Carcere di Vicenza, Associazione Nessuno tocchi Caino: 80% dei reclusi hanno disturbi psichici
Mercoledi 11 Maggio 2016 alle 17:15 | 0 commenti
Associazione Nessuno tocchi Caino
Il lavoro per i detenuti nelle prigioni venete è ancora una speranza: solo il 14,65% di loro lavora alle dipendenze di cooperative o imprese. Come dimostrato, su dieci detenuti che sviluppano la loro professionalità con orari e ritmi di lavoro solo tre ritornano a delinquere e quindi in carcere. E i nostri istituti, nonostante gli interventi normativi di riduzione, continuano ad essere sovraffollati come oggi a Verona (144%), a Vicenza (138%), a Venezia maschile (130%), a Belluno (109%), al circondariale di Padova (183%) dove 174 persone sono alloggiate in una struttura che ha una capienza regolamentare di 95 posti.
E' uno dei problemi posti da Maria Grazia Lucchiari, del consiglio direttivo di Nessuno tocchi Caino, all'attenzione di Manuela Lanzarin, assessore al sociale della Regione Veneto nel corso dell'incontro di oggi, a Venezia, a conclusione delle visite che gli attivisti dell'associazione del Partito Radicale hanno effettuato presso i penitenziari della regione. A fronte dell'attuale popolazione reclusa di 2081 persone, gli occupati in cooperative o imprese sono 129 a Padova casa di reclusione, 73 Verona, 30 Belluno, 30 Treviso, 27 Venezia femminile, 7 Vicenza, 0 Padova circondariale, 0 Rovigo. Per dare occupazione ai detenuti e favorire il reinserimento in società servono anche spazi che difficilmente ci sono in strutture vetuste e con scarsa manutenzione degli impianti idrici e di riscaldamento. D'altra parte molti detenuti sono costretti ancora in celle tra i 3 e i 4 metri quadrati, ben al di sotto dei 9 stabiliti dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo. Nel 2015 nel carcere di Verona si sono verificati 108 atti di autolesionismo, la forma estrema di comunicazione quando nessun'altra è possibile, quando il recluso attende mesi per incontrare un educatore, la figura centrale che ha il ruolo di osservazione e trattamento della persona. Nelle carceri venete 32 educatori hanno in carico 2018 persone; così accade che un educatore deve seguire 95 detenuti come al circondariale di Verona o alla reclusione di Padova. A Belluno i 95 reclusi del penitenziario hanno un solo educatore. Sono 1410 gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio nei penitenziari veneti. Secondo uno studio pubblicato da European Prison Observatory la parte maggiore del bilancio dell’amministrazione dei nostri penitenziari riguarda i costi del personale: ben l’82,9% della spesa. Resta molto poco per il mantenimento, l’assistenza e la rieducazione dei detenuti. Nel corso del colloquio, cui ha partecipato anche Fiorenzo Donadello, dell'associazione Luca Coscioni, sono state illustrate le criticità dovute alla presenza in carcere di una popolazione per molta parte straniera (68% Padova circondariale, 64% Belluno, 61% Verona, 60% Vicenza, 59% Venezia maschile, 50% Venezia femminile, 44% Treviso, 41% Rovigo, 38% Padova reclusione), e con un gravame di malattie come la positività alla TBC, disturbi della personalità e del comportamento, disturbi mentali alcol-correlati e disturbi affettivi psicotici trattati con la somministrazione di farmaci ansiolitici, antidepressivi, ipnotici e sedativi. Ma in generale sono in aumento i disturbi psichici anche nei detenuti italiani. L'80% dei reclusi del carcere di Vicenza soffre di patologie che richiedono la presa in carico del medico con conseguente fruizione delle terapie. Tra le note positive l'ICAT al circondariale di Padova, una struttura che ospita 36 detenuti, con ampi spazi per la custodia attenuata degli alcol/tossicodipendenti (età 18-40) in esecuzione di pene conseguenti a reati connessi alla loro particolare condizione, con una intensa attività diretta al recupero e all’inclusione sociale. I tossicodipendenti nelle carceri venete sono 712 (34%). Lavoro e salute, le priorità nella sintesi della situazione carceraria in Veneto illustrata all'assessore al sociale Manuela Lanzarin, per un carcere che sia utile alla società e che recuperi le persone.
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