Mostra mariana dal 6 settembre a Monte Berico e in Basilica Palladiana a ottobre su JFK

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 5 Settembre 2013 alle 17:16 | 0 commenti

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Comune di Vicenza - Una riflessione tra storia, l'iconografia e la devozione attraverso i documenti iconografici antichi e moderni relativi alla storia del Santuario di Monte Berico custoditi nella Biblioteca Berica, nell’Archivio e nel Museo di Monte Berico, prevalentemente inediti e di notevole interesse storico-artistico.

E' questo il percorso che potrà effettuare il visitatore nell'ambito della mostra “Ricordandoti a Monte Berico, immagini documenti e testimonianze di una devozione mariana” che sarà inaugurata venerdì 6 settembre alle 18 nella sala dei  “Sette Santi Fondatori” del Santuario di Monte Berico.
Integrano questo nucleo fondante alcune suggestive immagini provenienti dall’Archivio di Stato di Vicenza, dalla Biblioteca civica Bertoliana, dal Museo del Risorgimento e della Resistenza di Vicenza, assieme a un elevato numero di cartoline antiche della preziosa collezione privata di Antonio Rossato.
Il progetto espositivo, patrocinato dal Comune di Vicenza, è stato curato da padre Giorgio M. Vasina dei Servi di Maria e dalla professoressa Agata Keran, con la collaborazione di Federico Bauce dell’Archivio del Convento e di Francesca Gaianigo della Biblioteca Berica del Santuario di Monte Berico.
“La mostra sul tema della devozione mariana – commenta il vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d’Elci - propone ai visitatori un vero e proprio viaggio nella Vicenza di ieri e di oggi attraverso documenti iconografici inediti, testimonianze di un itinerario di fede e arte e di un tempo scandito dalla preghiera. Oggetti e immagini di valore storico e religioso che testimoniano il forte nesso tra la fede e la gente e il legame da sempre forte di Vicenza con il suo Santuario. Una riflessione quindi sulla storia, l’iconografia e la devozione attraverso i secoli, che svela la potenza espressiva di gesti e rituali, individuali e collettivi, rappresentazione visiva di una delle matrici che ha contribuito a disegnare il volto di questa città”.
“La mostra è frutto di un incontro: un incontro di sguardi – spiega Agata Keran -. Da una parte, chi, ancora forestiero, si inoltra per scoprire stupito e affascinato un secolare tessuto storico-spirituale e, dall’altro canto, chi, immerso quotidianamente in questa grande storia, si fa suo custode e tramite. Il ruolo dei due curatori è proprio questo: presentare alla cittadinanza un racconto visivo a più direzioni, dedicato a un luogo dell’anima che racchiude in sé molteplici spunti di riflessione spirituale e scientifica”.
L’esposizione desidera guidare e accompagnare lo spettatore alla scoperta di un articolato universo culturale e devozionale, attraverso un itinerario suddiviso in otto sezioni tematiche, propedeutico per la conoscenza storica del Santuario e del suo paesaggio simbolico, dalla visione di Vincenza Pasini nel lontano 1426 per arrivare fino ai giorni nostri.
Il secolare rapporto di dialogo con il cittadino e il pellegrino è pertanto uno dei nodi principali dell’allestimento, finalizzato a valorizzare le sue tracce materiali e rendere percettibile quel sentimento di appartenenza religioso e civico che contraddistingue la storia devozionale di Monte Berico. Le immagini e gli oggetti nell’esposizione non vanno interpretati esclusivamente come portatori di notizie storiche, bensì come testimoni di una densa spiritualità collettiva fatta di pensieri, esperienze ed emozioni capaci di rilevare strutture profonde del sentire di una comunità, la loro permanenza o la graduale mutazione nel corso del tempo.
“Fin dagli inizi delle apparizioni – spiega padre Giorgio Vasina -, la cronaca del Santuario è costellata dal salire o a piccoli gruppi o in solitudine per calmare l’arsura del vivere: quando il cuore è in tumulto o quando la città tremava per pestilenze, guerre o terremoti. Una delle otto sezioni tematiche è dedicata proprio alla devozione popolare e alla cura degli ammalati: il prezioso fondo fotografico dell’Archivio di Monte Berico documenta il costante passaggio di volontari e crocerossine vestite di bianco che ancora oggi a maggio e settembre portano sul colle sacro centinaia di fratelli affaticati e dolenti. Parole bisbigliate, respiri, il rumore fievole del dolore si fanno, in questi momenti, preghiera e speranza.”
La mostra a ingresso libero resterà aperta fino al 6 ottobre nei giorni di sabato, domenica e festivi dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.
Per la particolare valenza didattica dell’esposizione si effettuano su appuntamento visite guidate per gruppi.
Per informazioni tel. 0444.559445 (biblioteca); 0444.559411 (portineria del Santuario); mail: [email protected]

 

