Monicchia replica alla Donazzan
Venerdi 20 Novembre 2009 alle 16:25 | 0 commenti
Prof. Roberto Monicchia (ITI Rossi)
Come primo firmatario della lettera aperta all'assessore Donazzan, chiedo ancora un po' di spazio per replicare a quanto dichiarato in merito dall'assessore. Se l'on. Donazzan si fosse fermata al "chi se ne frega" o al "vecchi professori che non hanno mai messo fuori il naso da casa loro", ai "ridicoli", ai "livorosi" (cito dal "Corriere Veneto" di oggi), avrei volentieri lasciato correre, poiché penso che la cortesia sia una bella qualità , ma - come il coraggio di Don Abbondio - se uno non ce l'ha non se la può dare.
Siccome però l'assessore va oltre il non interesse, tacciando i firmatari di "pregiudizi" e "retaggi ideologici", ed entrando poi nel merito di alcuni punti, allora non posso tacere. Nella nostra lettera, a differenza dell'opuscolo (cfr., oltre ai punti citati citati nella lettera aperta, p. 37: "la falsa soluzione della multiculturalità "), non vi sono affermazioni di principio o dichiarazioni politiche, bensì giudizi sulla validità didattica e la fondatezza storiografica dell'opuscolo stesso. Penso che queste valutazioni - a loro volta ovviamente opinabili - rientrino nelle nostre competenze sia in quanto esperti della materia, sia come insegnanti, che hanno la responsabilità del materiale che propongono ai propri studenti.
Quanto alla croce celtica, la lettera aperta non nega affatto che essa sia in origine un simbolo dell'Irlanda (mi pare tautologico, se no perché si chiamerebbe celtica?), contesta invece l'omissione dell'uso che di quel simbolo è stato fatto non in Irlanda ma in Italia, non nel Medioevo ma negli anni '70 del ‘900, da organizzazioni - segnatamente Ordine Nuovo - che si sono rese protagoniste di atti di violenza, compresi attentati dinamitardi che hanno causato morti e feriti. Poiché si parlava di Europa, nazioni, e Novecento, l'omissione mi sembra grave.
Il "Giornale di Vicenza" riporta un'altra dichiarazione dell'assessore: "Mentre io faccio politica e mi assumo la responsabilità delle mie scelte, la scuola non dovrebbe fare politica". Mi pare una conferma, quasi una rivendicazione, del carattere politico-ideologico e non storico-culturale dell'opuscolo in questione, come appunto rilevava la lettera aperta. La voglio prendere in parola, onorevole Donazzan: promuova qualsivoglia iniziativa politica ritiene opportuna, ma eviti di diffonderla usando denaro pubblico e attraverso la scuola, lasciando a coloro che vi operano il diritto e il dovere di insegnare, con gli strumenti e le competenze che richiede, la storia.
Grazie per l'ospitalitÃ
Vicenza, 19.11.09
Roberto Monicchia
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