Mister Ellero e mister Obama
Mercoledi 7 Novembre 2012 alle 20:34 | 5 commenti
In rete ancora circolano i video in cui Renato Ellero parlava della campagna per le presidenziali Usa di quattro anni fa. Nei quali esprimeva un apprezzamento di massima per Barak Obama salvo poi mettere le mani avanti circa «la necessità di mettere in riga i signori della finanza, in primis anglosassone, che ha scatenato la crisi». Nel frattempo ne è passata di acqua sotto i ponti ed Ellero entra ancora nel vivo del dibattito, triangolando «gli eventi d'oltreoceano» con quelli di casa nostra (qui l'altra intervista a Luigi D'Agrò, ndr)
Professore quale è il primo pensiero che le viene in mente a poche ore dalla seconda affermazione del democratico Obama?
«Mi viene in mente l'Italia».Â
In che senso?
«Che vincesse l'uno o l'altro nulla sarebbe cambiato per noi perché nulla contiamo. Piò o meno le cose che dico io, anche se con più garbo le hanno dette il leader dell'Udc Pier Casini e l'ex guardasigilli del Pdl Angelino Alfano. Capita raramente di essere d'accordo con loro».
Ma Monti non doveva essere l'uomo del rinnovato prestigio internazionale?
«Scusi sa, ma ha sentito qualcosa quando di recente il candidato repubblicano Mitt Romney, sulle cui qualità e capacità mi viene da ridere, ci ha sputtanati a livello globale accostandoci alla Grecia? Dov'era il premier Monti?».
In realtà lei la cosa l'ha segnalata sul suo blog in una lettera aperta al capo dell'esecutivo. Ma non ha usato toni troppo accesi? Grandi giornali come Corsera o Repubblica ospitano corsivi di tenore opposto. Lei che dice?
«Toni accesi un corno. E aggiungo che le stesse cose le ho dette di recente anche in tv a Canale Italia. Non c'è stato un solo ascoltatore che mi abbia dato torto. Ad ogni modo uno può scrivere anche sul New York Times che la terra è quadrata. Ma nonostante il blasone della testata la cosa rimane una idiozia, mi scusi. E aggiungo un'altra chicca. Sul Corsera, da columnist, Monti diceva una cosa. Ora da premier fa il contrario».
Sì, però il punto è il risultato americano. Che è successo negli States?
«Hanno votato il meno peggio. Ad un turista dei paradisi fiscali hanno preferito un avversario rodato che nonostante tutto conserva un barlume di pudore».
Pudore per che cosa?
«Per una situazione in cui la politica sembra stare o sembra voler stare al palo. E mi spiego. Tranne i Madoff di turno negli Usa i superbanchieri che hanno determinato la catastrofe finanziaria mondiale sono ancora lì. Guardi l'attuale ministro del tesoro americano Tim Geithner. Il signorino che cosa ha fatto quando era a capo della Federal Reserve newyorkese? E che diavolo ha controllato quando era a capo dell'agenzia per il controllo dei tassi d'interesse, il Fomc?».
Questa è una dura critica ad Obama o no?
«Ovviamente sì. Non si capisce perché negli Usa il timone della politica economica debba sempre essere in mano a qualche discepolo di Goldman Sachs ed affini. Questo indipendentemente dal fatto che governino repubblicani o democratici. Fermarci a dire è più bravo Tizio o è più bravo Caio, senza soffermarsi sulle storture, anzi sul marciume, dell'intero sistema è da sciocchi. Purtroppo Obama in questi quattro anni non solo non ha mantenuto la promessa di tagliare le unghie a lobby, corporation e industria finanziaria, ma ha di fatto preservato il potere di lor signori permettendo alla Fed e alla fiscalità generale un pompaggio impensabile di dollari che nelle tasche della gente comune certo non è finito. Di più, le grandi banche che indirettamente mister Barak ha favorito, hanno pure sostenuto Romney. Simpatico no? E ancora, il debito Usa ormai, lo dice pure il Corriere di oggi, veleggia verso quota 90-95%».
E adesso?
«E adesso Obama ha a disposizione quello che i politologi americani chiamano il quadriennio d'oro. Siccome per legge costituzionale il presidente non può ambire a un terzo mandato di fila, teoricamente potrebbe veramente passare e pensare alla storia. Ovvero al redde rationem. Ma il sistema glielo permetterà ? Obama ne avrà la volontà o la forza? Io non ci metto la mano sul fuoco. Se effettivamente Obama vuol fare la storia e rompere i vari lacciuoli di stampo lobbistico che gli legano le mani, dovrebbe cambiare istantaneamente il segretario al tesoro Geithner e il segretario di Stato Hillary Clinton».
Non le sembra di essere un po' Beppe Grillo?
«Sì, ma le parolacce non le dico in pubblico».
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