Dallas, 22 novembre 1963, ore 12.30. Muore assassinato John Fitzgerald Kennedy, il Presidente che stava cambiando la storia del suo Paese e quella dell’Occidente. E’ una svolta nella storia del mondo. L’evento influenzerà la percezione e il senso della vita nell’intero pianeta, insieme alla sua rappresentazione sulla scena mediatica, cosa che non accadde un secolo prima con la morte, altrettanto simbolica, di Abramo Lincoln.
L’uccisione di Kennedy non segna solo il confine tra un prima e un dopo per la potenza della comunicazione, ma perché trasforma in evento planetario l’icona e il simbolo che lui e la sua Presidenza rappresentavano.
Quell’uomo, il sogno che egli ha simboleggiato e il mito che di lui perdura sono al centro di una grande mostra  allestita dal 23 ottobre al 12 gennaio presso la Basilica Palladiana di Vicenza. L’esposizione “Around JFK - 1963: il sogno, il mito” è promossa da BCome Venice con in collaborazione con l'assessorato alla crescita del Comune di Vicenza e con il patrocinio dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia.
La mostra è stata presentata oggi in sala Stucchi dal vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d'Elci, da Paola Rampini, presidente dell'associazione B.Come Venice che promuove la mostra, da Alberto Campo e Cristiana Colli in rappresentanza del gruppo di curatela della mostra.
“L'esposizione che presentiamo oggi costituisce l'ultimo tassello della programmazione culturale in Basilica palladiana per il 2013: seguirà all'esposizione su Castiglioni che apriremo domani e ci traghetterà verso il nuovo anno precedendo la grande mostra sul paesaggio "Verso Monet", che inaugureremo a fine febbraio – ha dichiarato il vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d'Elci. - La mostra “Around JFK - 1963: il sogno, il mito” è un evento unico nel panorama italiano per la complessità con cui costruisce una narrazione non tanto su ma attorno alla figura di Kennedy, che la tragica morte in carica ha fatto uscire dalle cronache e dai libri di storia per portarla nella dimensione del mito e dell'immaginario collettivo. Kennedy, quindi, ma soprattutto il 1963,  un anno straordinario perché segnato dalla presenza di leader civili, politici e religiosi di straordinario spessore, di un dibattito pubblico che elaborava idee feconde e altissime, di una produzione creativa e culturale che avrebbe riplasmato il nostro mondo. Proporre questo spaccato di mezzo secolo fa non ha il senso di un'operazione nostalgica, ma al contrario di uno stimolo specie per le nuove generazioni: un invito a confrontare un'epoca, i suoi leader, le sue parole d'ordine, a quelli del tempo che viviamo, e trovare l'ispirazione per contribuire a forgiare un discorso civile, politico, culturale più elevato nel nostro presente. Che sia Vicenza e non una grande capitale a ospitare questa mostra unica nel suo genere poi ci inorgoglisce, e assume anche il significato di un ponte che, nel linguaggio felice della riflessione culturale, aiuterà a migliorare il dialogo tra la comunità vicentina e quella statunitense.”
“L'idea di realizzare una mostra dedicata alla figura di Kennedy e all'anno 1963 è nata in occasione della ricorrenza dei 50 anni della sua morte come tentativo di analizzare un anno cruciale – ha spiegato Paola Rampini, presidente dell'associazione B.Come Venice -. Per preparare l'evento stiamo prendendo dei contatti con delle società del territorio con cui contiamo di collaborare. In mostra ci sarà un percorso fotografico e multimediale sul 1963 che farà un quadro della vita politica e dei personaggi dell'epoca accompagnando il visitatore a venire a contatto con la produzione musicale, attraverso giochi interattivi, cinematografica, con trailer di film, e artistica con opere d'arte tra cui cui la serigrafia a colori su carta “Jackie II” di Andy Warhol”. Non potrà mancare un excursus sui simboli dell'epoca.”
“JFK costituisce un mito per l'immaginario collettivo e la sua morte è avvenuta in un anno ricco di eventi, di trasformazioni segnato dalla creazione di oggetti simbolo e dalla presenza di personaggi carismatici – ha precisato Cristiana Colli in rappresentanza del gruppo di curatela della mostra -. Quella era un'epoca in cui essere giovani consentiva di avere una prospettiva. La mostra sarà empatica, fisica perchè il visitatore si inserirà in una situazione, in un'emozione, con l'opportunità per entrare in un passato che parla al presente. Inoltre organizzeremo incontri per comprendere l'attualità di forme e oggetti e il senso di aver realizzato proprio a Vicenza un'esposizione di questo tipo.”

