Migranti: Commissione UE propone l'obbligo di ricollocazione solo per situazioni di crisi grave. Deferite a Corte Giustizia Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia
Giovedi 7 Dicembre 2017 alle 20:25 | 0 commenti
La Commissione europea cerca di trovare una soluzione al contrasto tra gli Stati Ue sul rispetto degli obblighi di ricollocazione dei rifugiati. In particolare sono tre Stati a non volerli rispettare: Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria, che sono stati deferiti* alla Corte di giustizia Ue per inadempimento dei loro obblighi giuridici in materia di ricollocazione dei rifugiati. Non solo, le discussioni per riformare il sistema europeo comune di asilo vanno a rilento, cui l'esecutivo Juncker vuole sbloccare il dibattito con un approccio diverso per bilanciare solidarieta' e responsabilita'.
Un passo avanti, ha indicato oggi la Commissione, verso la riforma del sistema Dublino "potrebbe essere l'obbligo di ricollocazione solo per le situazioni di crisi grave, mentre per le situazioni meno problematiche la ricollocazione si fonderebbe su impegni volontari degli Stati membri".
Secondo gli ultimi dati, indica la Commissione, la situazione migranti "si e' stabilizzata": nel 2017 gli arrivi irregolari nella Ue sono calati del 63%. Tuttavia "la tendenza per i prossimi anni e fattori quali i cambiamenti climatici, la situazione relativa alla sicurezza e l'andamento demografico della Ue e dell'area vicina indicano che l'immigrazione rimarra' una sfida per decenni"
Per assistere gli Stati membri per la protezione delle frontiere esterne, la Uedeve rendere pienamente operativa la nuova Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. Gli Stati devono garantire, entro marzo 2018, che tutti i mezzi e il personale necessario per la riserva di reazione rapida dell'Agenzia siano pronti per essere dispiegati. Inoltre, questa la richiesta ai governi, la Ue deve tenersi pronta a mobilitare risorse supplementari per lo strumento europeo per i rifugiati in Turchia, rafforzare il partenariato strategico con l'Unione africana e i suoi Stati membri, realizzare la prima ondata di progetti nel quadro del piano europeo per gli investimenti esterni e ricostituire la finestra per l'Africa settentrionale del Fondo fiduciario Ue. Entro maggio 2019 dovranno anche reinsediare altri 50 mila rifugiati vulnerabili. Nello stesso tempo devono assicurareil rimpatrio e la riammissione rapidi di chi non ha diritto di restare nella Ue.
*Migranti: Ue deferisce a Corte Giustizia Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia
La Commissione europea ha deferito alla Corte di giustizia Ue la Repubblica ceca, l'Ungheria e la Polonia per inadempimento dei loro obblighi giuridici in materia di ricollocazione dei rifugiati. Nonostante la conferma della validita' del meccanismo di ricollocazione espressa dalla Corte di giustizia dell'UE nella sua sentenza del 6 settembre, la Repubblica ceca, l'Ungheria e la Polonia continuano a violare i loro obblighi giuridici. Le risposte ricevute non sono state considerate soddisfacenti e i tre Stati membri non hanno fornito alcuna indicazione da cui risulti che contribuiranno all'attuazione del meccanismo di ricollocazione di emergenza.
Nonostante la conferma della validita' del meccanismo di ricollocazione espressa dalla Corte di giustizia Ue nella sua sentenza del 6 settembre, la Repubblica ceca, l'Ungheria e la Polonia continuano a violare i loro obblighi giuridici
Il Consiglio Ue aveva deciso di obbligare gli Stati a offrire posti disponibili per la ricollocazione dei rifugiati ogni tre mesi. L'Ungheria non ha preso alcuna misura, la Polonia non ha offerto alcun posto da dicembre 2015, la Repubblica Ceca non procede a ricollocazioni da agosto 2016. Gli impegni sono relative alle persone che hanno bisogno di protezione internazionale provenienti da Italia e Grecia. Finora sono state ricollocate nella Ue 32 mila persone (provenienti sempre da Italia e Grecia)
Sempre oggi la Commissione europea ha portatoavanti la procedura di infrazione nei confronti dell'Ungheria per quanto concerne la legislazione in materia di asilo inviando un 'parere motivato'. A seguito di una serie di scambi a livello politico e tecnico con le autorita' ungheresi e delle preoccupazioni per le modifiche alla normativa ungherese in materia di asilo, a maggio Bruxelles aveva inviato a Budapest una lettera complementare di costituzione in mora. Dopo aver analizzato la risposta fornita dalle autorita' ungheresi e alla luce della nuova legislazione adottata in ottobre dal parlamento ungherese, la Commissione non perseguira' piu' quattro delle undici questioni individuate nella lettera complementare di costituzione in mora. La risposta fornita dalle autorita' ungheresi e' risultata tuttavia insoddisfacente in quanto non affrontava la maggior parte dei punti sollevati: la Commissione ritiene tuttora che la legislazione ungherese non sia conforme al diritto Ue sulle procedure di asilo, sul rimpatrio, sulle condizioni di accoglienza e a numerose disposizioni della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.
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