Natale e Channukà, panettone e cipolla
Domenica 25 Dicembre 2016 alle 18:31 | 0 commenti
È cominciata al tramonto di ieri, 24 dicembre, la Festa Ebraica che erroneamente è chiamata il Natale degli Ebrei... E non ci siamo proprio: le case dei cristiani profumano di biscotti fatti in casa e di dolce, quelli degli ebrei di fritto. I cristiani sono seduti composti, attorno a una tavola ben preparata, con parenti e amici intimi, tutti eleganti... noi invece siamo sempre in numero maggiore degli invitati e ci parliamo addosso e non ce ne frega niente se chi invitiamo appartiene a un ambiente o a una "élite" diversi dai nostri e tantomeno di come siamo vestiti (da Valentino al mercato cinese). Il Natale dura un solo giorno, mentre Hanukkà ben otto. In compenso nessuna Donna ebrea si aspetta per Channukà un diamante o un regalo importante e nessun uomo ebreo si sente addosso il "fiato del regalo".
C'è una sola maniera di scrivere la parola Natale. Noi invece lo scriviamo in quattro modi diversi Chanukkà , Chanukah, Hanukkà , Hanukkah, più altre devianze dovute ad errori ortografici, ma tutti noi, crediamo che il nostro modo di scrivere sia più corretto di quello dell'altro. Voi mangiate panettoni e pandoro, noi i Latkes che sono una specie di pancake fatti con uova, cipolle, farina e patate, rigorosamente fritti nell'olio di semi, sono croccanti fuori e morbidi dentro.
I Maccabei però non mangiavano i latkes di patate, ma di verdure, perché le patate sono una straordinaria scoperta del XVI secolo. Talvolta ce li fanno mangiare con la salsa di mele e noi li mangiamo più per amore di tradizione, che per bontà , ma li ho mangiati anche con la salsa di prugne e l'uvetta. Preferisco inzupparli nell'humus ebraico-tripolino... Poi noi ci lecchiamo le labbra e le dita con i Sufganiot, una specie di "doughnuts" dalle forme più bizzarre, vuoti o ripieni di bombe caloriche, sempre fritti nell'olio bollente e ricoperti di zucchero a velo. L'ingrediente più popolare nei piatti cucinati durante questa festa è l'olio, proprio per il suo carattere religioso E poco importa se poi i succhi gastrici gridano vendetta nello stomaco, noi invece del limoncello o del sorbetto ci beviamo un Sabra, che magari non è poi così buono, ma è di nostra produzione (è un liquore israeliano al gusto di arancia amara e cioccolato aromatizzato con succo di sabra, una pianta cactacea che cresce spontaneamente sulle coste del Mediterraneo orientale, il colore è bruno, quasi nero, il profumo pungente, il gusto dolce e il corpo sciropposo).Â
Chi festeggia il Natale fa debiti per andare in vacanza in montagna, noi facciamo debiti per andare a trovare i nostri amici, se sono a New York tanto meglio, il 25 dicembre si va al cinema e con un po' di fortuna si conosce qualcuno che magari è single o divorziato. I bambini che festeggiano il Natale giocano con il computer e i giochi elettronici, quelli che festeggiano Hanukkà con il Dreidel, una specie di trottola a quattro lati con sopra una lettera ebraica. In America le lettere dicono "Lì è accaduto un grande miracolo", ma in Israele "Qui è accaduto un Miracolo". Nel gioco del dreidel ogni giocatore fa una puntata e fa girare la "trottola", quando il dreidel si ferma si guarda qual è la lettera uscita: , Nun: nessuno vince o perde, Gimmel: si vince tutto, Heh: si vince la metà , Peh: si perde tutto. Il gioco continua fino a quando i giocatori hanno perso tutto. Il gioco del dreidel è popolare da quando regnava Antioco...
E' consuetudine dare ai bimbi una piccola somma di denaro chiamata Chanukah gelt, per acquistare candele, giocattoli, dolcetti... E' bellissimo essere partecipi della gioia, tenerezza e dolcezza che solo i bambini sanno profondere nelle piccole cose. Noi adulti dovremmo fare tesoro di queste esperienze umane e prendere coscienza che, talvolta, sono proprio le piccole cose che fanno vedere "grande" la vita. Dimenticavo... voi consumate energia elettrica e noi candele...
Potrei continuare per ore con l'ironia yiddish che talvolta è di difficile comprensione, sia da parte ebraica, sia da parte cristiana. Corro il rischio di essere scambiata, ancora una volta, per quella blasfema che non sono...