Con Kennedy – il grande Presidente, il più carismatico, il più universalmente noto – si celebra un’epoca che, in  quel mitico 1963, riconosce alcuni passaggi decisivi.
Perché ciò che rende ‘favolosi’ certi periodi storici sono gli ideali che la società esprime, il modo nuovo di vedere e concepire lo sviluppo sociale, i valori comuni nei quali riconoscersi: indiscutibilmente un uomo come Kennedy ha saputo identificare tutto questo nel messaggio sintetico ed entusiasmante della ‘nuova frontiera’, ancora oggi riferimento ideale per tanta comunicazione politica.
Il giovane Presidente americano si pose il compito storico di instaurare una nuova libertà e dignità dell’individuo, fondata sul rispetto della persona e dell’Altro, premessa e presupposto per ogni possibile speranza e promozione di valori morali,  sociali e politici diversi dal passato.
Il suo entusiasmo e il suo esempio coinvolsero soprattutto i giovani che, consci del rinnovamento, si servirono di linguaggi emozionali e simbolici nuovi attraverso la musica, la fantasia dell’abbigliamento, la sfrenata volontà di vivere, la pace che affratellava e abbatteva le barriere sociali, rendendo tutti spiritualmente più ricchi: un messaggio ripreso in quegli stessi momenti - Ut unum sint, che tutti siano una cosa sola - da Papa Giovanni prima di morire.
Kennedy è dunque immagine e simbolo di una frontiera, di un mondo pronto a scambiarsi in maniera totalmente nuova idee, proposte, pulsioni, passioni, attraverso immagini, musiche, discorsi, prodotti.
Dunque un anno speciale, anno critico, il 1963 che si chiude con questi spari.
Spari sopra, direbbe Vasco, e non a torto; perché il 1963 era cominciato all’ombra della crisi dei missili di Cuba, ed era stato un anno ricchissimo di spunti e accadimenti che aiutano a distanza di cinquant’anni a capire il presente.
Anno di commozioni collettive sotto tutte le latitudini: prima dell’omicidio di John Kennedy, il pianeta aveva pianto Giovanni XXIII, un gigante già prima di indire il Concilio Vaticano II, divenuto profeta di necessità dopo l’Enciclica Pacem in Terris.
Coincidenza non casuale quella che lega Kennedy con Papa Giovanni e Martin Luther King, che pronuncia davanti al Lincoln Memorial di Washington l’immortale I Have a Dream: il potere spirituale e quello temporale uniti in un apparato simbolico di seduzione delle masse; uomini amati e riconosciuti dalle folle, uomini della speranza e della pace.
Ma al di là della Storia e di alcuni protagonisti assoluti – come poi il mondo faticò a ritrovare, se è vero che ancora oggi resistono le mitologie popolari di tutti e tre – il 1963 è l’anno che apre lo sguardo dei suoi contemporanei a un futuro che non si è ancora concluso.
Quasi secolo nel secolo, il 1963 è un anno unico non solo nella politica, nella società e nel costume, ma nella musica, nel cinema, nella televisione, nelle arti visive, nella comunicazione, nella letteratura. Al di là e al di qua dell’Atlantico il 1963, come la grande mostra vicentina darà spettacolarmente conto.
E JFK è un protagonista di questi processi. E’ l'indicatore-detonatore di un passaggio epocale che favorisce l'ascesa e l’iconizzazione di un leader ma è anche  l'iniziatore dell'era giovanile del potere, dell'economia e soprattutto dell'immaginario. Così da allora il forever young diventa mainstream, insieme alla bellezza, al corpo e alla sua visione, in un legame indissolubile con il fascino del potere che intorno a lui e alla sua figura fa da start up della rincorsa del ‘900 verso la sua conclusione.
Inevitabilmente ricco e multidisplinare il concept del progetto e il gruppo di curatela cui corrispondono i diversi ambiti di approfondimento della innovativa rassegna “Around JFK - 1963: il sogno, il mito”.  Kennedy e il suo tempo  è la sezione a cura di Alan Schechter, Professore Emerito di Scienze Politiche presso il Wellesley College; Il Cinema a cura di Gianni Canova, Preside della Facoltà di Comunicazione, Relazioni Pubbliche e Pubblicità dell’Università IULM di Milano; La Musica a cura di Alberto Campo, critico musicale e direttore del “Traffic Free Festival”;  L’Arte a cura di Walter Guadagnini, titolare di cattedra di Storia della Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna e tra i massimi studiosi di Pop Art; Oggetti, Forme, Immaginari  a cura di Marino Niola, Professore di Antropologia dei Simboli, Antropologia delle Arti e della Performance all’ Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli,  con Cristiana Colli giornalista, ricercatore sociale e curatore di progetti culturali.
Accanto e dentro la mostra, che sarà spazio di rappresentazione visiva e insieme luogo di esperienza espositiva, sono previsti appuntamenti dal vivo – conferenze, talks, workshop, reading, installazioni - per una messa in scena del passato recente che ancora pervade e per molti versi incide sul contemporaneo delle arti, della cultura, della dottrina politica e sociale. Un contenitore/evento che nella rappresentazione della storia di ieri riconosce molta iconografia e numerose matrici culturali e sociali che appartengono allo sguardo dell’oggi. Un autentico format culturale e di spettacolo; un ipertesto che si sviluppa su più supporti in contemporanea.  Un flusso  imperdibile di frames, parole, immagini, sguardi, suoni, voci per chiunque abbia vissuto quegli anni o ne abbia avvertito gli echi. Chi è nato nel 1963 ha l’ingresso omaggio alla Mostra.
A Vicenza, in Basilica Palladiana, sino al 12 gennaio 2014.
informazioni: [email protected]
Ufficio Stampa: Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499 [email protected], www.studioesseci.net 

 


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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