Opinioni | Categorie: Politica

Microaree? No, micropolitica

Di Luca Matteazzi Mercoledi 14 Ottobre 2009 alle 18:43 | 0 commenti

Su facebook è sorto un gruppo per la chiusura dei campi nomadi a VicenzaSiamo sinceri: nessuno li vuole. Quando va bene, gli zingari danno fastidio. Quando va male, sono additati come ladri, truffatori e rapitori di bambini. È così da secoli, e certi pregiudizi sono duri a morire. Soprattutto se la cronaca fornisce spesso buone argomentazioni a favore: sarebbe stupido negare che tra i cosiddetti nomadi -bisognerebbe aprire un altro discorso sul perché li si continui a chiamare così, quando la maggior parte di loro sono a tutti gli effetti italiani e vicentini, e il massimo del nomadismo che conoscono è quello tra le sagre della regione o tra i rivenditori di ferro vecchio - c'è una percentuale più alta della media di persone che hanno avuto un qualche tipo di problema con la giustizia. Così come sarebbe stupido chiudere gli occhi di fronte alle condizioni invivibili dei campi di via Cricoli e viale Diaz.
Insomma, che la situazione dei nomadi di Vicenza sia una questione da affrontare è sotto gli occhi di tutti. Il problema è, ovviamente, il come. Nel Pat il Comune ha abbozzato una prospettiva per il futuro. Basta con i campi in cui vivono centinaia di persone, spesso da separati in casa, come accade in viale Cricoli: via libera, invece, a microaree destinate a famiglie o gruppi omogenei (cosa che, tra l'altro, esiste già anche nella nostra città, a quanto pare con buoni risultati). In tutto una manciata di righe, sufficienti però a innescare la battaglia politica, con il centrodestra pronto alle barricate e ad eventuali referendum contro nuovi campi. E una parte del Pd in fibrillazione, preoccupato di fronte all'agitazione dei cittadini (ma provare a non seguire la pancia della gente, almeno qualche volta, proprio no eh?)


Niente di nuovo, non fosse per alcune precisazioni del sindaco Variati. Che ha parlato di legare i progetti di integrazione a criteri quali il reddito e il lavoro. "È evidente - ha affermato - che ai nuclei serve un reddito, onesto e dichiarato, quindi un lavoro. Solo i nuclei che attestano di avere un lavoro e un reddito potranno quindi accedere alle fasi successive in questo percorso verso l'integrazione anche residenziale. Ci vuole certamente rispetto per le minoranze, ma ci vuole altrettanto rispetto delle regole della nostra comunità da parte dei nostri concittadini nomadi". Sulla carta il ragionamento non fa una piega, ma tradurlo in provvedimenti concreti potrebbe nascondere più di qualche insidia. Come si fa, infatti, ad agganciare la residenza al lavoro? E soprattutto, come si fa a stabilire un criterio del genere solo per i rom e sinti? Se chi non ha reddito non può restare a Vicenza, cosa facciamo di fronte alle famiglie vicentine che in questo periodo stanno perdendo il lavoro e non sanno dove sbattere la testa? E dove lo mandiamo chi non può stare a Vicenza? Lo spostiamo a Monticello, o ad Altavilla, in base al principio che occhio non vede, cuore (ma sarebbe meglio dire elettorato) non duole?
La sensazione è che ancora una volta, sulle tematiche della sicurezza, la politica si accontenti di inseguire la via più facile ed elettoralmente remunerativa. Non a caso le parole del sindaco non si scostano molto da quelle del consigliere regionale del Carroccio Roberto Ciambetti, secondo cui l'accesso ai campi nomadi dovrebbe essere consentito solo a chi paga le tasse. "L'essere sinti o rom - ha aggiunto Ciambetti - non può essere un passaporto per l'impunità. I nomadi come tutti quanti sono soggetti a precisi obblighi: rispettare le leggi, pagare le tasse, mandare i figli a scuola, vivere in condizioni igienico sanitarie decenti, non essere conniventi né fiancheggiare o proteggere delinquenti, è il minimo che dobbiamo chiedere a queste comunità". Anche qui, parole di semplice buon senso. Ma il buon senso deve valere per tutti o non valere per nessuno. Per i sinti e i rom come per i tanti imprenditori che, come mostrano le cronache di questi giorni, le tasse fanno volentieri a meno di pagarle. Per quanto sporchi, brutti e cattivi possano essere i "nomadi", non si possono creare norme ad hoc solo per loro.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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