Monte Berico, gli orientamenti conclusivi di mons. Dal Ferro su migrazioni, nazionalismi e futuro dell’Europa
Lunedi 19 Settembre 2016 alle 12:31 | 0 commenti
Di seguito pubblichiamo gli orientamenti conclusivi a cura di monsignor Giuseppe Dal Ferro sul 49° Convegno sui problemi internazionali dell’Istituto Rezzara di Vicenza tenutosi a Monte Berico il 16/17 settembre 2016
1. Flussi migratori. L’arrivo massiccio di richiedenti asilo e di immigrati, le tragedie connesse con questo esodo, lo sviluppo improvviso e disordinato di questi flussi migratori si sovrappongono in Europa ad una recessione economica e demografica e fanno scoppiare frustrazioni latenti. La società attuale accentua le insicurezze e genera un diffuso senso di paura e di spaesamento. Il risultato porta ad una deriva disgregatrice. È difficile dimostrare con i dati che è in atto una invasione di richiedenti asilo e di immigrati.
Nei giudizi sopravanzano le paure del terrorismo e il gioco delle ideologie politiche, ed i nuovi arrivi sono rifiutati in base a puri interessi particolari. La politica comunitaria europea è ricattata dagli interessi nazionali. Le politiche statali, anziché assicurare un quadro di legalità , finiscono per favorire gli ingressi illegali per coprire le esigenze concrete, come nel caso delle badanti, salvo poi procedere a sanatorie.
Dei migranti sono più evidenti i barconi che arrivano dal Mediterraneo, carichi di drammatiche esperienze, mentre si ignora il gran numero di immigrati che arrivano in Italia dal Nord e la gran parte dei clandestini che arrivano regolarmente con visti turistici.
Gli immigrati vanno distinti dai rifugiati, che chiedono asilo e che provengono da zone di guerra. Questi ultimi hanno diritto all’accoglienza per la Convenzione internazionale di Ginevra (1951).
2. Sospetti sull’Islam
I recenti fatti di terrorismo attribuito all’Islam, sono un fattore aggravante nei confronti dei richiedenti asilo e degli immigrati, essendo in numero consistente musulmani. Sotto l’influenza di ideologie xenofobe e di una enfatizzazione generica del pericolo da parte dei media, nascono sospetti e rifiuti per l’Islam. Si calcola che la metà della popolazione europea ritenga poi che i musulmani non vogliano integrarsi nella società di accoglienza e siano una minaccia latente. Tale opinione diffusa favorisce politiche di insediamento forzato in quartieri periferici dei grandi aggregati urbani, dove il dialogo diventa impossibile e dove le discriminazioni maturano situazioni drammatiche. Si rende impossibile ogni reciprocità necessaria alla convivenza civile e ci si priva degli aspetti positivi dell’Islam, che con forza ripropone all’Occidente il problema dei valori nella vita sociale ed il tema attuale dello spazio pubblico delle religioni nella vita democratica, se si vuole superare l’indifferentismo, che sta corrodendo il tessuto sociale con dinamiche di chiusura e di autoreferenzialità .
Le legittime preoccupazioni per il terrorismo e per i possibili legami dei richiedenti asilo e degli immigrati con l’Isis, va ridimensionata con la considerazione che i terroristi noti sono prodotto europeo: nati e cresciuti in Europa, si sono radicalizzati in Europa e hanno colpito in Europa. Gli antidoti di conseguenza sono le politiche sociali, l’azione politica internazionale per il superamento dei conflitti, la solidarietà per avviare a soluzione le crisi mondiali.
3. Risvolti utili dell’immigrazione
La situazione attuale non consente la serena considerazione degli aspetti utili dell’immigrazione per l’Italia e per l’Europa. Gli immigrati producono in un Paese più ricchezza di quanta ne consumano e coprono i lavori dequalificati, che il miglioramento dei servizi moltiplica e che i nativi rifiutano.
Per limitarsi all’Italia, è noto come il saldo negativo demografico, dovuto al calo della natalità (1,39 figli per donna), trova il necessario equilibrio con l’immigrazione. Le conseguenze negative dell’invecchiamento della popolazione di un Paese sono ben note nell’analisi degli studiosi.
Il lavoro stesso richiede in Italia la presenza di un numero consistente di lavoratori esteri, per non subire un calo drastico della produttività . In questi anni è cresciuta la presenza di stranieri nelle fabbriche ed oggi crescono le stesse aziende, soprattutto nei servizi, promosse da non italiani. Se venisse meno la loro presenza lavorativa verrebbe meno in parte la produzione, con gravi ripercussioni nella società : basta pensare alle entrate necessarie per le pensioni provenienti dai lavoratori attivi.
4. Dall’accoglienza all’integrazione
Il multiculturalismo, affermatosi nel secolo scorso, è degenerato negli Stati Uniti nell’omologazione in umanesimo cosiddetto moderno. Si richiede oggi l’inclusione di tutti, il riconoscimento delle diversità e regole comuni di convivenza, eventualmente ridiscusse insieme. Ė nata la necessità del rispetto della differenza, congiunta alla ricerca di una intercultura, realizzata con un effettivo dialogo, capace di ampliare la partecipazione e la discussione civile fra gruppi ed individui in un contesto civile. La scelta alternativa è l’erezione di muri, impossibile nell’attuale situazione globale.
