Non siate "choosy" (schizzinosi), bisogna ... scegliere (to choose) da che parte stare.
Sabato 27 Ottobre 2012 alle 18:57 | 0 commenti
"La lotta di classe esiste, eccome. È una guerra dichiarata dai ricchi contro i poveri. E i primi la stanno vincendo." Sono frasi che non è più di moda dire. Sono parole "politicamente scorrette", da "comunisti". Ma il concetto lo ha espresso Warren Buffett, uno degli uomini più ricchi del mondo. Uno che sa che la "sua classe" ha preteso e ricevuto benefici immensi accumulando profitti e ricchezza a danno dei più poveri.
Buffett sa che il divario tra ricchi e poveri è aumentato in maniera impressionante e che pochi ricchi possiedono la stragrande maggioranza delle risorse (economiche, finanziarie e materiali) del pianeta. Buffett sa tutto questo e lo dice con chiarezza ... ma lui è statunitense, un anziano capitalista "eccentrico" che propone di aumentare le tasse ai ricchi. Da noi sarebbe guardato con sospetto, sarebbe emarginato. Perché in Italia bisogna subire in silenzio.
Siamo in crisi e c'è necessità di trovare i miliardi necessari a venirne fuori. Logica vorrebbe che si facesse pagare chi non lo ha mai fatto, gli evasori, i corruttori, gli speculatori ... e quel 10% circa della popolazione possiede quasi il 50% della ricchezza totale del nostro paese. Sarebbe normale ma non è così. Fare una patrimoniale? E quando mai. Sarebbe "recessiva" dichiarano i grandi professori che sono stati insediati al governo. E allora si pretendono i soldi da chi fatica ad arrivare a fine mese. Dai ceti più deboli, dai lavoratori, dai pensionati. Ci vuole "rigore", dicono i ministri tecnici. E, così, aumentano le tasse, tagliano i servizi pubblici essenziali (sanità , istruzione, trasporti), aumentano l'età pensionabile, tolgono i diritti elementari ai lavoratori, umiliano la Costituzione inserendo in essa il "pareggio di bilancio". Lo fanno con qualche lacrima (che fa sempre tanta "audience"), un grande consenso parlamentare (la famigerata "fiducia" utilizzata per approvare leggi sempre più ingiuste) e il torpore plaudente dei maggiori mezzi di informazione. Quello che fanno impoverisce i già poveri e arricchisce i già ricchi. I grandi patrimoni non sono minimamente sfiorati. Fanno tutto questo ma loro sono i "moderati". Chi tenta di protestare, invece, è un "estremista", uno che non vuole bene al paese.
I ministri-professori portano avanti la loro lotta di classe, con determinazione e arroganza, spesso insultando chi deve subire il loro volere. Lo fanno in una maniera che ha poco di tecnico e tanto di ideologico. Lo fanno perché loro sanno bene da che parte stare. La posta in gioco è alta, altissima. Si tratta di ridurre i lavoratori da persone a "risorse umane". A loro, i lavoratori, si concederà di poter lavorare a testa china. E dovranno anche ringraziare. Intanto i ricchi continueranno a vivere grazie ai sacrifici degli altri. Non a caso, appena si accenna all'aumento di tasse, per giunta una tantum, a chi prende più di 150.000 euro all'anno, scattano subito le proteste di "lorsignori". Confindustria grida allo scandalo e, con involontaria ironia, afferma che i ricchi sono gli unici che spendono e che, l'aumento di qualche punto delle aliquote fiscali, li farebbero spendere meno. Frasi, queste, che evidenziano l'altro obiettivo di lorsignori: trasformare i cittadini in consumatori e misurarli in base alla loro capacità di spesa. Chi è più ricco vale di più. Se non è lotta di classe questa ...
E allora, dobbiamo decidere. Ognuno di noi deve scegliere da che parte stare. I due referendum sul lavoro e quello sulle pensioni servono a cambiare il corso degli eventi. Firmare è un gesto, non solo simbolico, che ha il significato di opporsi alle imposizioni del governo e agli interessi di chi detiene ricchezza e potere economico e finanziario. Un atto tangibile di "ribellione" al pensiero unico dominante. È, forse, poca cosa, ma è.
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