Ministro Dario Franceschini a Vicenza, le parole di Bonomo
Lunedi 22 Febbraio 2016 alle 16:48 | 0 commenti
Di seguito pubblichiamo l’intervento del presidente di Confartigianato Vicenza, Agostino Bonomo, in occasione dell’incontro odierno con il Ministro Dario Franceschini
Egregio Signor Ministro, siamo particolarmente lieti di averla ospite oggi nella nostra sala, lo esprimo a nome mio e dei colleghi imprenditori di tutte le Categorie oggi rappresentate, perché il tema della cultura è ben presente anche nelle tante attività che promuoviamo come Confartigianato Vicenza.
Settant’anni di storia associativa, i nostri oltre 20.000 soci, ci hanno infatti insegnato a coniugare il nostro compito di rappresentanza del mondo delle piccole imprese con un dovere altrettanto importante: quello dell’attenzione alla realtà che ci circonda, in tutti i suoi aspetti. Nel nostro territorio, infatti, il tessuto delle aziende è così diffuso e capillare da intrecciarsi strettamente con il contesto sociale, con le persone di ogni età , con la famiglia, con la scuola, con le espressioni del volontariato, con le istituzioni. E se sappiamo che lo sviluppo economico è alla base del benessere, altrettanto bene sappiamo che non c’è sviluppo senza cultura. Anzi, che la cultura è essa stessa motore di sviluppo.
A tale proposito, signor ministro, le segnalo volentieri che da tempo Confartigianato Vicenza promuove una Scuola di Politica ed Economia che si prefigge il compito di preparare i nostri giovani imprenditori a diventare soggetti attivi non solo all’interno della nostra organizzazione, ma anche a livello pubblico, magari come futuri amministratori. Ebbene: l’attuale biennio formativo della Scuola è dedicato proprio al tema della Bellezza come “identità competitiva dell’Italiaâ€, e cioè al tema di quelle “eccellenze†– intese come insieme di ambiente, arte, prodotti e territorio - che dobbiamo riscoprire e sapere prmuovere nello scenario globale.
Ma poco distante da qui, nella città di Thiene, abbiamo l’onore e l’onere di mantenere attiva anche un’altra iniziativa che incide direttamente, concretamente, nel campo dei beni culturali: è il Centro Europeo per i Mestieri del Patrimonio, una vera e propria scuola internazionale per la formazione e l’aggiornamento professionale di chi opera nel settore della conservazione: la sede dei corsi, che si tengono nei suggestivi spazi di Villa Fabris, è meta non solo di nostri restauratori, ma di colleghi artigiani che giungono da tutto il mondo a specializzarsi qui, grazie alla presenza di illustri docenti.
Infine, Confartigianato Vicenza da oltre vent’anni sostiene il Festival Maschera d’Oro organizzato dalla Federazione Italiana Teatro Amatori, unanimemente riconosciuto come la più importante manifestazione del genere in Italia. Il nostro apporto trova il suo momento più significativo nel Premio Faber Teatro, che consente alla compagnia vincitrice di ogni edizione del Festival di potersi esibire nella magnifica cornice palladiana del Teatro Olimpico, riconoscendo in tal modo la qualità artistica oggi espressa anche dai non professionisti della scena.
Non cito a caso questa rassegna, signor ministro, perché essa vede tra i suoi prestigiosi patrocinatori anche il suo Dicastero, oltre alle amministrazioni regionale, provinciale e comunale. Eppure, nonostante questo, l’edizione attualmente in corso ha rischiato fortemente di non prendere il via, stante la progressiva riduzione di ogni sostegno pubblico. Aver contribuito a salvaguardarne l’esistenza è per noi motivo di orgoglio civico, ma ci fa riflettere: ridurre la spesa, specie gli sprechi, è doveroso, però serve attenzione al “dove†tagliare, altrimenti si rischia di azzerare anche realtà di indubbio e riconosciuto valore culturale e morale.
Signor ministro,quello che ci circonda e che ci appartiene parla non solo a noi, ma al mondo intero. L’Italia è il Paese più bello del mondo, ma fa troppo poco per competere nel mondo attraverso la sua bellezza.
