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Morti sulla strada, una lettrice: non chiamiamolo incidente, ma disprezzo della vita

Di Lettere al direttore Domenica 8 Luglio 2018 alle 10:37 | 0 commenti

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E' accaduto di nuovo - ci scrive Irma Lovato Serena - e meravigliarsi e stupirsene non serve, è l' indignazione che deve scuotere le nostre e le altrui coscienze, è la non omertà che deve prevalere affinchè le strade siano di tutti e in sicurezza. E' un cambio di prospettiva che dobbiamo fare nostro e con esso dobbiamo guardare a questi tragici fatti. E' accaduto lo scorso fine settimana, in una frazione dell' Alto Vicentino, l'ennesimo incidente: mettere assieme l'insieme dei fattori che hanno portato a questo tragico evento mi risulta misero esercizio perchè ciò che intendo mettere a fuoco, esula dai fattori fisici o psicologici, per colpire il soggetto o i soggetti, che sono i coscienti fautori di tali fattori.

Non è più giustificabile che una persona guidi ubriaca, nè tanto meno che affronti un piccolo centro abitato ad una velocità superiore ai 100 KM orari. Non è giustificabile il continuare a dare la colpa agli alcolici o alla sostenuta velocità: è alla persona/persone che hanno bevuto e che hanno premuto sull' acceleratore che dobbiamo guardare. Eppure viene più facile, quasi scontato giustificare: ma fino a quando intendiamo rimanere ciechi difronte a tanta spregiudicatezza? Non c' entra la giustizia o la relativa pena, qui stiamo parlando di una donna che per essere stata al posto giusto e al momento giusto in cui la sua vita l' aveva portata, ha trovato nella sua corsia di marcia persone che fanno del disprezzo della vita il loro unico, e per loro sacrosanto, valore. 
Donna, la cui vita non sarà più quella di prima.

Possiamo chiamare cittadini/e responsabili coloro che guidano ubriachi? Coloro che sfidano gli altri ad altissima velocità? Coloro che, forse, fanno ciò come fosse una gara? Coloro che fanno delle regole del vivere civile semplici addobbi della loro stoltezza e superbia?
C'è una sconfitta della ragionevolezza e del buon senso in tutto questo; c'è una sconfitta del senso di umanità che ognuno di noi dovrebbe coltivare, per quel rispetto di sé e degli altri senza i quali una vita di comunità non può più considerarsi tale.
Ma la realtà ci parla di altro, ci parla di incidenti che non dobbiamo più considerare incidenti ma, che sono la manifestazione lampante di un immenso disprezzo della vita.

Leggi tutti gli articoli su: incidenti, Irma Lovato Serena

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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