogni attività e all'evacuazione della struttura. Riattivato il 21 giugno del 2009, il reattore della centrale nucleare di Krümmel è stato spento di nuovo dopo soli quindici giorni per un ennesimo cortocircuito.

Non si tratta di casi isolati: presso la centrale di Philippsburg il 7 maggio 2007 si è registrata una chiusura non perfetta delle valvole di sicurezza; la direzione dell'impianto di Unterweser, nel giugno dello stesso anno, ha reso noto che uno dei quattro settori del sistema di raffreddamento del calore residuo in caso di emergenza non era funzionante al 100% e che da oltre un anno non si riusciva a risolvere il problema; il 6 giugno del 2008 il ministero dell'Ambiente del Baden-Württemberg ha dichiarato che, sempre presso la centrale di Philippsburg, si era registrata una caduta di pressione che superava i limiti consentiti; nel gennaio 2009, si è verificata una fuga interna di liquido radioattivo dal primo al secondo circuito nella centrale nucleare di Biblis B nell'Assia.

"In realtà - continua Mez - l'idea di una dipendenza della Germania dall'energia atomica è completamente falsa. La produzione energetica totale tedesca si attesta all'incirca sui 150 mila MW all'anno, ma la richiesta interna effettiva è di 80 mila MW. È chiaro quindi che la Germania, nel caso dovesse rinunciare all'energia nucleare, non avrebbe alcun bisogno di importare energia da altri paesi". A ciò si aggiunga la posizione di privilegio della Germania nel settore delle energie rinnovabili. "La soluzione più veloce ed economica, volta alla sostituzione dell'apporto energetico fornito dal nucleare, sarebbe quella di investire in impianti e in imprese per lo sviluppo delle energie rinnovabili. È difficile sostenere quali e quanti siano i costi e i tempi di tale operazione, anche se in passato si è parlato di circa 25 anni di transizione (la Germania punta all'obiettivo di un 45% di dipendenza dalle sole energie rinnovabili per il 2030), ma di sicuro, a mio parere, il problema dell'invecchiamento delle infrastrutture legate alla produzione nucleare, con conseguente variabilità esponenziale dei pericoli, è imminente".

Quanto alla posizione dell'Europa in materia, conclude Mez, "sicuramente la Ue ha molte più competenze politiche oggi rispetto al passato in tema di energia, non solo nell'ambito del nucleare ma anche delle energie rinnovabili. Ma sono i governi dei singoli Stati a imporre le linee guida di politiche energetiche che rimangono, pertanto, nazionali".

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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