Non di sola politica deve vivere la Chiesa cattolica anche a Vicenza
Domenica 6 Gennaio 2013 alle 10:34 | 0 commenti
Riceviamo da Italo Francesco Baldo e pubblichiamo
Nella chiesa cattolica è il papa che avendo la suprema potestà indica la via della fede, della speranza e della carità . Benedetto XVI ha proprio sottolineato, durante il suo pontificato che si è rivelato grandissimo per contenuti e azione, più volte il compito del fedele nella dimensione orizzontale della vita umana, sociale e politica.
Rifacendosi con costanza alla dottrina sociale della Chiesa, iniziata con Leone XIII con le Encicliche Rerum Novarum, e Graves de communi re e proseguita con Pio XI con la Quadragesimo anno, Pio XII e ribadita dai successivi e in particolare più volte da Giovanni Paolo II. Il cattolico non ha come scopo la via terrena della politica, egli lascia a Cesare quello che è di Cesare, ma non si estranea spera che il contesto della vita sociale organizzata, appunto lo Stato, segua il più possibile, come sosteneva anche Edith Stein, la prospettiva della fede. Non, come diceva Leone XIII, un partito cattolico, ma un impegno, detto allora "democrazia cristiana", verso la società . Poi è nato un partito cattolico, Partito popolare, poi il suo successore il Partito della Democrazia Cristiana, ed infine diversi epigoni che dell'originaria visione non si comprende bene che cosa abbiano, anzi diversi cattolici si son fatti eunuchi della loro fede in partiti che non certo non condividono né portano avanti i contenuti del mondo cattolico. Sembra quasi che la Chiesa sia una delle tante organizzazioni non governative di solidarietà , dove il termine autentico "carità " è quasi sparito del tutto a favore del più "laico" termine che la Costituzione Italiana indica all'art. n°2. C'è della confusione a dire il vero e spesso si pensa che il compito del fedele sia eminentemente "politico" e sociale e a questo anche diversi presbiteri si prestano e divulgano più le teorie sociali che non la preghiera, mettendosi al pari di altre formazioni, che non hanno certo per iscopo la via spirituale dell'uomo. E'un fallimento, quello che denunciava una signora di ben 86 anni ad una radio locale patavina qualche anno fa. Affermava la signora, che i sacerdoti hanno fallito il loro compito, perché "non parlano più al cuore della gente". Ora la frase può sembrare eccessiva, ma a ben pensarci qualche valore l'ha. Ma sembra che richiamarsi a questo compito, che è anche di vicinanza, di consolazione, soprattutto di carità , di chiesa appunto un po' antiquato, come sosteneva un Direttore del sociale di Vicenza: La carità un termine un po' frusto". Infatti, da diversi anni, male interpretando pure il Concilio Vaticano II che non è una serie di documenti per il sociale, sembra che la preoccupazione della Chiesa sia solo quella politica. Per fortuna non è così. E' vero che si danno sempre le informazioni quando la Chiesa e i suoi rappresentanti locali si occupano di politica, perché ciò, come è noto, serve bene ai protagonisti politici della sinistra del " tutto è politica" e la introducono anche quando elevano magari degli inni che dovrebbero essere soli "sacri". Purtroppo non si danno mai, ma non fanno chiaramente notizia, quegli impegni di fede che per grazie di Dio sono presenti e non sono manifestazioni pubbliche "alla moda", ma si deve pur riflettere se questa esposizione politica, sia veramente il fine della fede cattolica. Sovvengono le parole di Benedetto XVI che ha ben riaffermato il valore della carità , che non è la solidarietà , quando parla dell'impegno della Chiesa nella sua enciclica Deus Caritas est:" La dottrina sociale della Chiesa argomenta a partire dalla ragione e dal diritto naturale, cioè a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano. E sa che non è compito della Chiesa far essa stessa valere politicamente questa dottrina: essa vuole servire la formazione della coscienza nella politica e contribuire affinché cresca la percezione delle vere esigenze della giustizia e, insieme, la disponibilità ad agire in base ad esse, anche quando ciò contrastasse con situazioni di interesse personale. Questo significa che la costruzione di un giusto ordinamento sociale e statale, mediante il quale a ciascuno venga dato ciò che gli spetta, è un compito fondamentale che ogni generazione deve nuovamente affrontare. Trattandosi di un compito politico, questo non può essere incarico immediato della Chiesa. Ma siccome è allo stesso tempo un compito umano primario, la Chiesa ha il dovere di offrire attraverso la purificazione della ragione e attraverso la formazione etica il suo contributo specifico, affinché le esigenze della giustizia diventino comprensibili e politicamente realizzabili. [...] La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia. Deve inserirsi in essa per la via dell'argomentazione razionale e deve risvegliare le forze spirituali, senza le quali la giustizia, che sempre richiede anche rinunce, non può affermarsi e prosperare. La società giusta non può essere opera della Chiesa, ma deve essere realizzata dalla politica. Tuttavia l'adoperarsi per la giustizia lavorando per l'apertura dell'intelligenza e della volontà alle esigenze del bene la interessa profondamente."
Questo il compito che è di ragione e di cuore e non è politica e non deve essere confusa per tale, quindi una maggiore chiarezza da parte di tutta la comunità cattolica farebbe solo bene.
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