E qui dovremmo aprire il ben noto e triste capitolo del nostro autolesionismo in materia: il capitolo dei musei pubblici che non funzionano come dovrebbero, dei siti archeologici che chiudono i cancelli in faccia ai visitatori, delle biblioteche che faticano a tirare avanti, di una burocrazia che mette ostacoli ovunque, anche al più volenteroso mecenate.
Sappiamo che la sua agenda è piena di temi come questi, e apprezziamo iniziative come l’Art Bonus che lei oggi illustra ai nostri imprenditori: è encomiabile e provvidenziale l’idea di poter rendere i privati partecipi del bene comune, concedendo loro agevolazioni fiscali se investono in cultura, ma lo Stato deve comunque fare di più e meglio. Operando cioè secondo la logica del “buon padre di famiglia†che, forte della visione complessiva delle cose, sa quali sono le priorità nelle quali impegnare le risorse comuni, ed è conscio del fatto che una pinacoteca pubblica è importante tanto quanto un ospedale, ma in prospettiva può rendere di più, per esempio in termini di attrazione turistica, e magari proprio da lì ricavando fondi anche per gli ospedali.
Sono argomenti, questi, che ci porterebbero molto lontano rispetto ai temi di questo nostro incontro odierno. Però - avendola qui con noi in rappresentanza di un Governo che, come ama ricordare il Presidente Renzi, “vuole rimettere in moto l’Italia†– mi permetta di ricordarle, signor ministro, che il cammino della ripresa è ancora lungo e pieno di ostacoli.
Non ci nascondiamo che alcuni provvedimenti varati di recente vanno nella giusta direzione, vedi quelli sul Lavoro, ma altrettanto bene sappiamo che il nostro sistema-Paese sconta alcuni mali storici che danneggiano, in primo luogo, proprio chi vuole intraprendere, chi vuole creare sviluppo e occupazione, chi vuole competere ad armi pari sui mercati internazionali.
Quello della burocrazia asfissiante, ad esempio, è un giogo pesantissimo, assurdo, che costa tempo e denaro; la tassazione resta a livelli record, e va rivista dalle fondamenta, a partire dagli studi di settore; il credito alle imprese è in continua diminuzione, anche perché ora le banche stanno pensando a salvare se stesse; le infrastrutture, da quelle viabilistiche a quelle informatiche, scontano lentezze esasperanti. E, a proposito di lentezze, i tempi della giustizia italiana non hanno paragoni, così come certe sentenze.
È un elenco negativo, questo, che potrebbe continuare a lungo. Ma che, anche fermandoci a questi capitoli, è in grado di spiegare quanti sforzi le nostre aziende stiano affrontando, trovandosi a operare in un ambiente che spesso resta a loro ostile; nel contempo, possiamo intuire quale slancio ulteriore esse riceverebbero se trovassero un terreno migliore per le loro attività , sia nello scenario locale che nella sfida di quello globale. Dal punto di vista economico, la nostra è la terza provincia italiana per volume di esportazioni: ma lo è grazie alla tenacia dei nostri imprenditori, non certo per merito di chi dovrebbe assecondarne lo spirito d’iniziativa. Invece, qui si continua a pretendere timbri su timbri mentre intanto, dalle stesse nostre frontiere, entra ogni genere di merce contraffatta.
Concludo dicendo che in fondo, signor ministro, il discorso che riguarda il suo Dicastero è analogo.
Infatti, secondo una recente ricerca della Fondazione Symbola, la “filiera della cultura†in Italia produce 84 miliardi di ricchezza, che ne mettono in moto altri 143 nel resto dell’economia. Sono numeri importanti, ma che potrebbero aumentare ulteriormente se il nostro sistema-Paese si decidesse a investire ancora di più in quella direzione.
Fino a poco tempo fa, si diceva che “la cultura è il nostro petrolioâ€. Oggi vediamo che il petrolio vale molto meno, mentre resta intatto il potenziale dei nostri beni culturali, che non solo dobbiamo mantenere intatti per le generazioni future, ma dobbiamo anche saper valorizzare al meglio: ne guadagnerà il patrimonio, ne guadagnerà l’Italia intera. Grazie.
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