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Nichi, il paroliere delle Puglie

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 15 Giugno 2010 alle 18:51 | 0 commenti

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Nichi Vendola, il governatore della Puglia, il cattolico, comunista e omosessuale Vendola è l'astro nascente che, con la meticolosità di chi si prepara per tempo, sta costruendosi addosso l'immagine di futuro capo della sinistra che vuole ancora chiamarsi sinistra.

Era lui la star, ieri, nel dibattito con l'altra giovane promessa rispondente al nome di Luca Zaia, governatore leghista del Veneto, in occasione della giornata conclusiva dell'assemblea di Confindustria Vicenza.

E' evidente, infatti, che gli sta stretto il ruolo di segretario della minuscola e residuale Sel (Sinistra Ecologia e Libertà), mucchietto d'ossa superstite all'estinzione parlamentare della vecchia Rifondazione e compagnia varia rossoverde. La sua ambizione dichiarata è contrapporre al berlusconismo «un'altra narrazione», un'altra visione non solo della politica ma della società, Dibattito Zaia - Vendola con Gervasutti moderatore (Foto VicenzaPiù)persino della vita. Le "Fabbriche di Nichi" pullulanti nella sua Puglia e che stanno spuntando come funghi in tutta Italia sono, nelle sue intenzioni, cantieri di elaborazione d'idee e d'azione sul territorio a metà fra i circoli culturali e le sezioni di partito che devono formare il suo popolo. Vendola, infatti, sembra aver colto il punto fondamentale: solo ricominciando dal basso, dalle esigenze reali dei cittadini, e solo riformulandole in termini di controcultura rispetto alla dominante incultura televisiva, aziendalista e mignottara impersonificata dal premier, solo così si può sperare di ricostruire la terra bruciata a sinistra. Si tratta di decolonizzare l'immaginario collettivo che anche nella sedicente opposizione è colonizzato dall'ideologia unica del mercato e del nichilismo consumista.
Gratta gratta, però, dopo esserci documentati sugli umori che circolano nelle Fabbriche (compresa quella vicentina appena nata, vedi VicenzaPiù n°193, pag. 9) e aver ascoltato e letto il loro leader in innumerevoli presenze televisive e interviste sui giornali, non rimane in testa granchè. E il confronto di ieri ce l'ha confermato. Nichi ha sfoggiato l'eloquio forbito, brillante e affascinante tipico del poeta di stampo pasoliniano, del sognatore, del freak in giacca, cravatta e orecchino. Però parla tanto per non dire nulla. Evoca ma non affonda. E' immaginifico ma lascia tutto all'immaginazione e non offre soluzioni davvero nuove. In casa degli industriali veneti, i cui unici ragionamenti vertono su tasse, sviluppo e rigore dei conti cioè sugli schei e i cui cervelli si accendono al sol sentir parlare di tagliare le spese "improduttive" cioè la carne viva della gente che fa fatica a campare, Vendola ha esibito la sua indubbia capacità di buon amministratore snocciolando numeri a raffica sui buchi di bilancio della sua Regione e sui tagli della finanziaria di governo. Come dire: cari imprenditori, mica sono solo un affabulatore, so anche essere pragmatico e conosco la cruda realtà dell'economia. Ma a parte questo sforzo che, complice anche qualche battuta efficacemente andata a segno, voleva accattivarsi quanto meno la simpatia della platea tutta leghista e berlusconiana, l'homo novus di sinistra deve fare un salto di qualità per darsi una credibile consistenza. Il federalismo l'ha accettato, anche lui come tutti, come fatto compiuto, e giustamente si scaglia contro la truffa della riforma federale voluta dalla Lega, sconfessata dalla politica economica di Tremonti e da un governo commissariato dall'Europa della Bce e dal Fondo Monetario Internazionale. Ma si capisce che non è una priorità per lui, perché troppo identificato con la "narrazione" avversaria («Il federalismo è un pacco che danneggia solo il Mezzogiorno», Il Riformista, 30 aprile 2010). Sul fatto - in sé preoccupante proprio nella prospettiva di riconquistare terreno politico ed elettorale - che gli elettori veneti del Pd simpatizzino per la Lega, Vendola balbetta ancora una volta la classica lettura del Capitale contrapposto al Lavoro, della lotta di classe a suo dire «uccisa» dalla Lega. Gli ha replicato, facendolo a pezzi, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia nell'intervento a chiusura della giornata confindustriale: non è il leghismo ad aver suturato la frattura sociale fra padroni e lavoratori, è la società veneta col suo record di piccole imprese che l'ha superata nei fatti da un pezzo, modellando il dipendente come un aspirante padroncino e infondendogli così un'istintiva solidarietà col datore di lavoro così simile a lui per abitudini e mentalità. La Marcegaglia sarà un'inquietante virago che sull'accordo schiavistico di Pomigliano dice cose indecenti (per lei, ipse dixit, tutto si riduce a far lavorare gli «assenteisti», quando invece la Fiat inaugura il tipo di contratto che usando il ricatto della salvezza del posto del lavoro lo trasforma in una servitù da operaio-robot cinese), tuttavia sul paleo-marxismo di Vendola ha ragione.
Il tribuno ha un colpo d'ala, finalmente, quando accenna alle "colpe", ben individuabili, della crisi finanziaria che non è come «la depressione di mia zia», irrazionale e perciò inspiegabile. Ma i nomi dei colpevoli non li fa. E soprattutto non s'arrischia a dare non diciamo una proposta di cambiamento del sistema speculativo (vogliamo discutere una buona volta di signoraggio e decrescita, per favore?), ma neppure una diagnosi approfondita del criminogeno primato delle banche sia sull'economia sia, udite udite, sulla supposta democrazia. Ha un bel lagnarsi senza costrutto, allora, quando afferma che la sinistra ha «un respiro corto che non porta da nessuna parte» e quando parla, restando sul generico eccetto un fuggevole riferimento all'Fmi, di «tecnocrazia che ha legittimato la finanziarizzazione delle risorse e occultato le rapine degli speculatori» (Il Fatto Quotidiano, 10 giugno 2010). L'unica ideuccia degna di rilievo che abbiamo scovato setacciando il Vendola-pensiero, ripetuta anche ieri, è quella di «un esercito europeo» da costituire per risparmiare, ad esempio, sui 20 miliardi spesi quest'anno dallo Stato italiano per i cacciabombardieri. Ora la gente di sinistra, appena sente proferire parola su qualsiasi cosa abbia a che fare col mondo militare, cioè con la guerra (le "missioni umanitarie" sono rassicuranti menzogne), va in escandescenze. Vendola è coraggioso nell'affrontare il problema, in una situazione internazionale che vede le guerre moltiplicarsi anziché diminuire, alla faccia del pacifismo obbligato delle bandiere arcobaleno (e vaglielo a spiegare, caro Nichi, ai No Dal Molin).
Almeno per ora, insomma, Vendola è il rosso-rosè degno erede di Bertinotti, che ci seppelliva sotto un diluvio di vuoto avvincente per poi starsene nel cantuccio di una sinistra estrema ed estremamente ossequiente all'ordine costituito. Eppure, che Dio ce lo conservi, Nichi. Perché qualcosa di diverso dal piattume imperante sta comunque tentando di dirlo, se non proprio di farlo. Il suo limite attuale è che lo dice e basta. In ogni caso continueremo a seguire la parabola di questo interessante Paroliere delle Puglie.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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