Quest'anno sono a casa con mia madre e le mie coliche renali (pensavo di essermi liberata dai calcoli a fine marzo quando sono stata operata di calcolosi... evidentemente chi mi ama non mi abbandona mai) e mai avrei pensato che questa festa mi mancasse così, considerando che non ho mai accettato le festività imposte. Le mie radici mi mancano... e più divento "diversamente giovane", più mi mancano!
Il significato della Festa, un appunto storico
È la Festa delle Luci in ricordo dell'eroica battaglia dei Maccabei nel 165 a.C. e il loro rientro nel Tempio di Gerusalemme, profanato dai Greci.
I Maccabei erano un piccolo gruppo di patrioti ebrei che volevano difendere la loro fede e il loro modo di vivere nella tradizione. Questo creò grande stato di conflitto con i sovrani Seleucidi, la stirpe che succedette ad Alessandro il Grande e si stabilì in Siria. La peggior decisione fu quella decretata da re Antioco IV, che ordinò la sistemazione di una statua nel Tempio Sacro di Gerusalemme e la consacrazione di un altare del Tempio stesso a Zeus. Parte del popolo ebraico, composto al tempo prevalentemente di agricoltori e persone semplici (ma anche di qualche studioso), subì il fascino pagano ed gli assiri conquistarono non pochi adepti. Questo non piacque ai Maccabei che decisero di lottare contro gli stranieri ed i loro plagi.
Dopo tre anni di ferree battaglie i Maccabei vinsero la guerra; però il Tempio di Gerusalemme era stato profanato, poiché era servito per il culto degli dei greci. Fu inaugurato il 25 Chislev e consacrato di nuovo al culto del D-o unico degli ebrei. Nel tempio fu trovata una piccola ampolla di olio, che bastò per riaccendere la Menorah (il lume che deve ardere perennemente), ma la fiamma, come per miracolo, fece ardere il candelabro per otto giorni, il tempo sufficiente per produrre nuovo olio. Durante questa festa si rinnova il rito di accensione dell'hanukkia (lampada a nove braccia) si comincia con l'accensione di un lume e ogni sera si aumenta di uno fino ad arrivare a otto.
Alcune comunità ebraiche chiedono in concessione alla struttura pubblica locale l'utilizzo di una piazza, per accendere una grande menorah e coinvolgere tutta la comunità ebraica, ma anche per promuovere relazioni sociali vivificanti, facilitare la coesione ed interessare tutti i cittadini di altre confessioni, quali fruitori della cultura ebraica.
Alla festa di Channukkà , oltre alla commemorazione dell'eroismo ebraico, viene aggiunto un significato di luci contro le tenebre, s'inneggia quindi alla luce nel suo valore reale e immaginario e tutto ciò che essa rappresenta simbolicamente. Particolarmente affascinante, in questo periodo è il quartiere ultra ortodosso di Mea She'arim di Gerusalemme che propone agli occhi del passante un "metissaggio" di stili di luci, senza scadere mai nella confusione, anche se agli occhi del profano potrebbe sembrare il contrario. E' il riunire elementi comuni a piccoli dettagli diversi...quasi voler lasciar un margine al sogno delle luci, creando atmosfere e scenografie dove poter vivere emozioni religiose e sentimenti forti. Ultimamente la festa è diventata anche simbolo della continua lotta degli Ebrei contro le sopraffazioni religiose e politiche; in ogni caso è una festa di gioia e la preferita dei più piccoli, ai quali deve essere riservata una corsia preferenziale, perché sono il presente, la continuità ed il futuro dell'ebraismo e di Israele.
IL Pensiero Religioso:
I lumi che accendiamo durante la festa di Chanukkà riporteranno i nostri pensieri ai tempi eroici dei Maccabei, che più di venti secoli fa suscitarono l'ammirazione dei popoli contemporanei. E' noto che due concezioni dominarono allora il Paese nel quale viveva il popolo ebraico: una prettamente materialistica, l'altra pervasa da sentimenti spirituali. Era il pensiero greco in netta antitesi con quello ebraico. Di questa lotta ancora oggi il mondo ben poco conosce e, anche se la conosce, non sa di quale peso sia stata per l'avvenire dell'umanità intera la vittoria di quel piccolo gruppo di eroi ebrei. In quel tempo remoto non soltanto veniva decisa la sorte di un piccolo popolo, ma era in gioco soprattutto la sopravvivenza di quell'unico pensiero elevato e puro esistente sopra gli altri corrotti da idee materiali. Purtroppo i non ebrei hanno dimenticato tutto questo, e ciò non può destarci eccessivo stupore, perché anche noi stessi, discendenti diretti dei Maccabei, ben poco ce ne rendiamo conto. Questa é l'eredità che ci hanno trasmesso e questa é la loro luce sgorgata e tramandata dal loro sangue.
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