Mose e Macroregioni, Puppato all'attacco di Zaia
Domenica 28 Dicembre 2014 alle 20:34 | 1 commenti
Laura Puppato, senatrice veneta del Partito Democratico, va all'attacco di Luca Zaia sulla vicenda Mose e sulle Macroregioni
Ricordo a Luca Zaia che il suo predecessore Giancarlo Galan e il suo fido assessore Renato Chisso sono stati travolti dalla vicenda giudiziaria del Mose. Affermare che il Mose è un'opera statale e che se fosse stata regionale ci sarebbero stati i controlli è un'eresia palese, manifesta.
Zaia si è premurato di difendere il Mose dagli assalti degli ambientalisti e non da quelli della corruzione; si è premurato di rassicurare il consiglio regionale con una specifica visita al consorzio Venezia Nuova garantendo che tutto procedeva per il meglio; si è speso in ogni forma di comunicazione, a partire dalle inaugurazioni, accogliendo il Mose tra le opere su cui si è spesa la Regione. Dal Consorzio Venezia Nuova sono partiti gli assegni per Galan e per Chisso, ovvero  per i massimi vertici regionali che hanno contribuito ad alimentare il malaffare e la corruzione. E la Regione non solo non c'entra nulla, ma se avesse gestito direttamente tutto sarebbe stato diverso?
Zaia, è troppo, limitati, rischi l'autogoal!
Vedo il rischio di faciloneria e il gioco di "chi la spara più grossa" in tema di Regioni e Macro regioni. Giusto valutare le diverse ipotesi, ma allo stato attuale le soluzioni vanno ponderate con i pro e i contro, parliamo di assetti dello Stato non di semplici modifiche legislative. E ne parliamo dopo il primo passaggio con modifiche avvenuto alla Camera. In carenza di enti intermedi - le Province - eliminate definitivamente con la riforma Costituzionale, parlare di macroregioni troppo estese è rischioso e controproducente. Il nuovo ente diverrebbe lontanissimo,  anche fisicamente, dal primo ente di riferimento locale che è il Comune e rischieremmo di eccedere passando da un frazionismo inconcludente e costoso ad un'assenza di vera gestione territoriale in salsa federalista.
Insomma, da un eccesso di spesa ad un eccesso di assenza e lontananza.
È positivo invece che in un assetto ragionato vi sia un sistema di Regioni che si configuri come area vasta e che raccolga un minimo di almeno 1,5 o 2 milioni di abitanti, per cui le 12 Regioni del ddl Morassut-Ranucci sono certamente in linea con un modello europeo attento ai costi e alla rappresentanza. Accorpamenti doverosi, dunque per regioni come il Molise che supera di poco i 300.000 abitanti, che non ha massa critica e che non si giustifica avendo in realtà un numero di cittadini inferiore a quelli di una media città , oppure per la Valle d'Aosta nata in una situazione del tutto particolare alla fine della seconda guerra mondiale.
Per il Nordest, l'idea di un'unica Regione del Triveneto sarebbe ottima, ma vedo un percorso in salita: sulla sua strada c'è il nodo dello Statuto speciale del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia; sarebbe certo significativo di un passo avanti - ovvero stare meglio tutti pagando qualcosa chi ha avuto di più - nel saper mettere in discussione la "forte" autonomia per condividere una "buona" autonomia su più larga scala. Sarebbe straordinario che ciò accadesse, lo auspichiamo e ci lavoriamo...
Solo una battuta invece sulle dichiarazioni di Zaia, che al solito "s'intesta tutto, sa già tutto ed ha già previsto tutto...". Leggendo bene i vari passaggi sul tema della Lega e di Zaia, vi si legge un oscillare tra una Padania indipendente e una macroregione del Nord con quei 20 milioni d'abitanti che, nelle sue intenzioni non dichiarate ma palesi, diverrebbe niente altro che uno Stato nello Stato capace di sciogliersi dal legame con Roma grazie alla sua potenza economica e legislativa. Dunque nulla che sia consono ad una necessaria maggiore autonomia e ad un obiettivo di ottimizzazione operativa come quella che vede in campo un numero ragionevolmente ridotto di regioni.Accedi per inserire un commento
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