NEET (Not in Employment, Education or Training) Due mln in società con più divari tra ricchi e poveri
Giovedi 27 Maggio 2010 alle 19:00 | 0 commenti
Giorgio Langella - Giorgio Langella - Il rapporto ISTAT conferma le più fosche previsioni e le sensazioni più (come dire) tristi. I giovani sono disoccupati ... Oltre 2 milioni tra i 15 e i 29 anni non studiano, non lavorano, non si formano (li chiamano NEET, Not in Employment, Education or Training). In "compenso" i genitori sono in cassa integrazione. Fino a quando? Ci sono 300.000 cassintegrati che diventeranno disoccupati. Il 58,3% di questi sono padri o madri di famiglia.
In questo disastro i nostri "imprenditori" che fanno?
Primo "si liberano" (che parole orrende) dei lavoratori con contratto a termine. Secondo mettono in cassa integrazione e licenziano (per contenere i "costi" ... ma questi costi sono persone, famiglie). Terzo dichiarano "bassissima propensione" ad attivare nuovi posti di lavoro.
Sono sul lastrico anche questi imprenditori? Stanno facendo la fila davanti alla Caritas per avere un aiuto? Non mi sembra.
Ribadisco il concetto mi piacerebbe che si sapesse quale e quanta ricchezza hanno accumulato i padroni (chiamiamoli con il loro vero nome di "padroni" ... e non mi riferisco certo ai piccoli artigiani e a quei piccoli imprenditori che vengono strangolati da chi commissiona loro lavori e poi li paga poco, male e tardi ...) durante la crisi. Quanto stanno pagando i lavoratori è sotto gli occhi di tutti.
Perché le banche sono state aiutate? Perché le imprese vogliono sovvenzioni e incentivi? Perché e per chi si fanno condoni e "scudi fiscali"? E perché i lavoratori e i pensionati devono fare sacrifici? Perché i giovani sono disoccupati? Perché si va in pensione sempre più tardi? Per aiutare le banche? Per aiutare le imprese che delocalizzano? Per rendere più ricchi i "signori"?
Viviamo in una società sempre meno giusta. Ci sono sempre più differenze tra ricchi e poveri. Li chiamano costi ma sono diritti e con il taglio di questi vogliono finanziare la loro ricchezza.
Protestiamo, alziamo la testa, lottiamo per i nostri diritti. La crisi la deve pagare chi l'ha provocata.
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