Moody's "declassa" il Veneto, l'assessore Ciambetti scrive all'agenzia di rating
Giovedi 6 Ottobre 2011 alle 20:43 | 0 commenti
Riceviamo da Roberto Ciambetti, Assessore al Bilancio e agli Enti Locali della Regione Veneto, e pubblichiamo
Si trasmettono in allegato la lettera inviata all'Agenzia Moody's dall'assessore regionale al bilancio ed enti locali, Roberto Ciambetti, relativa al downgrade del rating della Regione del Veneto, nonché le motivazioni con cui Moody's, in data 5 ottobre, spiega la 'ratio' del declassamento di Regioni ed enti locali conseguente alla nuova valutazione data allo Stato italiano.
Come si evince dall'analisi di Moody's, tutte le Istituzioni decentrate hanno conosciuto un abbassamento della valutazione rispetto a quella precedente. Come è noto, alle realtà decentrate non si può attribuire una valutazione superiore a quella dello Stato a cui appartengono, fatte salve alcune eccezioni: nel caso italiano, le Provincie autonome di Trento e Bolzano per lo status di autonomia e la Lombardia per il peso superiore al 20 per cento nella produzione del Pil nazionale.
Ecco il testo della lettera a Moody's
Spett.le Agenzia Moody's, in conseguenza del preannunciato downgrade del rating della Regione Veneto, intendo effettuare alcune considerazioni, che sono peraltro in sintonia con gli stessi giudizi positivi sempre espressi da Moody's in occasione delle precedenti assegnazioni del rating alla Regione.
Ritengo pertanto doveroso far notare come la situazione finanziaria della Regione, nonostante le attuali difficoltà di bilancio dello Stato italiano e la crisi economica globale, presenti valori in equilibrio e che non possono far presagire rischi di insolvenza. D'altra parte anche la situazione dell'economia veneta si distingue in positivo da quella nazionale, in tutti i suoi valori fondamentali.
Riguardo agli aspetti finanziari, il Veneto presenta valori eccellenti e migliori della media nazionale, peraltro attestati dagli ultimi giudizi della stessa Agenzia Moody's. La nostra Regione mantiene ampi margini di flessibilità fiscale, requisito fondamentale per far fronte da eventuali shock derivanti da tagli dei finanziamenti statali o dall'inasprimento della crisi economica: un aumento delle aliquote dei tributi regionali può portare a maggiori entrate per 980 milioni di euro. Tale flessibilità costituisce il
10,4% del gettito fiscale ed è pari a 16 volte il servizio del debito regionale nel 2010.
La Regione Veneto presenta, inoltre, consistenti margini correnti: ciò consente di coprire il finanziamento delle spese d'investimento anche tramite le entrate correnti, caratteristica particolarmente preziosa in un contesto di riduzione del supporto finanziario per investimenti da parte dello Stato. La Regione dispone inoltre di un'ampia liquidità , pari a 1.361 milioni di euro a fine 2010. Ed ancora, il conseguimento degli obiettivi relativi al Patto di Stabilità interno è un aspetto consolidato della gestione di bilancio del Veneto. Riguardo all'indebitamento, lo stock di debito regionale è ridotto e pari, nel 2010, al 12,5 per cento delle entrate correnti.
La sanità regionale è efficiente rispetto ai parametri nazionali e internazionali. La Regione, mediante le misure adottate, sia in materia di razionalizzazione e contenimento dei costi delle strutture sanitarie che di reperimento di maggiori risorse nell'ambito del bilancio, ha coperto tutti i disavanzi a suo carico fino al 2009 ed è stato accertato l'equilibrio economico per l'anno 2010.
Riguardo ai fondamentali economici, altrettanto importanti per garantire la sostenibilità del bilancio regionale, si evidenzia che il Veneto è la terza regione italiana per rilevanza economica contribuendo per il 9,3% al PIL nazionale. La ricchezza dell'economia regionale è testimoniata inoltre dal PIL pro capite, superiore del 14,3 per cento alla media italiana e del 22,3 per cento alla media dell'Unione Europea.
La salute dell'economia veneta si distingue anche nella risposta all'attuale crisi economica globale: nel 2010 il PIL Veneto è cresciuto, rispetto al 2009, del 2,2 per cento, contro una media italiana dell'1,3 per cento. Anche il tasso di disoccupazione, seppur in ovvio peggioramento in conseguenza della crisi economica, si dimostra ben al di sotto della media nazionale, essendo pari al 5,8 per cento nel 2010, rispetto alla media italiana pari all'8,4 per cento e a quella europea pari al 9,6 per cento.
Cordiali saluti.
Roberto Ciambetti, Assessore al Bilancio e agli Enti Locali
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