Le migrazioni non sono un fatto transitorio. Sono indispensabili politiche di integrazione per non consumare le energie in discussioni emotive poco concludenti sui numeri dei richiedenti ospitalità . L’integrazione è una realtà dinamica ed implica apertura alla ricerca di soluzioni, capacità di accettare i nuovi arrivati, educazione alla diversità , senza rifugiarsi in un’Europa-fortezza, incapace di evolversi e di rispondere alle nuove situazioni di vita.
Fra i dati interessanti da osservare è che nelle scuole italiane, frequentate da immigrati, sta crescendo l’integrazione e la formazione dei “nuovi italianiâ€, come lo è stato per l’Europa con “Erasmusâ€.
Il problema aperto è il tema della cittadinanza, concessa con il contagocce, necessaria per la crescita del senso di appartenenza e di partecipazione. Nelle scuole molti “nuovi italiani†restano diversi dagli altri per motivi burocratici: gli stranieri nati in Italia possono essere pienamente italiani solo a 18 anni.
5. Progetto d’Europa in crisi
Le reazioni degli Stati di fronte ai rifugiati e agli immigrati stanno riproponendo le autonomie nazionali con la costruzione di muri di divisione, che affossano settant’anni di esperienza europea di moneta unica, di libera circolazione fra gli Stati (Schengen), di pace. Robert Schuman affermava: “la pace mondiale non potrà essere salvaguardata senza sforzi creativi che siano all’altezza dei pericoli che la minaccianoâ€. Il superamento della crisi e l’arresto del declino europeo sono possibili solo se si ritrovano i valori fondativi di una identità universale, i quali legano solidarietà e progresso integrale per le persone che arrivano e per le comunità che le accolgono. Sono parimenti necessari allo scopo interventi di alleggerimento delle burocrazie decisionali, politiche finanziarie, economiche e sociali più efficienti, scelte estere condivise per una maggior presenza europea in campo internazionale a favore della pace.
L’integrazione dei nuovi arrivati si intreccia così con la questione dell’integrazione dell’Europa e i due fenomeni convergono nel dar forma al futuro. Gli immigrati e i richiedenti asilo non sono quindi una minaccia ai valori europei, ma l’occasione per un fermento nuovo d’identità più viva, universale e inclusiva. Papa Francesco non esita a dire che “la creatività , l’ingegno, la capacità di rialzarsi e di uscire dai propri limiti appartengono all’anima dell’Europaâ€. I grandi spostamenti di popolazione stanno generando formidabili incontri fra popolazioni di culture profondamente diverse. Affinché non si creino scontri di civiltà , sono indispensabili confronti, dialoghi, cammino insieme, nella ricerca comune delle regole di una nuova convivenza, come è sempre stato nella storia. Il pericolo da evitare è che ancora una volta questo incontro degeneri in un preteso processo di occidentalizzazione.
Negli ultimi settant’anni di pace, goduti dall’Europa, ci sono stati modelli culturali, “abiti del cuore†e visioni del mondo che, pur nel pluralismo delle opinioni e delle diverse ideologie, hanno tenuto assieme almeno tre generazioni di persone. Questo quadro è oggi messo in discussione per l’arrivo di nuove culture e religioni. Il nuovo problema che si pone è l’armonizzazione del rispetto della diversità con i valori tradizionali della identità dell’Europa. Punto di riferimento nella ricerca possono essere i diritti fondamentali dell’uomo e la libertà religiosa, convinti che le culture non sono identità monolitiche, ma realtà vive che si evolvono nel tempo. Si noti che quando si parla di crisi umanitaria, si può rischiare di mettere in discussione l’umanesimo europeo, smarrendo il significato ultimo della dignità della persona umana ed umiliando chi è nel bisogno o semplicemente chiede di essere trattato da essere umano.
6. Documentazione e problemi
* E’ una invasione?
a) All’inizio del 2016 in Italia gli immigrati sono 5.026.153, nel Nord Est 700.000, nel Veneto 500.000. In Italia la gran parte è arrivata da Romania, Albania, Marocco, Cina, Ucraina, Filippine. Nel 2015 la popolazione straniera è aumentata di 12 mila unità ; sono stati registrati 250 mila esteri e 72 mila nati da entrambi i genitori stranieri; per la prima volta la popolazione è diminuita di 150 mila. Nei prossimi 50 anni si prevede una dinamica demografica in Italia negativa per 11,5 milioni e quella migratoria con l’estero attiva per 12 milioni.
