Nascita di Cravn, stupore e critiche di Acv-Confavi ed Enalcaccia
Giovedi 5 Dicembre 2013 alle 18:03 | 0 commenti
Maria Cristina Caretta, Associazione Cacciatori Veneti CONFAVI e Tarcisio De Franceschi, Associazione Nazionale Enalcaccia P.T. - I cacciatori del Veneto sono stanchi di assistere alle buffonate: la Regione cominci a dare risposte concrete ai cacciatori. L’Associazione Cacciatori Veneti-CONFAVI e l’Associazione Nazionale Enalcaccia Pesca e Tiro (rispettivamente seconda e terza per numero di iscritti tra le associazioni venatorie a livello regionale) commentano con stupore il comunicato emanato dai dirigenti di alcune associazioni venatorie del Veneto.
Nel quale si dà notizia della nascita di un nuovo organismo di rappresentanza dall’acronimo impronunciabile (CRAVN) che si prefigge (a parole) di favorire l’unità di tutte le associazioni venatorie del Veneto.
Ricordiamo alle associazioni venatorie aderenti al CRAVN che l’unità associativa in Veneto esisteva già . In effetti il Coordinamento delle Associazioni Venatorie del Veneto era riuscito ad unire tutte le associazioni venatorie in rappresentanza di tutti i cacciatori del Veneto.
Sono stati i dirigenti di alcune di queste associazioni (in particolar modo i dirigenti di Federcaccia ed Arcicaccia) a voler affossare questo organismo unitario di rappresentanza, dal momento che non erano riusciti ad imporre alle altre associazioni la loro poco condivisibili posizioni in materia di caccia. Non solo, mentre alcune associazioni, come l’ACV-CONFAVI e l’Enalcaccia P.T hanno sempre assunto un atteggiamento critico nei confronti degli attuali amministratori regionali, colpevoli di non sapere (o di non volere ) risolvere i problemi dei cacciatori, come ad esempio la mancata attuazione delle cacce in deroga o l’ancora irrisolto problema degli appostamenti ad uso venatorio), i dirigenti di alcune altre associazioni si sono fatti convincere ( probabilmente in maniera non sempre nobile ) ad assumere atteggiamenti giustificativi nei confronti degli attuali amministratori regionali.
E’ noto infatti che l’attuale assessorato regionale alla caccia si avvale da quasi quattro anni della consulenza di alcuni dirigenti venatori per la predisposizione dei provvedimenti che hanno regolamentato ( e che purtroppo continuano a regolamentare ) la cacca in Veneto. I risultati di queste consulenze sono ricaduti assai negativamente sulle teste ( e sulle tasche ) dei cacciatori del Veneto.
L’ultima dimostrazione è riscontrabile con la demenziale proposta di nuovo Piano Faunistico Venatorio Regionale per il periodo 2014/2019 che la Giunta regionale ha recentemente presentato in tutte le province del Veneto, proposta che se venisse approvata dal Consiglio regionale e trasformata in legge, comporterebbe l’immediato dimezzamento degli oramai pochi cacciatori rimasti a praticare l’attività venatoria in Veneto.
Aumento della quota associativa a carico dei cacciatori fino a sei volte l’attuale per pagare i danni provocati dalla fauna selvatica, drastica riduzione del territorio cacciabile, innalzamento degli indici di densità venatoria, cacciatori esautorati dal diritto di partecipare all’assemblea dei soci degli ATC, applicazione di nuove ed ulteriori limitazioni all’attività venatoria, sono solo alcuni esempi di quanto elaborato dalla Giunta regionale su consulenza di questi funambolici dirigenti venatori.Â
Capiamo che per qualche dirigente venatorio sia totalmente sconosciuto il termine “decenza†o “senso del pudoreâ€, ma questo non impedirà agli altri dirigenti venatori di continuare liberamente a difendere a testa alta i diritti di tutti i cacciatori.
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