Nei 28 Paesi europei i nati all’estero sono il 12% (USA il 14%). Le percentuali vanno dal 15% al 18% in Svezia, Germania, Norvegia, Austria; dal 10% al 13% in Spagna, Croazia, Francia, Inghilterra; l’Italia ha il 9,8%, la Polonia l’1,6%.
b) Più incerti sono i flussi attuali a causa dei rifugiati: finora nel 2016 sono giunti in Italia via mare 107.089 (si aggiungano ai 153.842 del 2015; ai 170.000 del 2014). In 30 mesi sono 431.031.
Degli arrivati 145.900 sono ospiti del sistema nazionale di accoglienza. Sono stati spesi quest’anno 3.3 miliardi di euro, il doppio degli anni precedenti.
L’86% dei rifugiati viene accolto nei Paesi del Terzo mondo. L’Unione europea ne accoglie meno del 10%. Ad accoglierli sono: Libano 183‰, Giordania 87‰, Turchia 32‰; in Europa: Malta 23‰, Svezia 17‰, Italia 3‰.
I flussi in continuo sviluppo dei richiedenti asilo politico rendono incerto il futuro. Essi aprono uno scenario che non può essere risolto solo dall’Italia, per le sue implicanze internazionali ed europee.
* L’immigrazione è dannosa per l’Italia?
a) Fra i Paesi europei l’Italia è il Paese nel quale nascono meno bambini (1,39 per donna nel 2013) e l’età della donna per il primo figlio è 30 anni. C’è il crollo della natalità nel Sud. Nascono ora di più nel Nord per l’immigrazione (da straniere: Nord 28%, Centro 23%, Sud 8%).
b) C’è una continua crescita delle imprese a gestione immigrata: 71 mila (2011-2014) più 26 mila (2015) per un totale di quasi 100 mila unità . Le aziende degli immigrati cancellate sono solo l’11,6%. Sono imprese prevalentemente di servizio e di commercio. In Italia la popolazione attiva sul totale residenti è del 64%; gli stranieri rispetto ai residenti stranieri del 78%. Degli italiani rispetto ai residenti il 17% non supera i 18 anni ed il 43% supera i 50; tra gli stranieri il 22% fino ai 18 anni ed il 17% oltre i 50.
c) Da una ricerca dell’Istituto Rezzara del 2016 risulta che gli immigrati sono considerati:
- utili all’economia italiana: giovani 70,4%, adulti 82,1%
- sottraggono lavoro: giovani 40,6%, adulti 32%
- fanno aumentare la criminalità : giovani 58%, adulti 68,5%.
d) C’è una sfasatura fra realtà e percezione di essa. Secondo recenti sondaggi, la percezione media degli italiani è della presenza del:
- 30% di immigrati (sono l’8%);
- 20% di musulmani (sono il 2.5%).
* I musulmani sono un pericolo?
a) Nei Paesi europei la metà della popolazione crede che i musulmani non vogliano integrarsi. Ciò porta a insediamenti nei quartieri periferici.
b) In una ricerca dell’Istituto Rezzara del 2016, limitato è il numero che li ritiene:
- pericolo per la cultura: giovani 28,9%, adulti 37,9%
- pericolo per la religione: giovani 17,2%, adulti 35,1%.
c) Il pericolo dell’Isis crea sospetti e rifiuti generalizzati. I terroristi crescono e si radicalizzano in Europa. Emarginare i musulmani come tali è far crescere il terrorismo. Le cause di esso sono sociali e risalgono ad ambiguità dei rapporti politici ed economici (vendita armi).
d) I musulmani possono essere utili in quanto pongono il problema dei valori e dello spazio pubblico delle religioni.
* Come salvare l’Europa?
a) L’Europa, nata dopo la seconda guerra mondiale, caratterizzata dalla riconciliazione e dalla pace, sembra ora franare con il fatto migratorio: i muri si contrappongono a Schengen, alla moneta unica, alle istituzioni comunitarie. Oggi l’Europa si trova ad un bivio: o continuare l’esperienza di 70 anni di pace o ritornare alla chiusura e alla conflittualità antica, negando i valori europei.
b) Viene meno lo “spirito umanistico†che l’Europa ama e difende da sempre. La prevenzione dei flussi delle masse in movimento diventa gestibile solo con una cooperazione europea, anzi globale. Per difendere lo “spirito umanistico†sono controproducenti le chiusure.
* I “nuovi italianiâ€
a) Mentre soffriamo di paure e di insicurezze, non poniamo attenzione ai “nuovi italianiâ€, che nascono dalle scuole. La presenza scolastica degli immigrati continua ad aumentare. Nel 2014 la quota dei nati stranieri ha superato, nel Veneto, un quinto dei nati totali (21,4%), nel Nord Est sono il 20%, in Italia il 14,8%. Sono integrati. Sono il nuovo “Erasmusâ€. Le difficoltà nascono dai genitori.
b) Questi “nuovi italiani†sono riconosciuti come cittadini? Solo a 18 anni. Le cittadinanze concesse nel 2012 sono state 65.393, nel 2015 178.035 (nel Veneto nel 2012 8.346 e nel 2015 25.802). Il numero complessivo degli italiani di origine straniera, che hanno ricevuto la cittadinanza, è di un milione e 150 mila.
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